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#PdV – La fotografia trasversale…di Daniele Frigida

Il punto di vista – #PdV
La fotografia trasversale
Fotografare per conoscere, conoscere per salvaguardare. Un modo di pensare e vivere la fotografia naturalistica, che mette al centro tutti gli aspetti dell’ambiente. Il linguaggio tecnico traduce questa intenzione attraverso l’uso di strumenti differenti, dal tele spinto al grandangolo per non lasciare indietro proprio niente.

Numerosi sono i modi di intendere e praticare la fotografia naturalistica, soprattutto in un contesto come quello italiano, ricco di specie ed ambienti diversi tra loro; non a caso le declinazioni specifiche che questo genere assume sono molteplici e spaziano dalla fotografia faunistica a quella paesaggistica, passando per la macro ed altre ancora.

Spesso, come conseguenza di vari fattori, tra i quali il gusto personale o la particolare affinità con determinati aspetti della natura, si tende a sviluppare il proprio percorso fotografico concentrandosi esclusivamente solo su una di queste sottocategorie. Le conoscenze, le tecniche e le attrezzature convergono così tutte verso una specifica direzione, permettendo in molti casi di raggiungere risultati di assoluto valore, sia documentale che artistico, ma che molte volte, a mio modesto modo di vedere, restituiscono una visione della natura forse troppo limitata e verticale.

Personalmente, per contro, cerco invece di avere un approccio alla fotografia quanto più ampio e trasversale possibile, così da provare a cogliere al meglio tutti gli aspetti e le sfumature che la natura è capace di offrire, dai più palesi, come nel caso degli ampi paesaggi di montagna, fino ai più infinitesimali e nascosti, come il sorprendente dettaglio di un fiore o di un insetto.

PdV_Frigida_03Praticare una fotografia totale, nell’ambito di una ben definita progettualità (altro aspetto per me fondamentale), significa arrivare a comprendere e quindi riprendere un determinato ambiente sotto tutti i vari punti di vista possibili.
In termini pratici questo si traduce nel riuscire ad armonizzare l’utilizzo di tecniche diverse ed attrezzature apparentemente antitetiche tra loro, fotografando ad esempio nel medesimo contesto con ottiche che, a seconda del soggetto specifico, spaziano dal grandangolo al super tele.

Tuttavia è dal punto di vista della preparazione alla realizzazione sul campo di ogni immagine che questo approccio presenta la sfida più avvincente per il fotografo, il quale deve continuamente calarsi nei panni dell’eterno discente. Per ottenere buoni risultati in un così ampio campo d’azione le seppur rudimentali conoscenze che si devono avere sono infatti numerose ed in continua espansione; queste vanno, solo per citarne alcune, dalla meteorologia alla botanica, passando per la geologia e l’etologia animale.

E’ un approccio che certamente richiede molto a chi decide di applicarlo, ma al contempo è quello che più di altri esalta il concetto di fotografia come mezzo di arricchimento della propria sensibilità e conoscenza nei confronti della natura.

PdV_Frigida_10Credo che ogni ambiente naturale per essere correttamente fotografato (mettendone quindi in risalto i reali tratti salienti) debba sempre essere oggetto di un profondo studio e di una multidirezionale esplorazione. Solo in questo modo il fotografo può arrivare a coglierne il vero genius loci, passaggio imprescindibile per costruire un’opera di divulgazione basata sulle immagini e capace di contribuire alla diffusione di una coscienza pienamente sensibile alla salvaguardia della biodiversità (perché più di tutto è a questo che deve assurgere la fotografia naturalistica). Del resto si protegge ciò che si ama, si ama ciò che si conosce.

Le immagini che accompagnano questo articolo, più che un portfolio dei miei scatti migliori, sono un concreto esempio di questo mio modo di intendere la fotografia. Sono state scattate tutte nel medesimo ambiente nel corso di alcuni mesi di assidua frequentazione, cambiando di volta in volta, a seconda delle situazioni e dei soggetti, lenti, tecniche e punti di ripresa.
Il risultato è uno spaccato del paesaggio e di parte della biodiversità che caratterizza le alte terre dei Monti Simbruini, le mie montagne, da diversi anni al centro di un progetto fotografico voluto proprio per portare all’attenzione di un pubblico quanto più vasto possibile quest’angolo di Appennino, ancora troppo poco conosciuto per il suo grande pregio naturalistico.

Daniele Frigida, Affile, RM

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NOME COGNOME
Nato nel 1987, fotografo di natura per passione, da sempre frequenta le montagne dell’Appennino, l’ultimo grande baluardo di integrità naturale dell’Italia centrale e suo terreno d’avventura preferito. Apprezza la fotografia soprattutto per le infinite possibilità che essa offre per entrare in contatto con la natura più autentica e, parallelamente, per approfondirne la conoscenza dei più svariati aspetti.
Si considera un “romantico” dell’immagine creata sul campo, per tale motivo pone la massima attenzione alla gestione della luce, alla composizione ed ai dettagli durante la fase di scatto, relegando alla postproduzione una quanto più minimale parte nel processo di creazione di una fotografia.
E’ inoltre fortemente convinto che la fotografia naturalistica trovi il suo più nobile scopo se finalizzata alla divulgazione dei tratti distintivi di un territorio, divenendo quindi veicolo di quella consapevolezza che è fondamentale per una reale valorizzazione, intesa prima di tutto come salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
Sulla base di questo principio, al fine di promuovere le peculiarità paesaggistiche e naturalistiche proprie dei Monti Simbruini, le montagne di casa, da anni si dedica a fotografare assiduamente questo specifico territorio; nel 2014 è stato co-fondatore del progetto “Orizzonti Simbruini”.

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