
Posts by admin:
- L’Editoriale
di Marco Ferrari - Tuttapertura
Cristiano Vendramin - Cronaca di Kundi
di Filippo Carugati
Un’approfondita monografia su un primate poco conosciuto, endemico dei remoti altopiani etiopici, a 3.500 metri di quota. - Terra di canneti
di Claudia Muller
Sei noti fotografi tedeschi della GDT si riuniscono attorno a un progetto che riguarda una zona umida della loro regione. Ne scaturisce un lavoro con bellissime immagini, poetiche e di documentazione. - Incontro con l’autore: Federico Veronesi
di Ioannis Schinezos
L’Africa nel cuore. Immagini raffinate, diverse, speciali, che si fanno onore in un panorama affollato da soggetti visti e ripresi migliaia di volte. - Deserti
di Sandro Santioli
Conosciamo le immagini vincitrici del Concorso per giovani under 30, promosso del Ministero per la Transizione Ecologica e organizzato dalla nostra associazione. - Le stagioni dei cervi
di Elisa Confortini
Il racconto delle diverse stagioni nelle Foreste Casentinesi seguendo un animale piuttosto comune ma, allo stesso tempo, elusivo e affascinante. - AFNI commended
di Vincenzo Iacovoni - AFNI story
di Ciro De Simone - AFNI Social contest
Antonino Barbera - Immagini e Parole
Una serie di fortunati eventi di Sean B. Carroll
Anfibi e rettili d’Italia di Matteo Di Nicola
Micromondi di Emanuele Bigg - L’Editoriale
di Marco Ferrari - Tuttapertura
Nicholas Samaras - La Grotta Grande del Vento
di Maurizio Bolognini
La straordinaria scoperta di una grotta destinata a diventare nota e famosa in tutto il mondo, la Grotta Grande del Vento di Frasassi; nel racconto di uno dei diretti protagonisti, primo a scendere nel segreto della montagna. - Le dame misteriose
di Antonino La Spina
Un giovane fotografo si cimenta con i piccoli e rari gioielli della sua terra che adora fin da bambino: le orchidee. In un territorio che non sempre ha ricevuto le attenzioni dovute. - Incontro con l’autore: Marco Gaiotti
di Ioannis Schinezos
Un fotografo raffinato e sempre più presente nello scenario internazionale con immagini non solo spettacolari, ma anche estremamente personali e innovative. - Uno scatto per la natura
di Alessandro Magrini
Conosciamo le immagini vincitrici del Concorso per giovani under 30, promosso del Ministero per la Transizione Ecologica e organizzato dalla nostra associazione. - Foreste calabre
di Antonio Aleo
Un patrimonio forestale unico e prezioso scampato miracolosamente a tagli e speculazioni. In una Calabria poco conosciuta, dove il mare appare presenza lontana e quasi estranea. - AFNI commended
di Andrea Vermigli - AFNI story
di Giacomo Menta - AFNI Social contest
Giovanni e Renzo Stimolo - Immagini e Parole
La vita segreta degli uccelli di Jennifer Ackerman
Come costruire un alieno di Marco Ferrari
Coccodrilli al Polo Nord e ghiacci all’Equatore di Antonello Provenzale - L’Editoriale
di Marco Ferrari - Tuttapertura
Ann Coppens - Voli astratti
di soci AFNI
Reale e astratto, due concetti contrapposti. Similmente alla pittura, anche in fotografia vi sono eccellenti esempi di forme di espressione astratta. Ma cosa ci spinge a interpretare la realtà con una sintesi astrattiva? - Natura Selvaggia
di Marco Andreini
Faggete vetuste, lupi, orsi, camosci appenninici e paesaggi che tolgono il fiato. Un Parco d’eccezione non lontano dalla capitale. - Incontro con l’autore: Georg Kantioler
di Ioannis Schinezos
Eleganza e minimalismo contraddistinguono le immagini del nostro ospite; che spazia da universi minimi fino a vasti paesaggi montani. - Le acque del Veneto
di Paolo Ugo
Le acque del Veneto – fiumi, laghi, lagune, litorali – ospitano una fauna diversificata e ricca, regno soprattutto dell’universo alato .. - Concorso Asferico 2021
Conosciamo le spettacolari immagini vincitrici del nostro Concorso di quest’anno. Fotografie che raccontano lo scenario naturale e gli animali, sopra e sotto l’acqua. - AFNI commended
Marco Bertolini - AFNI story
di Alberto Ferro - AFNI Social contest
Antonino La Spina - Immagini e Parole
Nel segno dell’anguilla di Patrick Svensson
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo di E.Trainito R.Baldacconi
The Handbook of Bird Photography di M.Varesvuo J.Peltomaki B.Màtè - Tuttapertura
Dag Røttereng - Boschi e foreste d’Italia
di Marco Ferrari
È uscito Boschi e foreste d’Italia, il secondo volume della collana AFNI dedicata agli ecosistemi della penisola. Con il contributo dei fotografi della nostra Associazione. - Il volo del grifone
di Gianluca Damiani
Un possente avvoltoio poco compreso dal grande pubblico; ma non dal nostro autore che, per sette anni, ha seguito da vicino questo eccezionale volatore. - Incontro con l’autore: Daróczi Csaba
di Ioannis Schinezos
Grande creatività e flessibilità operativa caratterizzano il lavoro del nostro ospite; visioni aeree e riprese ravvicinate, pennellate astratte e ritratti animali. - Francolino di monte
di Johannes Wassermann
Una specie riservata, poco conosciuta e poco fotografata. Ma il nostro autore l’ha individuata e ripresa per diversi anni in una solitaria foresta del Trentino-Alto Adige. - L’essenza del viaggio
di Fortunato Gatto
Un percorso nel cuore della scoperta. Viaggiare per esplorare fuori ma anche dentro di sé, conquistare con il tempo la consapevolezza della contemplazione. - AFNI commended
Federico Prisco - AFNI story
di Francesco Paci - Immagini e Parole
La pantera delle nevi di Sylvain Tesson
Capturing motion di Stephen Dalton
Storia ed evoluzione di Edmund Russell
#AFNIautori – Sardegna – 20 fotografi di Natura
July 15th, 2022Autori vari* (vedi nomi in calce)
SARDEGNA – 20 FOTOGRAFI DI NATURA
Storia di un libro fecondamente diverso
Laragione principale che mi ha spinto alla realizzazione del volume “Sardegna – 20 Fotografi di Natura” riguarda l’essenza stessa della fotografia naturalistica dopo l’avvento del digitale.
Dalle ceneri dell’analogico in Sardegna sono letteralmente fioriti numerosi fotografi naturalisti di elevata caratura, capaci di coglier stupende istantanee delle meraviglie ambientali dell’isola. Perché non proporre ad un certo numero di loro (pensai subito a 20) di realizzare insieme un libro fotografico? L’idea, ne ero conscio, nasceva gravata da una precisa antinomia, che sembrava sconfinasse nell’assurdo. Nel 2017, quando nacque il progetto, si era nel pieno rigoglio di una nuova era fotografica, era in cui imperversano i siti web dove la condivisione immediata delle foto realizzate e il tripudio di pareri espressi in tempo reale, era, o sembrava essere, l’unico valore imperante. La carta stampata, al contrario, sembrava inesorabilmente relegata al passato.
Elaborai, dunque, un programma di più punti, graduati in base alle prevedibili perplessità e difficoltà che avrei dovuto dissipare.
Conoscendo la sensibilità per le tematiche ambientali dell’editore Carlo Delfino, e soprattutto contando sul suo formidabile istinto editoriale, decisi di proporre a lui l’opera.
Andai all’incontro pronto…allo scontro e subito incappai nella prima sorpresa. Non avevo ancora finito di illustrare il primo punto che “Si fa. Dobbiamo uscire per Natale”. Eravamo a maggio e non avevo ancora sentito nessun fotografo! Ebbro di fervore, ma ancor più consapevole dell’apparente inattualità dell’opera, chiesi aiuto e sostegno, quali primi invitati a partecipare, ad Egidio Trainito e Renato Brotzu, indiscussi totem, ciascuno nel suo ramo, della fotografia naturalistica in Sardegna. Accettarono senza tentennamenti. Bene, ora dovevo pensare ai fotografi. L’unico requisito non trattabile, per me, sarebbe stata l’alta qualità delle immagini. Ciò non significava che intendessi stilare una graduatoria di merito dei fotografi sardi, quanto piuttosto l’idea di unire diversi modi di inquadrare l’isola, proponendo prospettive personali dei paesaggi, dei fiori, degli animali e di quant’altro parlasse di natura in Sardegna. Per questa ragione nell’elenco inclusi alcuni pionieri della fotografia naturalistica insieme ad altri fotografi di prima esperienza, personalità di nome, premiate più volte in rassegne nazionali e internazionali, a fianco di altri che hanno all’attivo solo qualche pubblicazione o un riconoscimento regionale o neanche quello. Ciò stabilito iniziai i contatti. Ed ecco l’altra sorprendente sorpresa.
Tutti i fotografi, ma proprio tutti, aderirono immediatamente con entusiasmo, quasi stessero aspettando la mia proposta, felici per l’opportunità di ritrovarsi in un vecchio, caro, romantico e forse insostituibile volume da accarezzare, riporre in vista e riguardare ancora per sfogliarlo col dito inumidito anziché con l’ausilio del mouse.
E fu a questo punto che, puntuali, si presentarono le problematiche proprie del mondo della fotografia naturalistica.
La prima riguardò proprio la qualità delle immagini. Per quanto il prologo della mia telefonata d’invito fosse un vero e proprio mantra ripetuto più volte, in cui ripetevo con tediosa insistenza che la conferma sarebbe avvenuta solamente dopo la visione delle immagini, furono per me momenti veramente difficili i pochi “no” che dovetti dire, che significavano l’esclusione di persone che, nonostante il “mantra”, sicuramente ci speravano. Un altro aspetto, anch’esso prevedibile ma non per questo meno disagevole, riguardava l’autostima propria di ognuno di noi. La fotografia è un’arte assolutamente personale ed è inevitabile che ciascuno in qualche modo pensi di essere “il fotografo”. Ciò, in un lavoro di squadra, è un intoppo insormontabile. Lo capii subito ed indossai i panni del gerarca autoritario. Impostazione del lavoro, grafica, scelta e numero delle immagini sarebbero stati una mia precisa responsabilità, con spazi uguali per tutti, senza se e senza ma. Infine, gli eventuali screzi relazionali tra i vari fotografi, male ahimè molto diffuso tra i fotografi in genere, sarebbero dovuti essere rigorosamente tenuti da parte, pena l’esclusione dall’opera.
Funzionò e lavorammo insieme con entusiasmo. Ed ecco “Sardegna – 20 fotografi di Natura”.
Venti fotografi descrissero la Sardegna in momenti particolari, attimi spesso fuggenti, colti al momento giusto: un’alba primaverile, i colori autunnali venati dalla nebbia, aquile in caccia, un pettirosso posato sull’orecchio di un muflone, cavalli investiti da una bufera di neve, paesaggi grandiosi, cieli popolati di stelle insieme alla perfezione di fiori o di piccolissime creature.
Ad ogni autore fu riservato un capitolo che, oltre alle immagini, contenesse in apertura un profilo dove avrebbe dovuto raccontato senza remore e pudori i suoi stati d’animo e le sue emozioni.
L’insieme di quei profili si presentò come un complesso mosaico di personalità e sensibilità diverse che andarono a comporre un’unica, variegata e affascinante mescolanza di sensazioni. Così “Sardegna – 20 fotografi di Natura” provò appassionatamente ad esaltare la bellezza dell’isola, proponendo istantanee “scritte con la luce” da poeti con la macchina fotografica.
Un’ultima considerazione personale. Il libro fu l’occasione per ricordare Giuliano Cappelli, scomparso allora da poco tempo, il vero pioniere della fotografia naturalistica in Italia. Fu lui a coniare l’idioma “Buona Luce”, l’augurio che accompagna ogni nostra uscita fotografica. Ebbi la fortuna di conoscerlo e di condividere con lui esperienze straordinarie.
Fu lui il mio grande maestro. Senza forzature mi accompagnò nel difficile passaggio dalle foto crude e violentemente spettacolari della natura, che erano il tratto dominante della mia adolescenza fotografica, alla composizione delicata e armoniosa dell’animale inserito nel paesaggio, il genere di fotografia che tutt’ora prediligo.

