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Ombre di Pietra

Durante la vostra vita vi è capitato di essere testimoni di eventi così speciali che non siete stati in grado di documentare?
Durante il tempo che ho trascorso studiando lo stambecco iberico, ho catturato molti di questi momenti con la mia macchina fotografica, ma molti altri sono rimasti solamente come delle immagini -indelebili- nella mia memoria.

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Questo racconto è un tentativo di raccontare il mio lavoro e un caro amico pittore naturalistico mi ha aiutato a dare un aspetto visuale anche a quei momenti che sono rimasti impressi solo nella mia memoria.
dsc_4651 Il mio primo contatto con lo “stambecco iberico” (Capra pyrenaica) l’ho avuto durante l’anno di studio che ho trascorso a Madrid. Proprio nella mia facoltà di ‘Ingenieros de Montes’ sentii parlare, per la prima volta, di questo bovide caratteristico del territorio iberico. Incuriosito iniziai a documentarmi, cercando di raccogliere più informazioni possibili su questo animale che, fino a quel momento, per me era piuttosto sconosciuto. Con sorpresa scoprii che esistevano delle grandi popolazioni raggiungibili a meno di un’ora da Madrid. Senza pensarci due volte, dopo pochi giorni mi ritrovai nel “Parque Regional de la Cuenca Alta del Manzanares” : il loro mondo.
dsc_0902Il parco si presenta come una sorta di ghiaione a grossi blocchi, il che gli fa assumere anche il primato di maggiore complesso granitico d’Europa. Camminando in quella landa, all’inizio pensavo solo a quando avrei avuto la fortuna di incontrare il camoscio, poi mi sono fermato, iniziando ad ascoltare cosa accadeva intorno a me e ho iniziato a percepire l’ambiente. dsc_0902 Rivolgendo attentamente lo sguardo sui prati lasciati alle mie spalle, si potevano scorgere decine di cicogne (Ciconia ciconia) che andavano in cerca di cibo, nascondendosi tra gli arbusti. Poi, guardando il cielo, mi accorsi che imponenti grifoni (Gyps fulvus) stavano volando sopra la mia testa, volteggiando e lasciandosi cadere tra le correnti d’aria calda, mentre le prime lucertole (Podarcis hispanicus) iniziavano a uscire dai loro nascondigli, mano a mano che prendevano confidenza con la mia figura. Proprio quando la natura stava tornando ai suoi ritmi, mi accorsi che qualcosa si muoveva tra quei grandi sassi, qualcosa che si confondeva perfettamente tra le rocce. Ed ecco, all’ombra di una pietra, scorsi una piccola silhouette di una femmina di “cabra montesa”.
Questa specie è caratterizzata da un grande dimorfismo sessuale: le femmine hanno dimensioni inferiori rispetto ai maschi, per un massimo di 120 cm di lunghezza e 60 cm di altezza, pesando all’incirca tra i 30 e i 45 kg. Inoltre, il loro aspetto richiama quello di una capra domestica, con corna abbastanza ridotte rispetto ai maschi. Un volta abituato l’occhio iniziai a vederne sempre di più attraverso il binocolo, e pensai al modo migliore di avvicinarmi senza infastidirli troppo. Una delle scene che mi colpì in modo particolare fu quando un maschio adulto si mise su due zampe per raggiungere i freschi germogli di alcune piante di leccio (Quercus ilex). Muoversi in quell’ambiente è difficile ma appagante, ci si infila tra gli stretti canali lasciati dalle rocce, e si cammina tra i tipici arbusti della macchia mediterranea. Questo è il regno dello stambecco iberico. Più mi avvicinavo, più il forte odore caratteristico del genere Capra spp. aumentava e gli arbusti erano sempre più distrutti e mangiucchiati. Con molta lentezza e cautela ero arrivato proprio lì, tra di loro. Per non rischiare di spaventarli decisi di fermarmi all’ombra di una cresta rocciosa. Nella mia stessa posizione, era seduto un maschio adulto, facilmente distinguibile dalla stazza; a differenza della femmina, il maschio può raggiungere fino a 110 kg di peso. Il manto è di colore scuro e possiede delle grandi corna ricurve. Rimasi ad osservarlo un’oretta mentre si godeva il tenue sole sdraiato su quelle rocce, fissandomi per tutto il tempo, cercando di capire se fossi una minaccia o no. Quando distolse lo sguardo, come in segno di accettazione, capii che aveva deciso che non costituivo più una minaccia per lui. La mia prima giornata tra gli stambecchi volgeva al temine, il sole mi stava lasciando ed era ora di rientrare. Dopo un’abbondante ora di cammino scendendo per ritornare a casa rivolsi di nuovo il mio binocolo verso gli stambecchi iberici. Il maschio era ancora lì sulla stessa roccia, illuminato della tenue luce lunare. forms
formsQuella appena raccontata fu solo la mia prima uscita; ne seguirono altre in quel parco, scoprendo diversi ambienti colonizzati dallo stambecco iberico. Il mio desiderio di conoscere il più possibile quest’animale mi portò a seguirlo lungo tutto l’anno, studiandone i comportamenti. Dai primi caldi, quando nel periodo di maggio nascono i primi capretti, fino all’arrivo del periodo più desiderato da tutti i fotografi: quello degli accoppiamenti, compreso tra novembre e dicembre. In questa fase i maschi iniziano ad unirsi alle femmine, diversamente dal resto dell’anno poichè generalmente vivono separati. Per fotografare questo momento così suggestivo mi spinsi con altri fotografi nel Parque Regional de la Sierra de Gredos (Comunidad Autonoma de Castilla y Leòn). In questa fase del loro ciclo vitale è possibile osservare dei suggestivi combattimenti tra i maschi adulti, necessari per affermare chi debba avere la precedenza negli accoppiamenti. Una volta stabilita questa gerarchia i maschi iniziano a seguire le varie femmine, cercando quelle pronte per l’accoppiamento. Fanno questo annusandone le urine. Durante quelle uscite il miglior momento si concretizzo’ come spesso avviene proprio l’ultimo giorno quando, dopo giorni di bel tempo e sole, iniziò ad annuvolarsi e a nevicare. La neve donò a quei posti un’atmosfera diversa, più magica e irreale, dove il bianco caduto dal cielo si mischiava ai colori scuri e forti delle rocce. Seguire quest’animale lungo tutto l’anno mi ha permesso di capire qualcosa in più sul mondo naturale, e di aggiungere un piccolo pezzo al puzzle della mia conoscenza del grande e complesso mondo naturale.

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