
Fino al 10 dicembre Milano è una delle tappe italiane della prestigiosa mostra del concorso Wildilife Photographer of the Year, edizione 2016.
Abbiamo cercato di conoscere meglio questo appuntamento dedicato agli appassionati di natura e di fotografia, che, sappiamo, attira un pubblico importante e sempre crescente con il passare degli anni.
Con molto piacere siamo stati ricevuti da Roberto Di Leo, Presidente della associazione ‘Radicediunopercento’, che ha organizzato la mostra e una serie di eventi collegati. Inoltre abbiamo raccolto la testimonianza di un amico di Asferico, Marco Colombo, noto fotografo naturalista, che da anni accompagna il pubblico in un percorso guidato e tiene conferenze a tema naturalistico.
Workshop, visite guidate, conferenze. Tanti momenti collegati da un tema importante: l’impegno per la divulgazione.
Prima di leggere l’intervista, vogliamo ancora ringraziare Roberto di Leo e Marco Colombo per il tempo che ci hanno dedicato.
Un ringraziamento anche a Alessandra Zanchi (ufficio stampa Radicediunopercento) per la disponibilità e la cortesia.
Presidente Di Leo, la sua associazione ospita dal 6 ottobre la mostra del Wildlife Photographer of the Year – edizione 2016, un appuntamento che si rinnova. A quale edizione siete arrivati?
Siamo arrivati alla sesta edizione milanese, le prime tre le abbiamo organizzate al Museo Minguzzi, di cui sono stato il responsabile per qualche anno e dal 2015, dopo la chiusura del Museo, ci siamo spostati alla Fondazione Luciana Matalon, altra affascinante location a pochi passi dal Castello Sforzesco.
Perché avete scelto di ospitare ogni anno la mostra di questo concorso?
Mi sembra doveroso fare una piccola premessa, dal 1997 ho avuto il privilegio di lavorare alla Fondazione Museo Luciano Minguzzi e di stringere una grande amicizia sia con il grande scultore (Luciano) scomparso nel 2004 e successivamente con Luca Minguzzi, presidente della Fondazione dedicata al padre. Sono stati anni molto intensi, con i Minguzzi abbiamo organizzato molte mostre, soprattutto di scultura, sia in Museo a Milano che in altri celebri spazi in giro per l’Italia, (ad esempio Palazzo Vecchio a Firenze o in Basilica Palladiana a Vicenza). Grazie all’altissimo livello imposto dai Minguzzi ho acquisito in quegli anni informazioni preziose sulla progettazione, organizzazione e allestimento di mostre.
Alla fine del 2010 ho finalmente avuto la mia chance, il mio nuovo ruolo mi permetteva di scegliere quali eventi proporre in museo, avevo intenzione di “virare” e cercavo qualcosa che fosse in linea sia con il mio gusto personale ma anche, possibilmente, con il grande pubblico. Nel dicembre del 2011 mi trovavo in vacanza a Londra con la famiglia e, in cerca di ispirazione, ho deciso di visitare anche il NHM, dove casualmente mi sono imbattuto nel WPY, (il NHM è il proprietario del concorso e quindi anche della mostra ad esso collegato).
È stato amore a prima vista. Sconvolto dalla bellezza profonda di quelle immagini, decisi che avrei fatto di tutto per portare quella meravigliosa mostra a Milano e pochi mesi dopo ho inaugurato la prima edizione milanese.
La mostra sarà visitabile fino al 10 dicembre. Avete passato da pochi giorni il giro di boa, siete soddisfatti dell’affluenza?
Certamente, sin dal primo anno la mostra ha avuto dei buoni numeri che negli anni si sono consolidati. Ormai è diventato uno degli eventi autunnali a cui il pubblico milanese si è più affezionato, soprattutto tra i giovani ma non solo.
Avete notato negli anni una variazione nel numero medio delle affluenze?
Per i primi 3 anni il pubblico è stato sempre in crescita, nel 2015 però abbiamo avuto una battuta d’arresto, il cambio di location e la concomitanza con l’EXPO forse ci ha forse un po’ penalizzato ma ora siamo ripartiti alla grande.
