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#pdv_Quando la fotografia diventa libro…di Andrea Izzotti

Il punto di vista – #PdV
Quando la fotografia diventa libro
Assistere a un evento speciale può far scattare nella mente del fotografo il desiderio di raccontare quell’episodio, di condividere la meraviglia con più persone. Ma anche di fissare quel momento sulle pagine di un libro … per sempre. Abbiamo chiesto ad Andrea Izzotti di raccontarci proprio quel particolare momento in cui il fotografo…diventa autore e divulgatore,  perchè la sua esperienza (ormai consolidata) possa essere da esempio per tutti noi.

Il 26 agosto di quest’anno mi trovavo a bordo dell’imbarcazione Sagittario di Liguria Whale Watching per una escursione di avvistamento cetacei nel santuario Pelagos, un’area per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo.

Poco dopo l’uscita dal porto di Genova è stato visto uno spruzzo a circa quattro miglia al largo. Ci siamo diretti sul punto pensando ad una balenottera comune (animale presente in zona e con un soffio piuttosto alto e quindi visibile da lontano). Con enorme sorpresa abbiamo verificato che si trattava di due megattere, una madre adulta e un esemplare più piccolo, verosimilmente il cucciolo.

L’eccezionalità dell’evento ci ha portato a seguire gli animali, nel rispetto delle regole di Pelagos, sino all’arrivo dei ricercatori di Menkab, immediatamente avvertiti dello straordinario incontro.
Gli avvistamenti di megattere nel mediterraneo sono rarissimi e pochissimi quelli documentati fotograficamente.

pdv_Izotti_1_02Le megattere hanno offerto un comportamento tipico di questa specie, a me ben noto per averle più volte osservate in giro per il mondo, esibendosi, specialmente il piccolo, in una serie di salti che è stato possibile riprendere.

L’immagine della coda della madre è stata poi inviata per la foto identificazione ai ricercatori di Menkab associazione che lavora a sostegno delle attività di ricerca scientifica e di educazione ambientale dedicate al Mar Mediterraneo. I ricercatori hanno circoscritto l’area di indagine alle specie osservate in Oceano Atlantico (per la colorazione bianca delle pinne pettorali) e l’identificazione ha dato un esito positivo e ugualmente sorprendente: l’esemplare era conosciuto e la precedente foto risaliva al 1984 a Santo Domingo. Sono quindi passati 36 anni e la megattera è stata nuovamente avvistata.

E’ quindi evidente l’importanza del lavoro dei ricercatori e la continua opera di catalogazione di questa specie che dalla fine degli anni ’60 sta fortunatamente iniziando a ricrescere attestandosi intorno a 80.000 esemplari. Il dibattito scientifico si è aperto su questo incontro veramente inusuale del quale ho avuto l’enorme fortuna di essere testimone.

Al riguardo ho avuto conferma che il percorso che sto seguendo in questi ultimi anni non può che portare al coinvolgimento di chi guarda le mie immagini, non solo nell’aspetto puramente compositivo e tecnico, ma anche e soprattutto alla tematica della divulgazione. Mi rendo sempre più conto che la mera proibizione non può essere la soluzione.

Irrogare pene severissime per la distruzione di specie minacciate non fermerà gli autori di queste azioni. E’ necessario un cambio di mentalità che non potrà che coinvolgere le generazioni future. E così quando, come tutti i fotografi naturalisti, ho piacere nel mostrare le mie foto a persone meno esperte della materia, mi sforzo di cogliere le sfumature che più possano far scattare nei grandi e nei più piccoli l’amore per la conservazione e il rispetto per gli abitanti della natura. Così tento di trasmettere la voglia di osservare gli animali liberi ed avvicinarsi in maniera consapevole al mondo naturale.