SARDEGNA – 20 FOTOGRAFI DI NATURA
Editore: Carlo Delfino editore
Pagg. 176, € 39,00
(testo inglese a fronte)
Dimensioni 28×24 cm
https://www.carlodelfinoeditore.it
* I fotografi:
Antonio Biggio, Daniele Brotzu, Renato Brotzu, Alessandro Carboni, Franco Cossa, Giangiorgio Crisponi, Vittorio Crobu, Gianluca Doa, Antonello Lai, Alberto Fozzi, Paolo Griva, Michele Santona, Viviana Marras, Emilio Melis, Nicoletta Muscas, Giovanni Paulis, Giovanni Pittalis, Domenico Ruiu, Mauro Sanna, Alessandro Spiga, Egidio Trainito, Mirko Ugo.
La collaborazione AFNI e Nature First
June 22nd, 2022Lo scorso 21 ottobre è entrato in vigore l’accordo di partenariato tra AFNI e Nature First (La Natura in primo luogo), l’organizzazione internazionale che promuove la fotografia naturalistica responsabile. Nature first, sorta recentemente in America e presente in 52 paesi del mondo.
#afniautori – ORIZZONTI SIMBRUINI
June 15th, 2022Daniele Frigida – Francesco Ferreri
ORIZZONTI SIMBRUINI
Viaggio nella natura di un Appennino inedito
Illibro Orizzonti Simbruini nasce come la sublimazione di una lunga storia d’amore.
Quella nei confronti del proprio territorio da parte di noi autori, fotografi naturalisti da sempre innamorati delle montagne di casa e alla ricerca di qualcosa di più rispetto ad un effimero scatto perfetto.
È possibile tramutare questa nostra passione in qualcosa di tangibile? Magari contribuire alla diffusione di una coscienza collettiva pienamente sensibile ai reali valori del territorio?
È dalla condivisione di simili quesiti che i nostri personali percorsi fotografici si incontrano, nel lontano 2014, e il progetto, prima ancora del libro, prende vita. L’obiettivo è quello di rivelare ad un pubblico quanto più vasto possibile lo straordinario, ma ancora tutt’altro che realmente conosciuto, territorio dei Monti Simbruini, inteso nella sua accezione geografica più ampia. Mostrarne il grande pregio naturalistico al di fuori degli schemi ordinari, raccontare nello scorrere delle stagioni in primis quei luoghi e quelle specie che più profondamente caratterizzano il paesaggio e la biodiversità di questo angolo di Appennino centrale, a cavallo tra Lazio ed Abruzzo.
Orizzonti Simbruini è il nostro lungo e appassionato percorso di scoperta di queste montagne, approccio per una fotografia intima, pronta a rivalutare ogni scorcio e ogni soggetto, anche quelli apparentemente più semplici e meno eclatanti. La ricerca di tutte le tessere fondamentali da documentare per raccontare quel grande mosaico di biodiversità che rappresentano questi monti. Un territorio straordinario, capace però di esprimere il suo pieno valore solo se guardato nella più ampia totalità e dalla giusta prospettiva. Passo dopo passo, immagine dopo immagine, lentamente è la vera anima di questo territorio che ci si è rivelata: un’essenza mai spettacolare o a portata di mano, che risiede invece nelle cicliche e silenziose manifestazioni di una natura che, solo se osservata con passione, rispetto e pazienza nei suoi più intimi aspetti è in grado di far vibrare l’anima ed il cuore.
Certo, sotto diversi aspetti non è stato facile portare avanti questo progetto fotografico fino a raggiungere gli obiettivi prefissati. Dal punto di vista faunistico, ad esempio, abbiamo sempre dovuto fare i conti con animali particolarmente schivi ed elusivi, oltre che in termini numerici assai meno consistenti rispetto ad altre zone similari dell’Appennino. I nostri incontri sui Monti Simbruini non sono mai stati scontati o di semplice approccio: tutte le specie animali documentate hanno richiesto mesi (se non addirittura anni) di ipotesi, studi e pazienti appostamenti. E lo stesso per le fioriture più rare, inseguite primavera dopo primavera per osservare in prima persona o addirittura documentare per la prima volta specie che, per la loro residua presenza, risultano essere dei veri e propri tesori di biodiversità, ricchezze da custodire gelosamente.
Infine, il paesaggio. Per quanto propri e caratteristici, senza un meticoloso studio dei luoghi, delle inquadrature e della luce, non saremmo mai riusciti a rendere giustizia a tali ambienti nelle nostre fotografie. Cosa che ha richiesto paziente e ossessiva attesa delle giuste condizioni, innumerevoli tentativi e altrettanti deludenti epiloghi, faticose salite nel cuore della notte prima dell’alba e zaini sempre troppo pesanti. La furia e la poesia dell’inverno nelle sconfinate faggete, le esplorazioni del torrente tra rovi e sentieri di fortuna e tanto altro. Così abbiamo cercato di raccontare l’indole selvaggia dei Monti Simbruini, tra foreste sconfinate, profonde valli ricche d’acqua e brulle cime calcaree.
Nonostante una buona parte di queste montagne risulti protetta oramai da quasi 40 anni da un grande parco naturale, la reale salvaguardia della preziosa biodiversità che esse ospitano è un impegno che resta necessariamente a carico di tutta la collettività che vive e frequenta questi monti, nessuno escluso. Per questo motivo, dopo oltre otto anni di lavoro sul campo, come una naturale conseguenza per un progetto di divulgazione basato sulle immagini, abbiamo voluto che Orizzonti Simbruini diventasse anche un libro fotografico. Ci piace considerare quest’opera come il nostro contributo alla promozione di un approccio corretto nei confronti dei luoghi in cui viviamo e ai quali siamo profondamente legati, un approccio interamente basato sulla conoscenza e sul rispetto. Un libro che prima ancora di giungere all’attenzione di lontani lettori, vuole risvegliare il senso di appartenenza e la meraviglia di tutti coloro che vivono tra queste montagne, a partire dalle generazioni più giovani, le quali ne erediteranno il futuro.
Il nostro vuole essere, anche attraverso le pagine del libro, un invito ad osservare con occhi diversi e pieni di meraviglia i boschi, le valli ed i crinali che spesso fanno solo sfondo alla quotidianità, affinché i Monti Simbruini vengano finalmente considerati per quello che realmente sono, ovvero uno scrigno di ricchezze naturali inestimabili, da proteggere gelosamente e da vivere con piena convinzione di ciò.