Qual’è la tipologia principale del visitatore che viene alla mostra?
Rispetto alle mostre di scultura che ero abituato ad organizzare in passato, il pubblico è ovviamente molto cambiato, il carattere più “popolare” della fotografia naturalistica fa sì che ci siano molti più giovani ma soprattutto molte più famiglie a cui la nostra associazione strizza l’occhio con una promozione Family friendly (in presenza di 2 adulti paganti 2 bambini fino a 12 anni non pagano).
A dir la verità il pubblico è comunque molto eterogeneo, gli amanti della natura non hanno età.
Il percorso espositivo è molto ricco. Quali immagini è possibile visitare?
Le immagini esposte sono 100 divise in 13 sezioni, ovviamente il mondo animale è il più rappresentato con le categorie Mammiferi, Uccelli, Rettili, anfibi e pesci, Invertebrati, ma troviamo anche sezioni dedicate alle Piante, al Bianco e Nero e a tutti gli ambienti terrestri.
Per arricchire l’esposizione avete organizzato anche una serie di incontri serali e pre serali curati da famosi fotografi italiani.
Come di consueto offriamo ai nostri visitatori l’occasione di poter incontrare alcuni dei fotografi vincitori, ogni anno organizziamo almeno quattro incontri di approfondimento su tematiche legate alla fotografia o alla natura.
Come risponde il pubblico a questi momenti?
Direi bene, ormai gli appassionati aspettano questi momenti per poter conoscere personalmente i grandi fotografi e approfittano dell’occasione per dibattere con loro di vari argomenti, tecnici ma anche scientifici, spesso i fotografi sono anche dei naturalisti (Marco Colombo, Stefano Unterthiner, Ugo Mellone…) e comunque sempre dei profondi conoscitori della natura, il pubblico ha sete di informazioni di qualità ed è nostro dovere accontentarli.
Anche in questa edizione è possibile approfondire la mostra, grazie alle visite guidate, effettuate da Marco Colombo, noto divulgatore scientifico. Le visite sono prenotabili da singoli, gruppi e scolaresche.
È il terzo anno che Marco svolge le visite guidate. All’inizio qualcuno dubitava di questa iniziativa affermando che le didascalie, (che sono davvero un valore aggiunto della mostra perché contengono la storia dello scatto narrata direttamente dall’autore e anche tutti i dettagli tecnici), erano sufficienti a far gustare al pubblico i contenuti più nascosti della foto, ma secondo il mio parere Marco poteva offrire molto di più, perché lui, oltre ad essere un grande fotografo, (è stato premiato già due volte in questo concorso) è soprattutto uno stimato naturalista.
Durante la visita guidata Marco spiega, con grande comunicabilità e professionalità il perché della bellezza della foto, cosa secondo lui ha colpito la giuria, offrendo al pubblico nuovi interessanti punti di vista, ma è soprattutto sotto il profilo scientifico che Marco dà il meglio di se, detenendo un’infinità di informazioni sulle specie fotografate, arricchisce il percorso con dettagli e curiosità molto gradite al pubblico.
Perchè questa scelta (che denota una grande sensibilità per la divulgazione)?
La mostra e tutte le attività correlate sono organizzate dall’Associazione Culturale Radicediunopercento di cui sono presidente, la divulgazione per noi non è solo un piacere ma è un impegno.
Lo scopo che ci siamo prefissi è quello di informare e diffondere la conoscenza attraverso l’organizzazione di mostre, workshop, incontri, escursioni e viaggi cercando di raggiungere tutti con informazioni valide ed utili assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana, attraverso l’ideale dell’educazione permanente.
Sono occasioni molto partecipate?
Molto sì; quest’anno ad esempio siamo partiti con una visita guidata alle 19.30 del venerdì poi abbiamo dovuto attivare una seconda visita alle 20.45 ma per le ultime 3 settimane siamo stati costretti a inventarci un nuovo orario alle 18.15, non sappiamo più dove metterli!
Possiamo scrivere nel calendario l’appuntamento per il prossimo anno?
Certamente, anzi vi siamo grati. Conosciamo perfettamente Asferico e il concorso da voi creato che ha la massima stima nostra e di tutti i grandi fotografi naturalisti che ho incontrato in questi anni. Grazie dell’opportunità che ci avete dato.