Immaginiamo con la fantasia che le megattere siano finite nel Mediterraneo solo per un mero calcolo probabilistico: la popolazione di megattere sta aumentando e così è stato possibile che una coppia di esemplari siano entrate, magari per errore, nello stretto di Gibilterra, per poi, magari riuscire a fare ritorno in Oceano Atlantico. La mia fortuna sarebbe quindi figlia di un aumento del numero di esemplari e quindi l’equazione è semplicissima: più esemplari, maggiori possibilità di avvistamento.

pdv_Izotti_1_06Ero stato testimone dell’avvistamento delle orche nel porto di Genova, dove, a dicembre 2019 avevano trascorso ben 17 giorni per una veglia funebre a seguito del decesso di un cucciolo della loro specie. Lì sulla massicciata di fronte al porto avevo incontrato appassionati e fotografi, che erano venuti da altre zone di Italia e avevo capito quanta bellezza possa infondere l’emozione di un incontro unico.

Ugualmente quando sono sulla barca di avvistamento cetacei di Liguria Whale Watching mi piace osservare le reazioni emozionate di chi, per la prima volta, vede saltare un delfino vicino alla barca, o, di chi – più fortunato – ascolta il respiro del capodoglio, dello zifio o della balenottera comune.

Non si tratta quindi solo di fotografare per avere lo scatto vincente, quanto piuttosto di assorbire quei momenti che gli animali ci stanno regalando e provare a restituirli a chi non era lì con noi, perché venga voglia anche a lui di avvicinarsi al mare per provare la stessa esperienza.

Questo percorso mi ha portato a scrivere il mio primo libro “Racconti dal blu e altri colori”, tentando di descrivere a parole le emozioni della fotografia nei miei viaggi, senza utilizzare immagini. Molti sono rimasti spiazzati nel non vedere un libro di fotografia corredato da fotografie, ma altri mi hanno detto che non c’era bisogno di far vedere le foto, era sufficiente il racconto.
La vicenda delle orche mi ha invece ispirato una storia, protagonista la madre del piccolo. In “Zena, storia di un orca”, ho provato a portare il lettore in acqua insieme alle orche e anche in questo caso non ho utilizzato mie fotografie, ma illustrazioni di un artista messicano, Francisco Caamaño.

Alla luce del percorso di cui ho parlato ho fatto recentemente partire una collana “nati per essere liberi” di libri fotografici, quasi dei quaderni di foto con sola didascalia e una breve pagina introduttiva, a costo contenuto per proseguire proprio in questa percorso di divulgazione.

Le ultime tre pagine di questi quaderni sono bianche. Mi piace immaginare che chi li acquista li possa completare, con proprie immagini o con propri pensieri, creando così un libro unico per ogni copia.

A tutti i fotografi, certo, fa piacere l’elogio, la pubblicazione, l’apprezzamento sui social, ma guardando le immagini che vengono pubblicate sui social media noto che la motivazione principale sia proprio quella di “far vedere” l’animale e la natura. Non è ovviamente un discorso che riguarda tutti, ci sono le eccezioni, come in tutte le cose, ma la grande maggioranza dei fotografi naturalisti mostra le proprie foto anche per divulgare.

pdv_Izotti_1_08Io del resto, che sono un fotografo autodidatta, ho imparato tantissimo osservando gli scatti degli altri e continuo a studiarli e a trarre ispirazione.

Chissà, magari nei prossimi anni sarà nuovamente possibile vedere le megattere nel Mar Mediterraneo, per me è già bellissimo vedere papà e mamma umani che portano i propri figli “a vedere le balene”.

Ci vorranno magari due o tre generazioni ma mi auguro con tutto il cuore che quelle successive possano guardare al passato non solo vergognandosi per le nostre condotte, quanto piuttosto per ricordare il periodo del cambiamento del rapporto tra l’uomo, la natura e gli animali.

Andrea Izzotti, Genova

 


Andrea Izzotti
Izzotti_squareun libero professionista e fotografo. Cacciatore di emozioni, appassionato di viaggi e natura ha visitato alcuni tra i luoghi più remoti del pianeta. Le sue fotografie sono state pubblicate su libri e riviste e ha esposto in Italia e all’estero. Tra i premi da lui vinti il National Geographic Italia 2011 e Asferico Photocontest 2019.

Pubblicazioni:

Zena, storia di un’orca
Racconti dal blu e altri colori
Nati per essere liberi (libri fotografici con uscite settimanali)
Delfini, zifi e orche
Balene, megattere e balenottere
Squali, predatori incompresi
Capodogli, placidi e maestosi

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