Daniele Frigida – Francesco Ferreri
ORIZZONTI SIMBRUINI
Editore: Quercus Libris Edizioni
Pagg. 256, € 45,00
Dimensioni 28×24 cm
www.orizzontisimbruini.it/orizzonti-simbruini-il-libro/
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AFNI Autori
June 1st, 2022
AFNI Autori è la rubrica che racconta la nascita di un libro scritto da un socio AFNI.
Ci concentriamo solo sul libro e su tutti gli aspetti che hanno convinto l’autore a decidere di trasformare un progetto (non necessariamente fotografico) in una pubblicazione.
Sarà direttamente l’autore a raccontarci la sua esperienza: cosa lo ha portato a prendere la decisione, le difficoltà incontrate nel realizzarlo, la scelta dell’editore, della stampa…
Pensiamo che la condivisione di ogni incredibile esperienza editoriale possa essere utile e dare coraggio in chiunque ci abbia pensato senza ancora provare, ma anche per mostrare un percorso a chi non ha mai pensato di intraprenderlo.
Buona lettura!!
Per partecipare a “AFNI autori” potete inviarci il vostro racconto alla mail: socialweb@asferico.com
Le regole:
* testo: da 2500 a 4000 battute (il limite inferiore va rispettato, quello superiore è più libero, ma nel web non mi allungherei troppo)
* taglio: il racconto del proprio lavoro editoriale e di ciò che ha convinto l’autore a realizzarlo.
* fotografie: da 7 a 10, in formato jpg, minimo 1500 lato lungo. NO watermark (lo mettiamo noi). Le foto saranno utilizzate per comporre una breve galleria in calce all’articolo e per far conoscere l’articolo sui nostri social.
* didascalie: brevi per ogni foto, che aiutino chi legge e anche noi a comprendere lo scatto
* immagine della copertina: possibilmente su sfondo bianco
* i dati del libro: anno di pubblicazione, costo, formato, numero di immagini contenute, editore, prezzo
* link a sito per l’acquisto
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mer 15/06 2022 |
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Orizzonti Simbruini di Daniele Frigida e Francesco Ferrari |
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In conversation with
June 1st, 2022
In conversation with è la rubrica che approfondisce un argomento… semplicemente chiacchierando.
Gli argomenti possono essere i più diversi, ma la particolarità è proprio che il tema sarà uno solo e ben definito.
La conversazione non è generica, non presenteremo un fotografo o il suo portfolio, ma la sua forte specializzazione personale. La nostra chiacchierata, molto semplice e piacevole da leggere, termina con una domanda speciale che proponiamo a tutti! Sarà interessante leggere le risposte che ogni autore ci darà.
La rubrica è aperta a soci e non soci, l’importante è il tema che di volta in volta viene trattato e approfondito.
Buona lettura!!
Per partecipare a “In conversation with” potete inviarci il vostro racconto alla mail: socialweb@asferico.com
Le regole:
* taglio: Proponeteci una vostra specializzazione e la affronteremo insieme, cercando di capire tutte le sfaccetture.
* fotografie: da 7 a 10, in formato jpg, minimo 1500 lato lungo. NO watermark (lo mettiamo noi). Le foto faranno parte di una breve galleria e saranno pubblicate nei post che gireremo sui social per far conoscere ogni appuntamento della rubrica.
* didascalie: brevi per ogni foto, che aiutino chi legge e anche noi a comprendere lo scatto
* fotoprofilo: una foto di te, che sistemeremo in formato quadrato e b&w
* la tua biografia breve.
* link a social e sito
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ven 01/07 2022 |
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Il pensiero trasversale con Nicola Destefano *La condivisione delle conoscenze |
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Asferico n. 69 – Sommario
April 1st, 2022Clicca per vedere i contenuti del numero 69 di asferico, quadrimestrale di fotografia naturalistica.
Pubblicazione: Aprile 2022 – AFNI edizioni – Fotografia e Natura in articoli e immagini da tutto il mondo.
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Asferico n. 68 – Sommario
December 1st, 2021
Clicca per vedere i contenuti del numero 68 di asferico, quadrimestrale di fotografia naturalistica.
Pubblicazione: Dicembre 2021 – AFNI edizioni – Fotografia e Natura in articoli e immagini da tutto il mondo.
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Asferico N. 68 – Editoriale
December 1st, 2021Clicca e leggi l’editoriale del direttore
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The Handbook of Bird Photography di M.Varesvuo J.Peltomaki B.Màtè
August 1st, 2021Markus Varesvuo – Jari Paltomaki – Bence Màtè
The Handbook of Bird Photography
Rockynook 2013
Pagg. 368, € 39,99
e-book in inglese (v. cartacea esaurita)
https://rockynook.com/
Gli autori di questo libro sono tre icone, talentuosi fotografi conosciuti a livello mondiale e pluripremiati nelle più prestigiose competizioni. M. Varesvuo, J. Paltomaki e B. Màtè sono noti a tutti gli appassionati che predili-gono le specie alate e i loro libro non può mancare nella biblioteca di chi si diletta in questa forma di fotografia naturalistica.
Oltre 300 pagine corredate da fotografie che lasciano il lettore a bocca aperta e da un testo che non trascura nulla, sia per gli esperti che per i neofiti. Fotoca-mere, lenti, treppiedi, capanni, fotografia dall’auto, dalla barca, come mimetizzarsi, fotografare nelle differenti condizioni atmo-sferiche, nonché i migliori luoghi dove incontrare e fotografare gli uccelli in ogni parte del mondo, vengono trattati approfondita-mente, con dovizia di particolari, senza tralasciare piccoli trucchi ed astuzie. Un capitolo a parte si occupa della post-produzione, della promozione e della vendita delle proprie fotografie.
(Gianni Menta)
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Recensione pubblicata in Asferico n. 67 (agosto 2021)
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Atlante di flora e fauna del Mediterraneo di E.Trainito R.Baldacconi
August 1st, 2021Egidio Trainito
Rossella Baldacconi
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo
l Castello, 2021
Pagg. 448, € 35,00
www.ilcastelloeditore.it
Giunto alla sesta edizione, questo volume si è costruito una meritata fama di precisione e ricchezza di contenuti, specie tra coloro che conoscono il Mediterraneo. Con l’andare del tempo, inoltre, gli autori (Trai-nito è un naturalista, fotografo, ambientalista e molto altro, Baldacconi è una ricercatrice, con PhD in Scienze ambientali) hanno arricchito il testo fino a farlo diventare un vero e proprio trattato. È un volume di storia e geologia del mare che circonda l’Italia: ne racconta le vicende che hanno portato alla vita e alla struttura di questo mare interno. Una parte importante è riservata agli ecosistemi: come sono strutturati, dove sono, che specie li popolano eccetera. Ma il libro è soprattutto un esempio di perfetto uso della fotografia naturalistica per illustrare la biodiversità di un ambiente. Le fotografie, la gran parte degli autori, sono moltissime e asso-lutamente perfette per un vero e proprio Atlante della vita marina. Indispensabile.
(Marco Ferrari)
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Recensione pubblicata in Asferico n. 67 (agosto 2021)
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Nel segno dell’anguilla – Patrick Svensson
August 1st, 2021Patrick Svensson
Nel segno dell’anguilla
Traduzione di Monica Corbetta
Guanda, 2019
Pagg. 288, € 18,00
www.guanda.it
Uno strano libro questo: né racconto a sfondo naturalistico né saggio scientifico né romanzo. Ma proprio questa ambiguità costituisce il suo punto di forza e il clamoroso successo a livello mondiale (tradotto in decine di paesi).
Durante le sere d’estate un padre e un figlio vanno a pesca di anguille, di queste sfuggenti e strane creature dei mari profondi e dei fossi. I momenti di attesa vengono impiegati nell’ascoltare il silenzio ma anche in con-versazioni in cui imparano a conoscersi. La natura parla e il ragazzo osserva e impara. Questi momenti di intimità familiare sono intervallati da note natura-listiche costituendo, appunto, un miscuglio unico e apparentemen-te paradossale, ma di notevole impatto.
Il lento viaggio di crescita delle anguille, dal Mar dei Sargassi fino ai nostri fiumi e fossi, diventa allora una metafora struggente del viaggio della vita.
(Ioannis Schinezos)
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Recensione pubblicata in Asferico n. 67 (agosto 2021)
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Asferico n. 67 – AFNI Social contest
August 1st, 2021AFNI social contest è la rubrica nata per far conoscere il contest gratuito dei soci AFNI che fanno parte del gruppo facebook a loro riservato.
Il gruppo è uno spazio social dove tutti i soci che lo desiderano possono partecipare, condividendo le proprie immagini e commentando quelle degli altri soci.
Un modo per socializzare e conoscere gli altri fotografi AFNI italiani.
Per iscriversi al gruppo basta essere soci AFNI e chiedere l’ammissione cliccando qui
L’immagine vincitrice tra quelle del trimestre marco, aprile, maggio 2021 è di Antonino La Spina (AFNI Sicilia)
Il racconto completo nell’anteprima..
Guarda la foto AFNI Social
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Asferico n. 67 – AFNI Story
August 1st, 2021AFNI Story: la rubrica di due pagine dedicata a un racconto breve di un nostro socio.
In questo numero, Alberto Ferro (socio AFNI sezione Veneto), ci parla dei boschi planiziali del Sile.
Il racconto completo nell’anteprima…
Guarda la foto Commended
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Asferico n. 67 – AFNI Commended
August 1st, 2021AFNI Commended è lo scatto di un socio AFNI, una rubrica che in ogni numero ospita uno scatto in formato orizzontale pubblicato in doppia pagina.
In questo numero l’immagine di Marco Bertolini, socio AFNI dal 2020 – Sezione Liguria
Il racconto completo nell’anteprima..
Guarda la foto Commended
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Asferico n. 67 – Concorso asferico 2021
August 1st, 2021Le foto vincitrici della XV edizione del concorso internazionale di fotografia naturalistica “ASFERICO”.
In questo servizio di ben 12 pagine, abbiamo riunito le migliori immagini delle categorie del concorso: paesaggio, mondo subacqueo, mammiferi, uccelli, altri animali, piante e funghi, composizioni e forme, uomo e natura, giovani e giovanissimi.
Apre il servizio l’immagine che si è aggiudicata il titolo di Vincitore assoluto (scelta tra i vincitori delle singole categorie): Elefante africano di foresta, madre e giovane – di David Santiago (Spegna).
La galleria completa con tutte le immagini finaliste e vincitrici qui —> Galleria concorso 2021
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Asferico n. 67 – Le acque del Veneto
August 1st, 2021In questo completo articolo, Paolo Ugo, fotografo naturalista, storico socio AFNI, ripercorre i principali fiumi del Veneto. Un viaggio ideale attraverso le foci, il sinuoso incedere delle acque e le zone umide, non tralasciando i problemi che caratterizzano ognuna di queste zone.
La natura viene descritta da Paolo attraverso un’analisi attenta, meticolosa, così come gli ambienti che incontriamo nel suo racconto.
Una visione complessiva e complessa che è stata ben rappresentata dalla recente pubblicazione voluta dalla Sezione Veneto dell’AFNI (INCANTO, SILENZI – LA NATURA DEL VENETO) cui hanno preso parte tutti i soci della Regione.
Testo di Paolo Ugo
Immagini di Ioannis Schinezos, Oscar Benazzato, Nicola Baruffaldi, Armando Maniciati, Pierluigi Rizzato, Paolo Ugo, Bruno Boz, Renato Palazzi.
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Asferico n. 67 – L’incontro con…Georg Kantioler
August 1st, 2021L’incontro di questo numero è dedicato a Georg Kantioler, notissimo fotografo altoatesino.
Attraverso le domande riusciamo a conoscere molto dell’autore e delle sue immagini, minimaliste, straordinarie e delicate.
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Asferico n. 67 – Natura Selvaggia
August 1st, 2021Marco Andreini, storico socio AFNi e membro del Consiglio Direttivo, ci conduce nel suo racconto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che ui stesso definisce uno dei più bei Parchi nazionali d’Eropa.
Con una passione evidente e con ammirazione neiconfronti di chi ha voluto la costituzione dell’area protetta, Marco ripercorre le origini del Parco e il valore delle specie che ancora oggi lo popolano. Tra descrizioni di animali e piante, molti endemici, Marco illustra i luoghi più noti e i quelli più sconosciuti del Parco, ricordando sempre che l’incontro con il selvatico è una fortuna. E’ un momento quasi casuale che deve restare impresso nella nostra mente e che deve spingerci a proseguire nel percorso di protezione della Natura.
Testo di Marco Andreini
Immagini di Bruno d’Amicis, Pierpaolo Barcone, Umberto Esposito, Ismaele Tortella
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Asferico n. 67 – Voli astratti
August 1st, 2021Un articolo condiviso tra la redazione e autori diversi (tutti soci AFNI delle diverse regioni d’Italia) in cui si affronta il tema dell’astrazione in fotografia – anche in quella di natura – e di conseguenza sulla realtà così come viene percepita dal fotografo.
Perchè all’improvviso si avverte la necessità di realizzare fotografie al limite dell’astratto? Una fuga dalla realtà o un modo di percepirla?
Partendo da questi interrogativi, Ioannis ha intervistato alcuni fotografi italiani e i loro punti di vista sul tema sono davvero interessanti.
Testo e fotografie di Ioannis Schinezos, Gabriele Bano, Luca De Siena, Daniela Mauri/Michele Pennati, Mauro Pieroni
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Asferico N. 67 – Tuttapertura
August 1st, 2021In questo numero nella rubrica ‘Tuttapertura’ ospitiamo lo scatto della fotografa belga Ann Coppens.
Natura significa per Ann, pace e semplicità ed è proprio questo che cerca di cogliere nelle sue immagini.
Nel novembre 2016 Ann è stata premiata come Fotografa Europea Qualificata e così è diventata la prima fotografa naturalistica belga con queste abilità.
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Asferico N. 67 – Editoriale
August 1st, 2021Clicca e leggi l’editoriale del direttore
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Asferico n. 67 – Sommario
August 1st, 2021
Clicca per vedere i contenuti del numero 67 di asferico, quadrimestrale di fotografia naturalistica.
Pubblicazione: Agosto 2021 – AFNI edizioni – Fotografia e Natura in articoli e immagini da tutto il mondo.
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#PdV – Infinite forme (bellissime)…di Antonio Monaco
May 26th, 2021Il punto di vista – #PdV
Infinite forme (bellissime)
La fotografia macro consente osservazioni ravvicinate ad un dottore naturalista. Le sue lenti indagano tra il fogliame per scovare i bruchi. Autentica passione per Antonio, che adora ammirarli tra colori sgargianti e infinite forme (bellissime).
Polipodi. Molti di noi li conoscono con il loro nome comune: bruchi.
Durante le mie uscite, sovente mi capita di sorprendermi a riconoscerli immobili addossati a fili d’erba, a volte vaganti con il loro incedere paziente e sinuoso su staccionate, oppure intenti a fare ciò che sanno fare meglio: mangiare!
Per me, che sono dottore naturalista, rappresentano, in maniera tangibile e concreta, cosa sia la biodiversità con le sue infinite forme bellissime (parafrasando il titolo del celebre libro di Sean B. Carroll).

Spesso, quando mi capita di incontrarli, è presente con me mia figlia che prova per loro un’incontenibile ammirazione: colorati, piccoli, teneri ma talvolta capaci di sorprenderci. Come quella volta, sulla murgia pugliese, in un assolato e rosso pomeriggio di marzo in cui all’interno di “nidi” di Malacosoma franconicum (aggregati setosi di bruchi di questa falena) queste larve si muovevano a scatti in maniera sincrona e sincopata come sotto un influsso di chissà quale segnale.
Oppure quando, nei boschi del Parco Nazionale del Pollino, vidi calarsi, come funamboli esperti, dalle fronde degli alberi e appesi al loro esilissimo filo di seta, piccoli bruchi di geometridi.
E’ difficile descrivere tutte le caratteristiche di queste stupende forme animali che a volte sono perfino più sorprendenti delle loro immagini adulte (i Lepidotteri, ma anche Mecotteri e Imenotteri).
Non è facile incontrarli, perché molti di loro sono di dimensioni ridotte e con colori criptici, ma non è neanche possibile ignorarli quando si palesano con le loro colorazioni aposematiche di avvertimento e la loro taglia possente (sfingidi).

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#PdV – La fotografia trasversale…di Daniele Frigida
May 19th, 2021Il punto di vista – #PdV
La fotografia trasversale
Fotografare per conoscere, conoscere per salvaguardare. Un modo di pensare e vivere la fotografia naturalistica, che mette al centro tutti gli aspetti dell’ambiente. Il linguaggio tecnico traduce questa intenzione attraverso l’uso di strumenti differenti, dal tele spinto al grandangolo per non lasciare indietro proprio niente.
Numerosi sono i modi di intendere e praticare la fotografia naturalistica, soprattutto in un contesto come quello italiano, ricco di specie ed ambienti diversi tra loro; non a caso le declinazioni specifiche che questo genere assume sono molteplici e spaziano dalla fotografia faunistica a quella paesaggistica, passando per la macro ed altre ancora.
Spesso, come conseguenza di vari fattori, tra i quali il gusto personale o la particolare affinità con determinati aspetti della natura, si tende a sviluppare il proprio percorso fotografico concentrandosi esclusivamente solo su una di queste sottocategorie. Le conoscenze, le tecniche e le attrezzature convergono così tutte verso una specifica direzione, permettendo in molti casi di raggiungere risultati di assoluto valore, sia documentale che artistico, ma che molte volte, a mio modesto modo di vedere, restituiscono una visione della natura forse troppo limitata e verticale.
Personalmente, per contro, cerco invece di avere un approccio alla fotografia quanto più ampio e trasversale possibile, così da provare a cogliere al meglio tutti gli aspetti e le sfumature che la natura è capace di offrire, dai più palesi, come nel caso degli ampi paesaggi di montagna, fino ai più infinitesimali e nascosti, come il sorprendente dettaglio di un fiore o di un insetto.

Tuttavia è dal punto di vista della preparazione alla realizzazione sul campo di ogni immagine che questo approccio presenta la sfida più avvincente per il fotografo, il quale deve continuamente calarsi nei panni dell’eterno discente. Per ottenere buoni risultati in un così ampio campo d’azione le seppur rudimentali conoscenze che si devono avere sono infatti numerose ed in continua espansione; queste vanno, solo per citarne alcune, dalla meteorologia alla botanica, passando per la geologia e l’etologia animale.
E’ un approccio che certamente richiede molto a chi decide di applicarlo, ma al contempo è quello che più di altri esalta il concetto di fotografia come mezzo di arricchimento della propria sensibilità e conoscenza nei confronti della natura.