Grazie a lei, presidente!
Marco Colombo, bravo naturalista, appassionato e eccellente fotografo, premiato più volte al WPY. Quanto ti senti legato a questo concorso e perchè?
Grazie Simona, sei troppo buona. In realtà amo molto la natura e la fotografia, il connubio era inevitabile… di più la natura però. Il fatto che io abbia vinto al WPY è questione di fortuna (lo posso dire essendo stato in diverse giurie di concorsi, incluso Asferico: dieci giurie daranno dieci risultati più o meno diversi tra loro), e vedo i concorsi solo come una vetrina in cui mostrare i propri soggetti e il proprio lavoro, ma come ognuno del settore ho sempre conosciuto WPY in quanto, non solo per il grande numero di foto partecipanti, si tratta del più prestigioso appuntamento mondiale sul genere. Non ci sono particolarmente legato, lo trovo semplicemente un ottimo spunto per imparare e acculturarmi.
Oltre alla fotografia e allo studio della Natura, metti molto impegno nella divulgazione scientifica. Trovi molta curiosità nelle persone che seguono i tuoi incontri e workshop?
Le persone che seguono i miei workshop non sono usualmente fotografi sfegatati che vogliono a tutti costi la figurina di questa o quella specie, ma piuttosto persone che sono molto appassionate di natura e magari anche di fotografia, ma che vogliono primariamente imparare come trovare gli animali, le loro abitudini, le loro caratteristiche. Per fortuna, aggiungo io! Troppe persone pensano solo alla foto trascurando tutto il lato di profonda conoscenza necessario per pratica la foto di natura di ogni genere. Alle mie conferenze e mostre, ma anche ai corsi e workshop, ho sempre trovato persone interessate ed interessanti.
Il calendario delle visite guidate è settimanale, il venerdì e eccezionalmente l’8 dicembre. Ogni volta sono previsti doppi turni. Immaginiamo che sia un impegno emozionante anche se faticoso?Le visite guidate sono un impegno ma anche un piacere, da anni ormai con Radicediunopercento la collaborazione è fitta e proficua; oltre alle visite del venerdì, in settimana capitano spesso gruppi numerosi di persone (colleghi di lavoro, amici, etc.) o scolaresche, per cui a volte i turni sono tripli, quadrupli, quintupli! Ma è sempre bello.
Hai organizzato un percorso particolare per le visite?
Ogni anno in base ai risultati faccio un percorso diverso; delle cento foto esposte, usualmente ne scelgo 30-40 che secondo me sono le più interessanti per il pubblico, sia dal punto di vista del soggetto (specie particolare, comportamento ripreso, etc.) che dal punto di vista fotografico (tecnica, strumentazione strana, etc.). Ciò che spiego non è in larga parte indicato nelle didascalie ma attinge in larga parte alle mie conoscenze biologiche e di composizione fotografica.
Ci sono domande che si ripetono da parte dei visitatori della mostra?
Spesso i visitatori chiedono se le foto siano ritoccate o se siano scattate così come le vedono in mostra (nel concorso è possibile fare solo alcune regolazioni di base), inoltre a volte capita che chiedano: “Quanto ha dovuto aspettare questo fotografo per realizzare questa immagine?”… Bella domanda! La risposta si cela nella sottile differenza tra l’attenta pianificazione e la botta di c..o.
In mostra c’è una tua foto, vincitrice della categoria ‘Rettili anfibi e pesci’ . Ce ne vuoi parlare?
La mia foto vincitrice nel 2016 ritrae una testuggine palustre europea, specie minacciata, in un fiume sardo. Dovevo realizzare delle immagini per il mio ultimo libro “I tesori del fiume” e quando sono entrato in acqua mi sono accorto che uno dei due flash non funzionava: per questo ho spento anche l’altro e mi sono concentrato sulla luce ambiente, costituita da raggi solari nel torbido fango sollevato dalle testuggini, ottenendo un’immagine che restituisce a mio parere il senso del luogo di questo mondo ovattato e silenzioso.
Grazie Marco e buon lavoro!!!