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#pdv – Carso, un mondo a colori … di Marco Feresin

Il punto di vista – #PdV
Carso, un mondo a colori
Immergersi nei colori autunnali, studiando la luce delle piante e in particolare del Sommaco. L’occhio fotografico si rinnova sempre anche quando si è davanti a un unico soggetto…merito della conoscenza, dell’osservazione e della passione.
 
 
Sono oramai da più di trent’anni un appassionato di fotografia e la scoperta di questo mondo, per me, è avvenuta per caso.

E colei che involontariamente mi fece conoscere un universo nuovo è stata mia madre che stufa di vedermi scattare fotografie durante i miei viaggi giovanili in Europa, con fotocamere di plastica presenti come gadget nei fustini del Dixan (allora per aumentare le vendite si faceva così), mi comperò la mia prima reflex, una Pentax P30n, macchina a pellicola manual focus con esposizione automatica e manuale a priorità di diaframmi, che tutt’ora ho e che funziona ancora perfettamente.

Ovviamente le foto che ne uscivano da quelle compatte di plastica erano inguardabili visto che non si poteva intervenire in nessun modo in fase di scatto e ci si doveva affidare alla classica giornata di sole…

PdV_Feresin1_05Da allora la fotografia per me è stata un crescendo continuo di emozioni e di passione, ha letteralmente cambiato il mio modo di vedere di quello che ci circonda. Ora tutto il mio guardare è in funzione di un’inquadratura, non esiste più bello o cattivo tempo, ma anzi più cattivo è, e più interessante diventa. Piove? C’è vento? Nebbia? Paesaggio desertico o roccioso? Tutto è stimolante fotograficamente!

E partendo da queste ultime considerazioni che ho pensato di scrivere alcune righe aventi per oggetto il Carso, un mondo a colori, luogo ricco di spunti interessanti che grazie alla fotografia ho imparato a scoprire.

Tutti più o meno sappiamo cos’è il Carso, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia (provincia di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. E tutti sappiamo anche cos’è il carsismo, cioè una particolare forma di modellamento superficiale e sotterraneo causata dall’azione delle acque meteoriche, sorgive e profonde su alcune rocce.

PdV_Feresin1_06Quando si pensa al paesaggio carsico la prima cosa che viene in mente è una landa desolata ricca di arbusti spinosi e rocce spigolose dove…non c’è nulla da fotografare…e invece, c’è un mondo la fuori! Negli ultimi tempi nelle mie passeggiate, armato di zaino, macchina fotografica e treppiede, mi sono concentrato sui colori autunnali degli arbusti che popolano l’altopiano, sommaco in primis ma anche sulla flora del periodo attuale (ciclamini principalmente) nonché sulla fauna più facile da intravedere come caprioli e i camosci, quest’ultimi presenti nella zona che va dal goriziano sino al monfalconese. Va precisato che in zona vivono anche altri animali tra cui lo sciacallo dorato, ma è difficilissimo da vedere in quanto molto schivo.

I colori dicevo. Subito dopo il primo freddo d’autunno, per merito del Sommaco, ampie zone del Carso si tingono di colori che variano dal giallo oro al rosso brillante al porpora, e che paiono talvolta vere e proprie fiammate nel paesaggio della landa carsica.
E’ un caratteristico arbusto il cui nome scientifico è Cotinus coggygria Scop. o Rhus cotinus L., ma che è anche noto come scotano o con il suggestivo nome di albero di nebbia (nome dovuto alle infruttescenze, vistosamente piumate, e che paiono quasi sbuffi di fumo).
Nella landa carsica, battuta dalla Bora, la sua altezza raramente raggiunge i due metri. Se attecchisce in zone riparate, allora si sviluppa in altezza, raggiungendo anche le dimensioni di un albero. E’ una pianta eccezionalmente robusta, che si accontenta di affondare le proprie radici in pochi centimetri di terra tra le fessure della roccia.

Nelle mie immagini l’ho ritratto cercando di enfatizzarne i colori assunti in questo periodo, sia dando ampio respiro all’immagine mediante l’uso di grandangolari sia concentrandomi sui particolari quali foglie o l’intreccio dei rami. Certe volte sono proprio entrato dentro l’arbusto stimolato magari dalla luce piatta di quel particolare momento da usare come sfondo all’immagine che avevo in mente.

Ma come dicevo, non mi sono dedicato a ritrarre il solo sommaco. Camminando lungo i sentieri spesso ci si imbatte in zone dove si possono trovare i ciclamini, che con la loro colorazione contribuiscono ad arricchire la tavolozza dei colori autunnali. Hanno una delicatezza unica questi fiori, stregano per quanto belli sono. Mi sono divertito con le mie macro ambientate, mediante l’utilizzo del 300mm, a valorizzarne l’eleganza e raffinatezza sfruttando il bokeh prodotto dal tele.

Bokeh che ho sfruttato anche per fotografare l’Eringio ametistino, fiore tipico del Carso e molto spinoso, che nel periodo migliore assume un particolare colore bluastro-violetto dell’infiorescenza ma che io ho ritratto contestualizzato nei colori autunnali del sommaco. E non dimentichiamo l’abete rosso presente in molti esemplari con le sue forme sinuose, quasi a competere in bellezza con la restante vegetazione presente. Insomma, tanta roba!

Ovviamente non potevano mancare i camosci nelle mie foto, animali presenti in discreto numero sull’altipiano e abbastanza abituati alla presenza dell’uomo, per cui specie verso fine giornata vado a ritrarli in questo ambiente, diverso da quello montano ma non meno interessante. Mi piace rimanere lì con loro a guardarli mentre si inerpicano sulle rocce o mentre le madri coccolano i loro piccoli regalandomi momenti di estrema serenità e piacevolezza.

PdV_Feresin1_03Queste poche righe non hanno la presunzione di essere, e non sono sicuramente state, un trattato di botanica o uno studio sulla fauna locale, ma semplicemente hanno voluto raccontare la mia esperienza fotografica in un luogo che solo superficialmente può sembrare privo di interesse. In definitiva, il Carso è un mondo particolare e a suo modo unico dove, a pochi chilometri da casa (mia), trovo costantemente qualcosa da scoprire e da imparare che mi arricchisce ogni giorno.

Marco Feresin, luogo

 


Marco Feresin
Feresin_squareNato a Gorizia 56 anni fa, lavora a Trieste nel settore terziario, e da 31 anni oramai è un amante della fotografia a cui dedica con umiltà quel poco di tempo a disposizione che ha, cercando di osservare la natura che lo circonda.

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