Le immagini che accompagnano questo articolo, più che un portfolio dei miei scatti migliori, sono un concreto esempio di questo mio modo di intendere la fotografia. Sono state scattate tutte nel medesimo ambiente nel corso di alcuni mesi di assidua frequentazione, cambiando di volta in volta, a seconda delle situazioni e dei soggetti, lenti, tecniche e punti di ripresa.
Il risultato è uno spaccato del paesaggio e di parte della biodiversità che caratterizza le alte terre dei Monti Simbruini, le mie montagne, da diversi anni al centro di un progetto fotografico voluto proprio per portare all’attenzione di un pubblico quanto più vasto possibile quest’angolo di Appennino, ancora troppo poco conosciuto per il suo grande pregio naturalistico.
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Si considera un “romantico” dell’immagine creata sul campo, per tale motivo pone la massima attenzione alla gestione della luce, alla composizione ed ai dettagli durante la fase di scatto, relegando alla postproduzione una quanto più minimale parte nel processo di creazione di una fotografia.
E’ inoltre fortemente convinto che la fotografia naturalistica trovi il suo più nobile scopo se finalizzata alla divulgazione dei tratti distintivi di un territorio, divenendo quindi veicolo di quella consapevolezza che è fondamentale per una reale valorizzazione, intesa prima di tutto come salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
Sulla base di questo principio, al fine di promuovere le peculiarità paesaggistiche e naturalistiche proprie dei Monti Simbruini, le montagne di casa, da anni si dedica a fotografare assiduamente questo specifico territorio; nel 2014 è stato co-fondatore del progetto “Orizzonti Simbruini”.
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#PdV – Lasciate ogni pensiero…di Giorgio Gregori
April 25th, 2021Il punto di vista – #PdV
Lasciate ogni pensiero
Varcando il confine tra il mondo come lo conosciamo e quello naturale, veniamo trasportati in una dimensione diversa dove i pensieri quotidiani non possono raggiungerci. E’ l’effetto benefico che l’ambiente ha su di noi.
Era un’attività a quell’epoca ancora abbastanza di nicchia, praticata da pochi appassionati.
Quelle immagini furono per me una folgorazione, mi spinsero ad iscrivermi a un gruppo livornese di fotografi che diventarono le levatrici dei miei primi primi vagiti nell’attività di fotografo naturalista.

Tale è la bellezza del luogo (una palude che rappresenta forse l’ultimo lembo della Maremma originaria, ove si assiste al compenetrarsi continuo ma sempre mutevole di cielo, terra ed acqua) che la frequentazione assunse presto i caratteri di una addiction. Ricordo ancora in epoca lavorativa i salti mortali coi quali cercavo di far collimare l’orario di lavoro con la frequentazione del posto, e quanto fosse frustrante non riuscirci.
Credo che tutti i fotografi appassionati (quindi sicuramente chi legge queste righe) ben conoscano la valenza terapeutica (mi sento di scomodare questo aggettivo a ragion veduta) della frequentazione del proprio spot preferito. Chiudere alle mie spalle il cancello d’ingresso significava anche depositare fuori preoccupazioni, affanni, problemi irrisolti per godere di quella fusione con la Natura che viene ben prima della cattura dell’immagine.
Al punto che rimpiango di non aver mai proposto di affiggere un cartello all’ingresso con le parole lasciate ogni pensiero o voi ch’entrate…
Dal punto di vista strettamente fotografico, siamo ovviamente nel regno degli uccelli acquatici, con notevoli contingenti di Anatidi e Oche selvatiche. Va da sé che la stagione migliore per numero di presenze è l’inverno (e mi sovviene subito l’immagine scolpita nella memoria degli osservatori con le gote rosse e i nasi gocciolanti, mentre la tramontana ululava dalle sia pur piccole feritoie).

Parole da innamorato, lo ammetto senza pudore.
Ma non da innamorato geloso, per cui il messaggio finale è questo: vedetela, finché si potrà…
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Da sempre attratto dal contatto con l’ambiente naturale, da circa trent’anni pratico la fotografia naturalistica, della quale continuo ad esplorare i vari settori con immutata passione dopo aver vissuto tutti i cambiamenti cui è andata incontro in questi decenni. Tramite la condivisione delle mie immagini, sia con associazioni che personalmente tramite i canali web, ho cercato di fornire un sia pur minimo contributo alla diffusione della conoscenza della Natura e alla consapevolezza dell’importanza di difenderla. Avendo spesso condiviso sul campo questa passione con amici fotografi (e che fotografi!) auspico che sia prossimo il momento di riprendere queste piacevoli abitudini


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#PdV – La sindrome del capanno…di Anne Mäenurm
April 21st, 2021Il punto di vista – #PdV
La sindrome del capanno
La prima reclusione, quella del 2020, vista a un anno di distanza. Portò sgomento i primi giorni, poi la nostra autrice ha trovato il modo di ingannare il tempo, concedendosi la possibilità di osservare e fotografare i frequentatori delle mangiatoie. Un approccio nuovo per una fotografa paesaggista, che le ha regalato nuove emozioni e la possibilità di esplorare un nuovo terreno fotografico.
La primavera arriva come sempre improvvisa, portando con sé fiori e un’aria nuova, e il risveglio di ogni abitante del prato di casa, mi spinge a uscire dal torpore invernale. La nuova euforia invade anche quest’anno Castions delle Mura, il piccolo paesino nella campagna della pianura friulana dove risiedo, fra Palmanova e Cervignano.
La mia passione è la natura e fotografarla in tutti i suoi aspetti mi emoziona ogni giorno, ormai da anni. E per questa mia vocazione la primavera è immancabilmente un momento propizio, una parentesi ciclica dove colori, suoni e profumi vanno fondendosi in un qualcosa che, per l’occhio del fotografo, ha qualcosa di magico.
Anche la mia amata montagna è sempre lì, ad attendermi, ma devo presto realizzare che ancora una volta non posso correrle incontro. Mi guardo attorno e il cielo è pieno del canto degli uccelli che non disdegnano gli alberi del giardino, anche se l’incanto è guastato da un retrogusto amaro. Questa strana parentesi di una primavera così lontana si ripropone di nuovo, per la seconda volta, da quando l’arrivo della pandemia ha cambiato tutto. Inevitabilmente il tempo piatto della restrizione rimanda la mente a un anno fa, facendo riaffiorare impressioni e ricordi di un lockdown che, malgrado i mesi trascorsi, non pare poi così distante.
Un anno dopo, passando davanti alla finestra del bagno che affaccia sul pesco noce e il ciliegio, ripenso al capanno che proprio lì avevo allestito nel 2020 per tenere vive le mie passioni.
Sotto quegli alberi si trovano le mangiatoie invernali, utilissime durante i rigori della stagione fredda per numerose specie, che tuttavia non ho mai avuto il tempo di osservare attentamente. Da sempre mi sono dedicata principalmente al paesaggio, anche perché la mia attrezzatura fotografica non comprende lunghe focali: pertanto, seppur piacendomi, l’avifauna non era mai stata una mia vera priorità. La posizione privilegiata di quello strano e intimo capanno cambiò le carte in tavola, ovviando al bisogno della focale lunga.
La ricerca di ottenere foto interessanti dei piccoli frequentatori alati del giardino, mi fece capire che non è un’attività né semplice né noiosa e, giorno dopo giorno, mi appassionò sempre più.
Il tempo investito nell’appostamento domestico ha ingannato in qualche modo l’emergenza Covid. Ho ricercato la luce più favorevole alla fotografia, trascorrendovi quattro ore al mattino e tre nel tardo pomeriggio, e mentre il tempo passava, in un mese riuscii ad osservare ben tredici differenti specie.
Per una neofita del birdwatching è stato un trionfo! Entrarono a quel punto in gioco manuali da consultare, amici da interpellare: tutto ciò che potè essere di aiuto a capirne qualcosa in più. Insomma, la novità mi piacque! Tortora dal Collare, Frosone, Pettirosso, Storno, Merlo, Ghiandaia, Fringuello, numerose Cinciallegre, Scricciolo, Capinera, Passero, Gazza e Peppola sono le frequentatrici giornaliere. La bellissima Peppola è quella che più mi emoziona; dopo alcune giornate di osservazione, riuscii a fare una buona foto di una bella coppia, dal marcato dimorfismo, sui rami più alti del ciliegio. La più difficile fu la ghiandaia, sempre diffidente, sempre elusiva.

A tutte queste emozioni ripenso guardando adesso quegli alberi da frutto attraverso la mia finestra.
Un anno è passato. Una nuova, forse tristemente simile, primavera è alle porte.
Il drammatico momento del Coronavirus ho tentato di combatterlo anche a modo mio e, a chi diceva state a casa, ho risposto chiudendomi all’interno del mio capanno improvvisato…per fotografare si intende!
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#PdV – Avventura con la lontra…di Ciro De Simone
April 14th, 2021Il punto di vista – #PdV
Avventura con la lontra
Per un fotografo naturalista, ogni incontro si traduce sempre in un’avventura. Le emozioni che percorrono la nostra mente sono tante, tutte concentrate in quei pochi minuti che la natura sa regalare. Ciro De Simone, fotografo campano, ci racconta proprio uno di quegli intensi, interminabili momenti.
Per la me la fotografia naturalistica è principalmente comunicare l’importanza della tutela della natura. Mi piace collaborare con associazioni che sono impegnate sul territorio nella tutela della fauna e dell’ambiente. Attualmente, come sezione Campania dell’Afni siamo impegnati ad aiutare l’oasi di Persano (luogo dove ho mosso i primi passi nella fotografia naturalistica) promuovendo una raccolta fondi per costruire un capanno per la fotografia naturalistica. Regina dell’oasi è la lontra (Lutra lutra), e qui voglio raccontare il mio incontro con questo raro animale.
In Italia, la popolazione di lontra è tra le più piccole ed isolate d’Europa.
La specie è tra le più minacciate della fauna italiana: l’oasi WWF di Serre Persano in Campania, é un luogo dove si può osservare in particolari periodi dell’anno (primavera e autunno) con una piccola dose di fortuna.
L’oasi di Serre Persano è un po’ la casa di noi appassionati di natura in Campania e già dalle prime visite all’oasi, il sogno di tutti è quello di poterla incontrare.
L’oasi dispone di capanni per l’osservazione della fauna ed è molto comodo aspettare all’interno l’arrivo di soggetti da fotografare.

Normalmente utilizzo una 5D Mark III ma, sperando in un ritorno del falco di palude per qualche scatto più ravvicinato, montai la 7D sul 300 2,8 duplicato. Non passarono nemmeno due minuti ed ecco che un lieve movimento tra l’erba attirò la mia attenzione. Ad un tratto comparve una Lontra con un pesce in bocca!!!
Puntai velocemente la camera, ma avevo troppi millimetri…e la 7D non riuscì a mettere a fuoco.
Puro panico: “adesso perdo un incontro eccezionale” pensai fra me. Provai altri tentativi di inquadrare, ma…niente!
Decisi allora di togliere il duplicatore, e a quel punto la lontra scomparve.
Lo sconforto mi prese e cominciai a pensare di aver perso una grande occasione.
Nel frattempo controllando i movimenti dell’acqua, notai delle piccole onde…”Ma allora sta ancora qui” pensai, e il miracolo avvenne!
Emerse dall’acqua e restò quasi 2 minuti con la testa fuori regalandomi una cinquantina di scatti, per me bellissimi.
Contentissimo, immaginavo il ritorno a casa con il felice pensiero di poter condividere quel momento magico ed ecco che vedo nuovamente la Lontra riemergere con un grosso pesce in bocca!
Un nuovo regalo strepitoso, una nuova occasione che mi permise di scattare ancora.
L’incontro è stato per me incredibile, e col passare del tempo la lontra è stata avvistata altre volte dai capanni dell’oasi.
Una volta, mentre accompagnavo in visita la classe elementare di mio figlio Luca, mi capitò di entrare in un capanno e di incontrare nuovi frequentatori che me ne parlarono.
Un po’ stupito e un po’ incredulo pensai che fosse stata scambiata con una nutria e invece era ancora là, in bella vista, appoggiata su un tronco, completamente fuori dall’acqua.

Segno che l’ambiente di Persano le è gradito e che si trova a suo agio senza sentirsi minacciata.
Un animale straordinario a cui auguro tanta fortuna, perchè possa vivere sempre libera e al sicuro nei nostri fiumi.
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Fin da piccolo ho amato la vita a contatto della natura, coltivata da ragazzo negli scouts e anche da adulto come capo scout. La fotografia si è affacciata nella mia vita verso i 18 anni e per un periodo ho lavorato come fotografo in villaggi vacanze, poi altri impegni professionali mi hanno allontanato sia dalla naura che dalla fotografia. Sono amministratore di un’azienda che tratta prodotti per la stampa digitale e fotografica. Dal 2012 ho unito le mie due grandi passioni
nella fotografia naturalistica.



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#PdV – Questione di particolari…di Marco Bondini
April 7th, 2021Il punto di vista – #PdV
Questione di particolari
Appassionarsi di fotografia macro e della conoscenza approfondita delle specie ritratte. Studiare, confrontarsi con entomologi esperti per classificare gli animali. Questo l’approccio che ci racconta, passo per passo, Marco Bondini.
Chi mi conosce sa che il mio grande amore nei confronti della natura si è da sempre e soprattutto concretizzato nello studiare e documentare fotograficamente il micromondo.
Per questo motivo ogni tanto gli amici mi interpellano e mi chiedono il nome degli insetti che hanno fotografato; non sempre però riesco a dare risposte certe, sia perchè le mie conoscenze sono limitate, sia perchè nelle foto che mi vengono presentate molto spesso non si vedono i piccoli particolari necessari all’identificazione.
Ho cominciato a pormi il problema di classificare i miei soggetti una decina di anni fa, quando con la mia prima fotocamera digitale ho potuto dire addio alla parsimonia con cui scattavo le mie foto e ho cominciato a ritrarre tutti gli animali che vedevo e che avevano sei, otto o più zampe.
Per riuscire ad avere le informazioni che mi mancavano ho frequentato vari forum naturalistici, sono entrato in contatto con entomologi professionisti e ho conosciuto delle persone molto pazienti e sempre disponibili a rispondere alle mie domande. In questo modo sono riuscito a classificare più di 20.000 foto, per un totale di quasi 2.000 specie.

Da sempre gli scienziati hanno cercato di ricostruire il cosiddetto “albero della vita”, risalendo dalle prime cellule, antenate comuni di animali e piante, per arrivare a tutte le forme di vita con cui condividiamo il pianeta. Questo immane lavoro diventa ancor più complesso quando si entra nel mondo degli invertebrati: numerose nuove specie vengono descritte ogni anno, generi vengono accorpati o divisi, sottospecie diventano specie…
Il nostro attuale sapere costituisce il risultato di secoli di studi e ricerche, ma è solo una piccola percentuale di tutto ciò che rimane da scoprire.
I fotografi naturalisti, con le loro osservazioni, possono e devono dare un contributo al lavoro dei ricercatori che, da soli, non riescono ad arrivare ovunque. Ovviamente oltre alle foto artistiche è necessario farne qualcuna molto dettagliata.
Per illustrare questa cosa con un caso specifico, voglio farvi vedere qualche immagine dove sono ritratti alcuni coleotteri appartenenti alla famiglia Malachiidae. Questi sono insetti relativamente facili da osservare, nel periodo primaverile-estivo; io li trovo sempre nei fiori o sulle graminacee. A mio parere sono anche fotogenici perchè hanno colori molto accesi. Quando ho cominciato a fotografarli mi sembravano tutti uguali, appartenenti alla stessa specie; quando però ho cominciato a postarli su un forum naturalistico mi sono accorto di quanto mi stessi sbagliando e quanto fossero importanti quei piccoli particolari che ad un primo esame non mi erano saltati all’occhio.
Apro una parentesi per ringraziare l’entomologo Gabriele Franzini che ha pazientemente analizzato tutte le mie foto e mi ha dato delle utili indicazioni su come riconoscere questi piccoli abitanti dei prati. Con mia grande sorpresa ho scoperto che i miei esemplari appartenevano addirittura a quattro specie e tre generi diversi: Malachius australis, Anthomalachius spinosus, Clanoptilus italicus e Clanoptilus spinipennis.
Senza addentrarci nell’illustrare le chiavi dicotomiche di questi insetti, vi dirò che alcuni dei particolari necessari all’identificazione sono: l’apice delle elitre, la forma dei primi articoli delle antenne, il colore di tarsi e palpi, la peluria più o meno corta… Insomma, è necessario fotografarli da più angolazioni se si vogliono identificare.
Le foto del Clanoptilus spinipennis sono quelle che mi hanno dato più soddisfazione: in Italia vivono due sottospecie: quella nominale (spinipennis) è diffusa nel settentrione e l’altra (brevispina) è diffusa nel meridione. Gli areali conosciuti delle due sottospecie arrivavano rispettivamente a Riccione e Pescara.

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Asferico n. 66 – Sommario
April 1st, 2021
Clicca per vedere i contenuti del numero 66 di asferico, quadrimestrale di fotografia naturalistica.
Pubblicazione: Aprile 2021 – AFNI edizioni – Fotografia e Natura in articoli e immagini da tutto il mondo.
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#PdV – Evolvere verso nuove prospettive…di Giovanni Angradi
March 31st, 2021Il punto di vista – #PdV
Evolvere verso nuove prospettive
L’articolo della settimana è molto personale. Giovanni, fotografo marchigiano, ci racconta di come la sua vita sia cambiata totalmente, avvicinandosi alla natura e a un mondo “lento”, scoperto in un piccolo borgo italiano. La divulgazione alla conoscenza del territorio si è unita alla fotografia di natura, scoprendo di avere occhi nuovi e nuove emozioni.
Quando nel 2008 decisi di acquistare una piccola abitazione nel borgo di Elcito, un castello del 1300 arroccato su uno sperone di roccia a 820 metri di altezza alle falde del Monte San Vicino, non mi ero reso conto di cosa questa scelta avrebbe rappresentato in futuro per la mia vita.
Ero un ambientalista e fotografo della domenica in cerca di pace e tranquillità dopo una vita un po’ movimentata.
Stavo partecipando assieme ad altri amici alla battaglia per la istituzione di una Riserva Regionale osteggiata dalle solite lobby dei cacciatori e dei fuoristradisti e non solo.
Partita vinta alla fine del 2009 ed alcuni anni dopo con l’ampliamento dei confini, Elcito conosciuto anche come il piccolo Tibet delle Marche, è entrato a far parte dell’area protetta.
È stato in quel periodo che sono stato contattato da alcuni fotografi dell’Afni Marche che volevano dei consigli per realizzare un libro fotografico dedicato all’area protetta poi pubblicato con il titolo Il Monte San Vicino. Scoperte le potenzialità della fotografia naturalistica ho partecipato ad un corso organizzato dall’Afni Marche e sono entrato a far parte dell’associazione.

Ed è stato così che ho scoperto che ero vicino a due aree floristiche protette, con fioriture che iniziavano con i primi tepori invernali fino all’autunno inoltrato.
Poche centinaia di metri dal paese, su vecchi terrazzamenti una volta coltivati, in primavera nascevano orchidee di ogni tipo e la vegetazione spontanea favoriva la presenza di bruchi e farfalle in continuazione.
Poi la faggeta secolare del Canfaito, una volta attraversata solo sui sentieri ora veniva vissuta anche nei più piccoli anfratti alla ricerca di forme e colori ma soprattutto sensazioni da vivere nell’assoluto silenzio.
Ed infine scoprire che in fondo all’altipiano del Canfaito c’era una specie di belvedere che spaziava dai Sibillini, al Gran Sasso, alle montagne abruzzesi fino al mare e da dove alzandosi nel pieno della notte si poteva vedere il sole sorgere dal mare ed illuminare le montagne ed il paesaggio sottostante, spesso immerso in un mare di nebbie.
Contatto con la natura, lunghe sedute fotografiche a qualunque ora del giorno compreso il silenzio e l’atmosfera magica della notte hanno accompagnato ed accompagnano la mia vita.
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#PdV – Dall’alto…di Marco Maggesi
March 24th, 2021Il punto di vista – #PdV
Dall’alto
Affrontiamo gli aspetti di un punto di vista propriamente detto, ovvero l’approccio e le tecniche utilizzate dal fotografo, per rappresentare il mondo con una visione insolita, soprattutto se applicata alla macro.
Prima dell’avvento su larga scala dei droni, era molto raro osservare fotografie scattate dall’alto.
Ricordo ancora bene lo stupore e la meraviglia che provai osservando la foto “Creative dining” di Brian Skerry, premiata al Wildlife Photographer of the Year nel 2014, che rappresentava un gruppo di delfini in caccia in un fiume della Florida, ottenuta fotografando da un elicottero.
Con il fidato Micro-Nikkor 60mm, iniziai a fare le prime prove e a ottenere dopo breve tempo alcuni risultati appaganti sui miei soggetti preferiti: anfibi e invertebrati.
Questo metodo di lavoro diventò ancora più soddisfacente quando iniziai ad aiutarmi con flash e pannelli riflettenti, per ottenere luci uniformi sul campo inquadrato e applicando la tecnica in presenza di sfondi piuttosto omogenei, in modo che le immagini risultanti non includessero troppi elementi di disturbo o distrazione.
Smarcandomi dalla linea dell’orizzonte capii che era possibile avere maggiore libertà nell’inquadratura potendo ruotare la camera a piacimento.
Successivamente ho applicato questa tecnica con altre ottiche che spaziano dal grandangolare al teleobiettivo.
Lo studio della composizione e delle geometrie chiaramente è un percorso che ho iniziato con la fotografia classica ma che trova in questa tecnica un’esaltazione necessaria, poiché tutto l’inquadrato risulta a fuoco e bisogna essere molto precisi nei tagli su tutti i lati del fotogramma.
Proprio grazie a questa tecnica ho ricevuto alcuni riconoscimenti nei concorsi fotografici che mi hanno spinto a continuare ad elaborare gli scatti ottenuti fotografando la natura “dall’alto”.

Qui presento alcune delle immagini più riuscite, scattate utilizzando questa tecnica che ancora oggi continuo a coltivare, evolvere ed applicare sul campo.
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Fotografa la natura dal 2008, focalizzando i suoi lavori su flora e fauna autoctone, principalmente sulla fauna minore, realizzando anche mostre divulgative. Amante della varietà degli ambienti del nostro Paese, dal mediterraneo all’alpino.



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Nelle zone umide
February 17th, 2021Dal 2 febbraio abbiamo iniziato un viaggio nelle zone umide italiane, attraverso le fotografie dei nostri soci e i video delle sezioni regionali dell’AFNI.
Le immagini scattate da nord a sud della Penisola, compongono un mosaico di bellezza e biodiversità: uno dei più complessi tra gli ecosistemi è così rappresentato dai fotografi.
Tutto ha inizio con la volontà di celebrare queste aree di confine, dove gli equilibri di acqua e terra generano la vita, a partire dalla giornata mondiale delle zone umide, nel 50° anno dalla sottoscrizione della Convenzione di Ramsar.
Ogni giorno pubblichiamo dieci immagini su queste pagine e sui profili facebook e instagram della nostra Associazione, nella speranza di ricordare e ricordarci il valore inestimabile della natura, per proteggerla e difenderla.
#RestoreWetlands non è solo il nostro hashtag, ma anche il nostro invito, perchè questi scrigni di biodiversità possano raggiungere in buona salute le generazioni future.
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#PdV – Quando il tempo non esiste…di Saverio Barchiesi
February 17th, 2021Il punto di vista – #PdV
Quando il tempo non esiste
La natura vissuta in totale immersione accoglie e esalta la concentrazione, il pensiero, le sensibilità. E allora i pensieri possono correre liberi in uno spazio “senza tempo”, come quello descritto dal nostro autore, quando riesce a concedersi una giornata governata solo dai ritmi circadiani.
Ecosì è successo nuovamente: dopo il lockdown primaverile, la mia regione, le Marche, è passata dal colore giallo, all’arancio (parlo ovviamente delle aree a cui si associano i colori in base al rischio epidemico di diffusione del coronavirus), decretando un limite drastico ai movimenti delle persone.
Fortunatamente mi sono mosso in tempo e sono riuscito a fare delle uscite fotografiche per godermi la stagione più bella dell’anno per i fotografi, l’autunno, che con i suoi stupendi colori veste la natura.
I gialli gli aranci ed i rossi hanno colorato i nostri paesaggi e, come dicevo, purtroppo anche le nostre regioni per altri motivi, queste uscite mi hanno però permesso di non pensare troppo a questi tristi eventi.
I momenti che trascorro a contatto con la natura per fotografare, sono scanditi solo dalla luce: mi ritrovo a controllare l’orologio solo perché il buio prende campo e l’esposimetro è lì ad indicarlo. Per questo le giornate più proficue dal punto di vista fotografico sono quelle completamente assenti da impegni, ho creato quindi nel mese di ottobre e novembre i presupposti per godermi questa stagione.

Mi piace lasciarmi sorprendere da questi cambiamenti e da luoghi che non conosco.
Non amo programmare orari, recarmi in punti super frequentati da altri fotografi per rifare immagini già scattate a migliaia, che poi ovviamente risultano tutte uguali e spesso troppo impersonali. Mi piace credere che la mia foto sia unica, perché io sono unico (soprattutto per i miei difetti ovvio) e io decido dove, come e perché scattare.
Anche i cambiamenti in me stesso si riflettono nelle foto. Gli stessi luoghi cambiano al cambiare del mio umore, le mie esperienze di vita…i libri che leggo ad esempio, mi portano sicuramente a visioni diverse in periodi diversi della mia esistenza.
Ritornando ai luoghi, dopo aver assorbito i grandi spazi mi dedico ai particolari, l’occhio si concentra sempre più sulle porzioni più piccole del paesaggio, non per questo meno affascinanti, ma che a me colpiscono solo dopo un po’, solo dopo essermi ambientato, o forse in realtà è la natura mi si mostra solo dopo aver capito che sono lì per lei, per ammirarla, per corteggiarla e non per “uno scatto e via”.
L’appennino marchigiano offre spazi incantevoli, mi sorprendo sempre nel constatare che a pochi chilometri da casa puoi ritrovarti isolato completamente nella natura, senza traffico e persone.
Questo mi consola, penso che non abbiamo ancora distrutto tutto, nessuno può sapere cosa ci riserverà il futuro, il cambiamento può essere repentino in qualsiasi direzione, quello che stiamo vivendo in questo ne è la dimostrazione.
Non per questo dobbiamo rassegnarci pensando di essere ininfluenti nella conservazione dell’ambiente, molto di quello che vediamo intorno a noi è colpa e merito nostro, mai fermarsi nel perseguire il nostro obiettivo di fotografi naturalisti dell’AFNI: prima quello collettivo di rispetto e conservazione dell’ambiente e poi anche quello più personale di uno scatto che conservi tutte le sensazioni della nostra giornata a contatto con la natura.
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#pdv – Obiettivi puntati al cielo…di Giovanni e Renzo Stimolo
February 8th, 2021Il punto di vista – #PdV
Obiettivi puntati al cielo
Come ha cambiato la pandemia, se lo ha fatto, il modo di scattare e di vivere la natura di un fotografo naturalista? Le limitazioni nel movimento hanno costretto i fotogrammi, ma non hanno certamente limitato la passione e le energie. Ce lo raccontano due fotografi, due fratelli.
Per due amanti della natura e della fotografia naturalistica itinerante, priva di lunghi appostamenti e/o capanni, è una vera sfida fissare il punto di ripresa.
Per di più siamo soliti cestinare tutti gli scatti contenenti elementi antropici, a meno che non si tratti di manufatti rurali.
In questa situazione che limita fortemente i nostri movimenti, realizzare scatti che non tradiscano i nostri canoni, appostati nella terrazza della nostra abitazione, circondati da una distesa di tetti e una selva di antenne, ci ha spinti a reinventarci.
In queste condizioni apprezziamo ancor più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il valore della wilderness di cui siamo continuamente alla ricerca e che spesso troviamo nel nostro girovagare, quando ancora era possibile farlo. Da questa posizione obbligata, l’unica wilderness riusciamo a trovarla nel cielo e nei suoi abitanti.
Siamo all’inizio della fase migratoria che porterà tante specie di uccelli ad affollare i nostri cieli, quindi alle immancabili taccole cornacchie gazze e passeri, cominciano ad affiancarsi tanti altri passeriformi oltre agli indiscussi attori protagonisti, i rondoni e i nostri amati grillai.
Li osserviamo volteggiare liberi nel cielo e, ad un velato rammarico per non poter essere altrettanto liberi, si associa un sentimento di gioia e di speranza.
Dalla terrazza di casa cominciamo quindi a giocare con le rondini, cercando di immortalarle mentre sfrecciano velocissime, ad osservare l’incredibile comportamento degli intelligentissimi corvidi nonché a spiare la vita dei grillai nel pieno della loro fremente attività riproduttiva.
Non riusciamo però ad includere nei nostri scatti le antenne, i cornicioni e le ringhiere, nonostante fungano da comodi posatoi per i nostri amici.
L’unico artefatto che siamo riusciti a digerire è stata la cupola di una delle chiese del centro storico della nostra città ben visibile dalla finestra.
Per il resto abbiamo cercato di ambientare i soggetti nel blu del cielo terso, tra le nuvole, durante un tramonto o sulla luna!
In quegli istanti, passati ad osservare il cielo siamo riusciti ad evadere dalla nostra abitazione, a non pensare al grande problema che stiamo vivendo nonché al futuro che ci attende.
La natura va e andrà avanti, con ritmi sempre più modificati dall’azione dell’uomo, ma adesso è, e sempre sarà, la nostra unica vera fonte di ispirazione.
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#pdv – L’anno bisestile … di Gigi Gallone
February 8th, 2021Il punto di vista – #PdV
L’anno bisestile
La pandemia, la clausura, hanno fatto mancare un appuntamento con la natura.
Si può pensare positivo facendo di necessità virtù e scoprire che malgrado i limiti, si possono trovare nuove energie nel quotidiano.
Eppure quell’appuntamento rimandato, è pur sempre una perdita. Leggiamo le riflessioni di un fotografo di natura.
CCredo che ogni fotografo non dimenticherà mai ciò che ci ha riservato quest’anno bisestile, già a cominciare con le prime avvisaglie di primavera.
Fremevo per l’avvicinarsi della bella stagione e già cominciavo a programmare le prossime e numerose uscite.
Da amante della natura già assaporavo il contatto con il mondo che si svegliava con i primi tepori, con le giornate sempre più lunghe. No, non era così semplice.
Non avevo fatto i conti con l’altra natura, quella che ha condizionato il mio più grande amore per il micromondo animale e vegetale, con la fauna e con la flora, con gli insetti e le farfalle: il Coronavirus.
Eppure la vera natura si svegliava, senza di me, e neppure si accorgeva di quanto soffrivo per non poterla rivivere con le immagini.
Purtroppo non avevo scelta, dovevo soffrire, non sapevo se e per quanto tempo ancora. Piano piano gli spazi si sono allargati e c’è stata la lenta riapertura che mi ha dato la nuova carica per riprendere le belle abitudini. Ma i pericoli non sono finiti con questa nuova ondata, spero per breve.
Volendo però interpretare gli avvenimenti che si sono susseguiti freneticamente, non mi sono perso d’animo e ho cercato ugualmente di viverli avvicinandomi a quel micromondo nascosto e sconosciuto al quale sono tanto affezionato.
All’inizio vicino casa e poi rinchiuso in quegli spazi angusti del giardinetto che, da fortunato, potevo permettermi di utilizzare, imparando a conoscere ogni centimetro.
Spesso soggetti insignificanti e per i quali, da macrista quale io sono, non mi ero mai soffermato ad esaminare tanto da vicino, persino le infiorescenze fra le erbe e fra i muschi hanno attratto la mia curiosità e attenzione.
Ho perso invece irrimediabilmente, per quest’anno, ciò che la natura ha vissuto inconsciamente senza di me.
Non si è fermata, a lei il Virus non importa, non lo ha mai conosciuto, non ha fatto il lockdown, si è invece salvata, almeno parzialmente, da tutti quei veleni che noi stessi utilizziamo per produrre sempre di più ciò che poi dobbiamo necessariamente consumare sulle nostre tavole.
Ho perso il suo risveglio, tantissimi fiori, tante orchidee spontanee, tanti insetti impollinatori, ma chissà quanto avrà gioito, questa meravigliosa natura, a rinascere in modo più pulito, in un silenzio assordante, in un cielo più blu.
Ricordiamocelo per gli anni a venire.
La natura non appartiene a noi e dobbiamo trattarla con educazione e rispetto, siamo i suoi ospiti. Non a caso la citazione che fra tutte preferisco è questa: “Fa che la natura non si accorga del tuo passaggio, lascia i luoghi che fotografi come li hai trovati”
Le immagini qui riportate sono tutte rigorosamente eseguite in “clausura”

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#pdv – La musica delle immagini … di Luigi Tanganelli
January 27th, 2021Il punto di vista – #PdV
La musica delle immagini
Quando due passioni fanno parte della nostra vita, si confondono e si mescolano, influenzandosi a vicenda. Succede così per Luigi Tanganelli che ha condiviso queste riflessioni tra fotografia e musica.
Sono musicista di professione e più precisamente interprete al pianoforte degli autori classici del passato.
Gran parte dei grandi compositori classici sono stati legati idealmente alle atmosfere che la natura gli ha offerto.
Dai madrigalisti con Monteverdi a Vivaldi per il periodo barocco, dal classicismo di Beethoven fino ai romantici con Schumann, da Grieg a Tchaikovsky e dagli impressionisti con Debussy e Ravel fino ai giorni nostri, tutti hanno composto, ispirati dalla natura e dalle sue atmosfere, brani con suggestioni più o meno esplicite a volte perfino intitolando inequivocabilmente le loro opere.
Da sempre ho lavorato sul pianoforte nella ricerca dell’equilibrio delle forme musicali ma soprattutto del suono e del timbro in un percorso che è sempre stato in continua evoluzione per creare visioni sonore ricche di colore, di sfumature dinamiche e di atmosfere riconducibili a quelle che solo la natura sa regalare.
Da alcuni anni la passione per la natura ha scaturito il bisogno di immortalare con la fotografia i momenti vissuti per poi riviverli e trasmetterli come immagini sonore ed esperienze nelle mie interpretazioni al pubblico.
Affascinato all’inizio da un gioco molto coinvolgente di apprendimento tecnico, proprio come nel mio strumento, poi é prevalso il bisogno di trasmettere sensazioni e di ricercare nella fotografia un coinvolgimento totale per immergere l’osservatore dentro la scena ripresa.
Vivere l’emozione del sorgere del sole dalla cima di una montagna e poter contemplare gli spazi infiniti o restare per ore ad ammirare la grandiosità di un paesaggio sempre in continua mutazione con lo scorrere delle stagioni o degli eventi atmosferici; cogliere le sfumature intime e particolari del bosco con i suoi colori, suoni e profumi. Momenti magici che lasciano il segno indelebile in ognuno di noi.

Da qui l’importanza di poter frequentare e vivere assiduamente i luoghi che sento miei, per poter imparare a cogliere e ad osservare tutti i particolari che quotidianamente si evolvono e immedesimarmi totalmente nei paesaggi che decido di raccontare.
Al termine del percorso fotografico anche la post produzione quindi diventa un momento fondamentale. Il RAW é la partitura da far rivivere all’osservatore per renderlo partecipe della esperienza vissuta e come per la musica é fondamentale il rispetto dell’interprete verso l’opera, così la fotografia pur lasciando lo spazio alla sensibilità, creatività e conoscenza, credo debba essere rispettosa della realtà vissuta per saper apprezzare e cogliere in tutte le sue sfumature la sua naturale bellezza.
Buona natura a tutti!

La Rivista di Fotografia Naturalistica ASFERICO ha pubblicato alcune immagini nelle ultime edizioni.
Recentemente é stata esposta alla Mostra di Fotografia Naturalistica a Mosca una immagine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
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#pdv – La fotografia come forma di espressione artistica … di Nicoletta Muscas
January 20th, 2021Il punto di vista – #PdV
La fotografia come forma di espressione artistica
Nicoletta Muscas punta la luce sulla “risposta emotiva” del fotografo di fronte alla natura, che è soggetto sempre delle sue fotografie, e invita a riflettere sulla visione unica che ogni autore imprime nelle proprie immagini.
Illegame tra il fotografo e il territorio in cui opera è sicuramente molto importante.
Tuttavia, non sempre le fotografie che ritraggono soggetti naturali vengono concepite con il solo scopo di raffigurare in maniera oggettiva e riconoscibile il luogo nel quale sono state scattate o documentare il comportamento di una determinata specie.

L’immagine che ne risulta può suggerisce concetti non strettamente legati al luogo dal quale trae origine, alla flora o alla fauna rappresentate.
L’idea dell’immagine come metafora, benché ampiamente utilizzata in altre arti visive, è spesso una rivelazione per i fotografi.
L’atto di fotografare è di per sé semplice: qualsiasi soggetto può essere ritratto da chiunque si trovi in un dato luogo in un dato istante e sappia azionare una fotocamera.
La fotografia è molto democratica in questo. I moderni smartphone hanno reso ancora questo gesto ancora più immediato.
Attraverso le immagini creative, il fotografo ha invece la possibilità di mostrare qualcosa che prescinde dalle qualità intrinseche di un soggetto e dalle circostanze del momento.
Esse si originano dalla sua visione unica, dalla sua capacità espressiva, e sono capaci di mostrarci qualcosa che non esisterebbe se egli non l’avesse immaginata e creata.

Se un’immagine illustrativa si limiterà a ritrarre questi elementi, che potranno essere già di per sé interessanti, un’immagine creativa comunicherà qualcosa che andrà oltre le sembianze di ciò che appare visibile nel fotogramma. Cosa ci colpisce ed emoziona davanti a questo genere di fotografie è, dunque, la genialità con la quale l’artista ha reinventato il mondo mostrandoci ciò che è conosciuto in modo inaspettato.
L’arte non è lo specchio in cui riflettere il mondo, ma un martello per forgiarlo – diceva il poeta e scrittore russo Vladimir Majakovskij.
Sarebbe dunque un errore limitarsi a valutare il grado di fedeltà di queste immagini con la realtà (criterio spesso adottato anche dagli stessi fotografi) in quanto significherebbe non riconoscere i diversi generi, stili e intenti che caratterizzano questo linguaggio.
Ed è proprio questa incapacità uno dei più grossi limiti verso il pieno riconoscimento della fotografia come forma di espressione artistica a differenza di quanto avviene per alter forme d’arte come la pittura e la scrittura, dove chiunque saprebbe distinguere (e valutare di conseguenza) un dipinto astratto da un’illustrazione tecnica, una poesia da un articolo di cronaca.

#pdv – In cerca di emozioni … di Cristiano Vendramin
January 13th, 2021Il punto di vista – #PdV
In cerca di emozioni
Conoscere così bene i propri luoghi, tanto da progettare un’uscita fotografica mirata per costruire un racconto. Il bagaglio di conoscenza guida il fotografo che sa di trovare la fonte sicura di ispirazione
Quando mi è stato chiesto di partecipare alla rubrica Il Punto di vista non ho avuto esitazioni nel rivolgere il pensiero alla Foresta del Cansiglio, ambientazione di splendide giornate trascorse in natura.
Questa Foresta offre al fotografo frontiere infinite entro cui far spaziare l’immaginazione.
Al contempo ero consapevole che sarebbe stato inutile ogni tentativo di fornire, seppur sommariamente, una descrizione della grandiosità e delle peculiarità naturalistiche di questo sito.
Lo stesso ragionamento valeva anche per un breve racconto fotografico.
Penso che ognuno di noi sia consapevole di essere testimone di una frazione, infinitesimale, della storia e dell’evoluzione della natura, la quale sfugge alle dinamiche ed alle ristrettezze del tempo a nostra disposizione.
A dirla con le sagge parole di Mario Rigoni Stern, il tempo della foresta non è quello del campo, né del frutteto, nemmeno quello della vita di un uomo.
Senza dunque alcuna pretesa, tantomeno di esaustività, ho quindi deciso di scegliere una stagione (l’autunno), e di raccontare una recente uscita fotografica.
Parto la mattina, di buon’ora, da Vittorio Veneto, mia città natale sita proprio a due passi dall’altopiano.
Questa vicinanza – non lo nascondo – mi è stata di forte aiuto nel corso del 2020, anno segnato da un’emergenza sanitaria che ci ha imposto distanziamenti interpersonali e riduzioni degli spostamenti.
Torno con voglia a fotografare dopo la breve pausa estiva: in autunno cambia la luce, e si creano condizioni ideali per i fotografi naturalisti.
Non mi riferisco solamente ai colori, davvero mozzafiato, della stagione, ma anche alle nebbie che, specie in Cansiglio, grazie alla sua morfologia, possono ristagnare per giorni interi.

In circa venti minuti d’auto, poco prima dell’alba, arrivo alle pendici del Monte Pizzoc, uno dei rilievi che circondano l’altopiano del Cansiglio.
Il fenomeno, caratteristico di questi luoghi, dell’inversione termica, fa sì che vi sia una inversione anche nella presenza delle specie vegetazionali, con il faggio (Fagus sylvatica) sito a quote più alte (tra i 1100 e i 1400 mt) rispetto all’abete.
Zaino in spalla mi addentro nel bosco, sperando che la nebbia dalla conca cominci a risalire.
In appena mezz’ora il bosco cambia completamente aspetto, la nebbia non si è fatta attendere.
In un primo momento, ancora assente la luce, percorro un sentiero tenebroso; attorno a me sento la presenza di alberi vertiginosi, che assumono sembianze più che stravaganti.
I folti rami, come lunghi capelli paiono scendere dal cielo; altri formano invece archi o strutture che riconduco a immagini familiari.
In un piccolo prato un faggio, spezzato dalla forza dal vento, giace da chissà quanti anni.
Ad un certo punto, inaspettatamente, la luce del nuovo giorno riesce a farsi spazio, rendendo le cortecce dei faggi di un elegante grigio argenteo. Mi sembra di poterle toccare da quanto sono piene di vita.
L’atmosfera è proprio quella che cercavo; il bosco tutto per me, il bianco della nebbia a cancellare ogni distrazione ed elemento di disturbo, il tempo che sembra essersi fermato mentre utilizzo la mia reflex.
Quando il sole, ormai alto, scaccia la residua umidità, guardo l’orologio e noto che sto fotografando da oltre tre ore.
Ma l’incanto non è ancora del tutto svanito.
Nell’uscire dal bosco, rigenerato, noto un esile faggio che si erge – in tutta la sua fierezza – proprio al limitare del ciglio della strada; anche a lui non ho potuto che dedicare uno scatto prima di rincasare.
Ora però la luce è troppo forte, e metto via soddisfatto l’attrezzatura fotografica.

E forse, a pensarci bene, è proprio questo quello che cerco nella fotografia: vivere un’esperienza che mi stupisca e fissare quell’emozione in una immagine. Meglio ancora se questa magia avviene nei luoghi a me cari, e dall’osservazione delle cose più semplici.

Dal 2019 fonda con altri tre fotografi naturalisti italiani il gruppo Innerscape, con l’obiettivo di proporre una fotografia introspettiva, che valorizzi la visione più intima della natura.
#pdv – Carso, un mondo a colori … di Marco Feresin
January 6th, 2021Il punto di vista – #PdV
Carso, un mondo a colori
Immergersi nei colori autunnali, studiando la luce delle piante e in particolare del Sommaco. L’occhio fotografico si rinnova sempre anche quando si è davanti a un unico soggetto…merito della conoscenza, dell’osservazione e della passione.
Sono oramai da più di trent’anni un appassionato di fotografia e la scoperta di questo mondo, per me, è avvenuta per caso.
E colei che involontariamente mi fece conoscere un universo nuovo è stata mia madre che stufa di vedermi scattare fotografie durante i miei viaggi giovanili in Europa, con fotocamere di plastica presenti come gadget nei fustini del Dixan (allora per aumentare le vendite si faceva così), mi comperò la mia prima reflex, una Pentax P30n, macchina a pellicola manual focus con esposizione automatica e manuale a priorità di diaframmi, che tutt’ora ho e che funziona ancora perfettamente.
Ovviamente le foto che ne uscivano da quelle compatte di plastica erano inguardabili visto che non si poteva intervenire in nessun modo in fase di scatto e ci si doveva affidare alla classica giornata di sole…

E partendo da queste ultime considerazioni che ho pensato di scrivere alcune righe aventi per oggetto il Carso, un mondo a colori, luogo ricco di spunti interessanti che grazie alla fotografia ho imparato a scoprire.
Tutti più o meno sappiamo cos’è il Carso, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia (provincia di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. E tutti sappiamo anche cos’è il carsismo, cioè una particolare forma di modellamento superficiale e sotterraneo causata dall’azione delle acque meteoriche, sorgive e profonde su alcune rocce.
Quando si pensa al paesaggio carsico la prima cosa che viene in mente è una landa desolata ricca di arbusti spinosi e rocce spigolose dove…non c’è nulla da fotografare…e invece, c’è un mondo la fuori! Negli ultimi tempi nelle mie passeggiate, armato di zaino, macchina fotografica e treppiede, mi sono concentrato sui colori autunnali degli arbusti che popolano l’altopiano, sommaco in primis ma anche sulla flora del periodo attuale (ciclamini principalmente) nonché sulla fauna più facile da intravedere come caprioli e i camosci, quest’ultimi presenti nella zona che va dal goriziano sino al monfalconese. Va precisato che in zona vivono anche altri animali tra cui lo sciacallo dorato, ma è difficilissimo da vedere in quanto molto schivo.
I colori dicevo. Subito dopo il primo freddo d’autunno, per merito del Sommaco, ampie zone del Carso si tingono di colori che variano dal giallo oro al rosso brillante al porpora, e che paiono talvolta vere e proprie fiammate nel paesaggio della landa carsica.
E’ un caratteristico arbusto il cui nome scientifico è Cotinus coggygria Scop. o Rhus cotinus L., ma che è anche noto come scotano o con il suggestivo nome di albero di nebbia (nome dovuto alle infruttescenze, vistosamente piumate, e che paiono quasi sbuffi di fumo).
Nella landa carsica, battuta dalla Bora, la sua altezza raramente raggiunge i due metri. Se attecchisce in zone riparate, allora si sviluppa in altezza, raggiungendo anche le dimensioni di un albero. E’ una pianta eccezionalmente robusta, che si accontenta di affondare le proprie radici in pochi centimetri di terra tra le fessure della roccia.
Nelle mie immagini l’ho ritratto cercando di enfatizzarne i colori assunti in questo periodo, sia dando ampio respiro all’immagine mediante l’uso di grandangolari sia concentrandomi sui particolari quali foglie o l’intreccio dei rami. Certe volte sono proprio entrato dentro l’arbusto stimolato magari dalla luce piatta di quel particolare momento da usare come sfondo all’immagine che avevo in mente.
Ma come dicevo, non mi sono dedicato a ritrarre il solo sommaco. Camminando lungo i sentieri spesso ci si imbatte in zone dove si possono trovare i ciclamini, che con la loro colorazione contribuiscono ad arricchire la tavolozza dei colori autunnali. Hanno una delicatezza unica questi fiori, stregano per quanto belli sono. Mi sono divertito con le mie macro ambientate, mediante l’utilizzo del 300mm, a valorizzarne l’eleganza e raffinatezza sfruttando il bokeh prodotto dal tele.
Bokeh che ho sfruttato anche per fotografare l’Eringio ametistino, fiore tipico del Carso e molto spinoso, che nel periodo migliore assume un particolare colore bluastro-violetto dell’infiorescenza ma che io ho ritratto contestualizzato nei colori autunnali del sommaco. E non dimentichiamo l’abete rosso presente in molti esemplari con le sue forme sinuose, quasi a competere in bellezza con la restante vegetazione presente. Insomma, tanta roba!
Ovviamente non potevano mancare i camosci nelle mie foto, animali presenti in discreto numero sull’altipiano e abbastanza abituati alla presenza dell’uomo, per cui specie verso fine giornata vado a ritrarli in questo ambiente, diverso da quello montano ma non meno interessante. Mi piace rimanere lì con loro a guardarli mentre si inerpicano sulle rocce o mentre le madri coccolano i loro piccoli regalandomi momenti di estrema serenità e piacevolezza.

#pdv – Missione pescatore…di Luigi De Vivo
December 30th, 2020Il punto di vista – #PdV
Missione pescatore
Un incontro si può pianificare anche quando riguarda un selvatico: conoscere i luoghi, le abitudini, gli habitat, può essere fondamentale per cercare di stabilire un contatto (fotografico) con una specie ambita. Ce lo racconta Luigi De vivo, professione Biologo, fotografo appassionato che ha sfruttato le conoscenze per centrare l’obiettivo sulla sua missione: osservare il falco pescatore.
È ancora buio quando comincio a camminare, la torcia illumina i miei passi tra la salicornia sento gli stivali affondare nella melma e diventare più pesanti. Mi trovo in una zona paludosa formata da una grande ansa del mar piccolo a Taranto, la zona è circondata da una grande pineta e l’acquitrino che si forma è l’habitat ideale per moltissimi acquatici che qui svernano, nidificano o sono di passaggio. Il mio obiettivo però è incontrare il falco pescatore che in questa zona, da qualche anno trascorre un po’ di tempo prima di ripartire per i luoghi di svernamento molto più a sud; arriva a fine estate e riparte quando le temperature diventano più rigide, intorno la fine di novembre.
Dopo vari tentativi andati a vuoto ecco che un bel giorno il mio amico si fa vedere in tutta la sua bellezza regalandomi le emozioni che cerco ogni volta che parto zaino in spalla. Per me avvicinarmi alla fotografia naturalistica è stata una conseguenza del grande amore per gli animali e la natura, questa passione alberga in me sin da ragazzino, come quasi tutti coloro che sono veri amanti della natura.
Per fotografare i rapaci è meglio stare sempre nascosti, scelgo il posto, sotto un grande albero con i rami cadenti che già da soli formano un capanno naturale, io ci aggiungo anche un telo mimetico, preparo il cavalletto e la fotocamera, binocolo a portata di mano e sono pronto per l’attesa, comincia ad albeggiare e non fa freddo, anzi si preannuncia una bella giornata.
Di fronte a me l’acqua è bassa e cominciano a vedersi anche i pesci che saltano. Ora il sole è già alto, la luce è buona, all’improvviso compare il falco che si va a posare tra i pini dopo aver fatto qualche volteggio, appollaiato sul ramo scruta l’acqua antistante, sembra che voglia lanciarsi, lo spero vivamente ma invece si invola di nuovo , passa quasi sul mio nascondiglio e scompare, continuo a immaginare come sarebbe stato se avesse fatto la sua pesca proprio davanti al mio obiettivo, ma proprio mentre sono immerso nelle mie fantasticherie eccolo che appare di nuovo con la sua preda tra gli artigli, sarà andata a prenderla fuori dalla mia vista, sfila davanti a me e scompare ancora andrà a consumare il suo pasto su di un albero.

E’ socio AFNI dal 2010.
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#pdv – Il mondo dietro casa … di Valentina Cometti
December 22nd, 2020Il punto di vista – #PdV
Il mondo dietro casa
La fotografia è una fonte infinita di energia. Riesce a metterci in moto quando attraversiamo un momento difficile, o di spalancare porte su nuovi mondi…che si trovano anche dietro casa. Questo è successo a Valentina, che nel suo racconto ci confida proprio questa esperienza, in cui ha svuotato la mente per fare spazio a nuove idee.
HOavuto il piacere di poter partecipare alla rubrica “Punti di vista” e questo invito è arrivato nel momento perfetto.
Ci troviamo in un particolare periodo storico segnato da una pandemia che sta modificando la nostra quotidianità, influenzando i nostri comportamenti e lasciandoci spesso un pensiero di tristezza.
Io stessa mi sono trovata costretta a cambiare alcune priorità, accantonando momentaneamente progetti personali che mi aiutavano ad affrontare con serenità gli impegni del lavoro.

Punti di vista è arrivato come una ventata d’aria fresca, uno stimolo per ritagliarmi di nuovo uno spazio nel mondo della fotografia naturalistica, che proprio in questo momento avevo messo da parte per gestire un’attività da libero professionista che mi occupava la maggior parte dei pensieri
Ho colto l’occasione e mi sono organizzata per ritagliarmi un paio d’ore in un soleggiato pomeriggio di Martinengo, il paese in cui vivo.
Ho preso zaino, macchina fotografica con teleobiettivo, documenti, cellulare e chiavi di casa per poi uscire e lasciarmi alle spalle tutti i pensieri..
Lo stretto necessario, mente libera e serena, volevo gustarmi a pieno la possibilità di poter creare immagini il più istintive possibili. Dopo una breve passeggiata sono arrivata nel Parco del Serio di Martinengo, ho tolto la fotocamera dallo zaino e ho cominciato ad osservare.
Per un istante ho addirittura scordato il perché fossi lì, mi sono persa nell’ambiente, nei rumori, nei profumi…sono quasi sicura che questo tipo di approccio è vissuto da molti.
Finito un attimo che possiamo quasi definire mistico la mia attenzione è stata catturata da alcuni volatili, poi identificati come migliarini di palude (Emberiza schoeniclus), in quel momento ha preso vita il mio progetto.
Ho iniziato a scattare, appostandomi con cautela per non disturbarli mentre svolazzavano tra i canneti.
Meravigliosi.
Adoro assistere a queste situazioni, anche se tra le più comuni.
Tutto è avvenuto spontaneamente, guidata dalle emozioni scattavo per creare le immagini che più mi piacevano e davano entusiasmo, nel frattempo sperimentavo e mi divertivo. Non avevo dubbi che se mi fossi lasciata totalmente trasportare, la mia attenzione sarebbe finita su di loro.

Non me lo so ancora spiegare.
Il risultato di questo progetto, creato in un paio d’ore nei pressi di casa, sono nove immagini diverse tra loro ma accomunate da un senso estetico che sento mio, maturato in qualche anno di esperienza e in continua evoluzione.
Quante volte capita di non accorgersi della ricchezza che ci circonda? Fermiamoci un attimo, liberiamo la mente e osserviamo. Rendendo poi concreti questi attimi con la fotografia.

Fin da bambina ha avuto un interesse particolare nei confronti della natura che le ha permesso di sviluppare una certa sensibilità per tutto ciò di selvatico e libero. Non sono mai mancate durante l’infanzia gite in montagna o passeggiate nel Parco del Serio con i genitori, presenze che hanno senz’altro contribuito alla nascita di questa sua passione.
Parallelamente alla scoperta della natura ha coltivato l’amore per l’arte, che si è concretizzato con il diploma in scultura al liceo artistico statale di Bergamo.
Ma il punto d’incontro maggiore delle sue due grandi passioni (Arte e Natura) ha avuto luogo con l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Brescia, dipartimento di Fotografia, in particolar modo con lo sviluppo della tesi di laurea triennale. Quest’ultima sintetizza perfettamente l’empatia che la lega al mondo animale e alla fotografia: una tesi improntata sulla ricerca fotografica che la ha avviata alla fotografia naturalistica, ad oggi una delle sue più grandi gioie.”
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#pdv – La casa delle emozioni … di Antonio Aleo
December 8th, 2020Il punto di vista – #PdV
La casa delle emozioni
Percorrere sentieri conosciuti, esplorare la propria terra, cercare l’intimità del paesaggio. Antonio ci racconta come un territorio incredibilmente bello quanto poco conosciuto ai più, possa rivelarsi la casa delle emozioni per un fotografo sensibile e attento.
Hosempre ammirato i fotografi americani della vecchia scuola, apprezzandone la solitudine, il grande coraggio di sviluppare nuove visioni e ricerche personali, il loro spiccato senso artistico, nel contempo raccontando i capolavori naturali dei parchi nazionali.
Dopo ”Ansel Adams” alcuni fotografi, primo tra tutti ”Eliot Porter”, si immersero ancor di più nel profondo creando un forte legame tra sensibilità interiore e l’intimità di una natura inesplorata ed incontaminata.
Dovessi indicare luoghi ben precisi, che custodiscono al proprio interno tutte le peculiarità della mia terra Calabria, griderei a gran voce Appennino calabro, luoghi di incredibile bellezza e ricchezza storica e di biodiversità, esempi di un territorio poco conosciuto spesso anche ai calabresi stessi, dove la montagna è il luogo da cui non si fugge, ma dove il calabrese trova riparo spirituale.
Il mio approccio fotografico è sempre stato abbastanza territoriale, con i suoi pro e contro.
Questo mi ha permesso negli anni di creare una mia visione fotografica libera da ogni canone estetico e stereotipato, una fotografia introspettiva che fa uso di luoghi fotograficamente poco conosciuti, in qualsiasi momento dell’anno e condizione meteo.
In dieci anni di attività fotografica ho avuto modo di visitare e fotografare gran parte del territorio calabrese, dalle sue belle scogliere alle montagne, fino ai borghi antichi. Negli ultimi sei anni ho approfondito la mia ricerca fotografica sull’affascinante altopiano della Sila, che posso definire la mia seconda casa (sia per vicinanza del luogo, sia per emozioni).
La Sila è uno dei tre parchi nazionali calabresi, ricca di immense foreste (circa 40mila ettari) di Pino laricio, sottospecie endemica del Pino nero insidiatosi a sud durante il ritiro dei ghiacciai nelle varie ere glaciali ed evolutosi per resistere al nuovo habitat e cambiamento climatico.
In Sila esistono laghi artificiali perfettamente inseriti nel paesaggio divenendo di fatto un tutt’uno con la natura circostante, torrenti che attraversano sinuose vallate e bellissime faggete anche secolari, da cui si ergono imponenti abeti bianchi che nei secoli hanno sviluppato caratteristiche importanti per resistere alle piogge acide, per poi discendere tra gole e piccole cascate in una natura selvaggia padrona della sua immensa bellezza e dall’aria qualitativamente più pulita d’ Europa.
Ciò rende questo luogo ideale per la mia creatività ed ispirazione.
Come ho scritto qualche riga su, con lo scorrere del tempo ho acquisito esperienze, che sono servite non solo a raccontare il lato naturalistico di questi luoghi, ma principalmente a sviluppare e fare mia una visione fotografica più intima, introspettiva e metaforica (meno classica e spettacolarizzata) di questi paesaggi.
Adoro incamminarmi tra i sentieri esplorando questa natura così semplice, ma ricca di emozioni e contrariamente a molti fotografi di paesaggio, concentro gran parte della mia fotografia nelle ore centrali della giornata (e qui in molti storceranno il naso) prediligendo una luce soffusa e morbida, che dona quel tocco pastello alle immagini.

Quando si fotografa si cade in una sorta di trance dove, pur non disturbando la nostra concentrazione, i nostri sensi si amplificano aumentando la qualità dell’esperienza esteriore ed interiore, il risultato sarà impresso nelle nostre immagini. E’ per questo che adoro la mia Sila, è un vero contenitore di ricordi, emozioni e sensazioni, che mi accompagneranno per tutta la vita.

Quando si avvicinò al mondo della fotografia, fu subito attratto dai grandi maestri della fotografia di paesaggio, natura e documentaristica, tra i quali spiccano Joe Cornish, David Ward, Charles Cramer, Christopher Burkett, Art Wolfe, Antoine d’Agatà. Questi hanno contribuito a rendere alto il suo interesse principalmente verso la fotografia più sentimentale e Fine Art.
Dal 2010 fotografa il suo territorio e collabora con diverse riviste ed agenzie fotografiche di natura e paesaggio. Utilizza una fotocamera mirrorless, zoom grandangolari e teleobiettivi, filtri NDG, polarizzatori e treppiedi. Postproduce le immagini principalmente con Capture One e Photoshop. Non aggiunge mai situazioni ed elementi inesistenti, in fase di scatto, alle sue immagini.
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Libro AFNI: Boschi e Foreste d’Italia
December 5th, 2020Boschi e foreste d’Italia è il secondo volume della collana “I grandi ecosistemi italiani”, un progetto editoriale dell’AFNI.
Protagonisti del libro sono i boschi italiani e la loro straordinaria biodiversità, ripresi in tutto il Paese in ogni stagione e nelle più varie condizioni meteorologiche da chi li conosce e li ama. Protagonisti altrettanto indiscutibili sono i 106 fotografi naturalisti, soci AFNI, autori delle 240 immagini che accompagnano l’ottimo testo di Marco Ferrari, giornalista e divulgatore scientifico molto noto, direttore della rivista Asferico.
Ogni immagine è preziosa, poiché concorre ad arricchire e completare il vasto e complesso quadro degli ambienti e delle specie che più li caratterizzano.
La scelta di affidare la prefazione a Fabrizio Carbone, giornalista, scrittore, ambientalista, documentarista e pittore di natura a tutto campo, come egli stesso si definisce, la dice lunga sull’orientamento e gli scopi di questo libro. Fabrizio, col suo stile lieve e privo di fronzoli ma con straordinario vigore comunicativo, da sempre cerca di scuotere le coscienze per evitare la catastrofe.
Dettagli:
Dettagli
Ed. AFNI, 2020
Copertina rigida con sovraccoperta, pagg. 168
Testo di Marco Ferrari
Presentazione: Alessandro Magrini
Introduzione: Fabrizio Carbone, giornalista scrittore
Coordinamento, design e impaginazione: Ioannis Schinezos
Stampa: Grafiche Esposto sas – Polverigi (An)
Andretta Stefano | Filonzi Gianni | Paci Francesco |
Angradi Giovanni | Fioratti Paolo | Paolinelli Franco |
Barchiesi Saverio | Fois Gianfranco | Pasqualini Nilvana |
Belegni Emanuele | Forma Antonio | Pastore Federico |
Belegni Massimo | Fratini Franco | Petito Nello |
Belli Stefano | Freddi Serena | Piccirilli Andrea |
Benazzato Oscar | Furcas Gian Luca | Pieroni Mauro |
Bianchi Loris Giuseppino | Gardonio Roberto | Placenti Felice |
Bondini Marco | Gasparotto Massimo | Potì Maura |
Borziello Giuseppe | Giamberini Silvia | Prisco Federico |
Bottini Simone | Gianesini Marco | Privitera Alberto |
Boz Bruno | Giannini Liliana | Properzi Stefano |
Bucci Giosuè | Gioggi Maurizio | Provenzale Antonello |
Cacopardi Saverio | Ianiro Alfonso | Pugnetti Cristiano |
Cairotti Marco | Innocenzi Domenico | Quattrin Dario |
Cappuccioni Alessandro | Kobal Andrea | Renier Giacomo |
Cillo Fabrizio | Lavorante Vincenzo | Rinaldi Roberto |
Ciocchetti Stefano | Lemma Francesco | Rizzato Pierluigi |
Coco Mathia | Mäenurm Anne | Rossi Cesare |
Confortini Elisa | Maggesi Marco | Rossin Stefano |
Coti Zelati Mario | Magrini Alessandro | Schinezos Ioannis |
Crovetto Federico | Maniciati Armando | Sepe Salvatore |
Deiana Laura | Marchitelli Antonio | Spada Marco |
D’Agostino Raffaele | Marson Kevin | Stimolo Giovanni |
Delli Carlo | Matarrese Maria Teresa | Stimolo Renzo |
De Ronch Luca | Mastracci Renzo | Tambella Luca |
De Siena Luca | Mauri Daniela & Pennati Michele | Taddei Antonella |
De Simone Ciro | Mazzola Clara | Torre Paolo |
De Vivo Luigi | Menta Giacomo | Toschi Michela |
Di Marco Fiorenzo | Mezza Massimo | Ugo Mirko |
Doa Gianluca | Miglio Marinella | Ugo Paolo |
Espis Gabriele | Monaco Antonio | Urbani Marco |
Fantini Sonia | Morando Mauro | Vaccher Sergio |
Feliziani Luca | Nuti Tommaso | Zanello Leonardo |
Ferretti Davide | Ori Biancamaria | Zitelli Mirco |
Ferro Alberto |
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Hope – Catherine Lefrancq
December 1st, 2020Catherine Lefrancq
Hope
Francia, 2019
Pagg. 108, € 28,00
Sito dell’autrice
Non sono molte le donne che praticano la fotografia della natura (anche se in questo numero di Asferico le autrici abbondano); e sono ancora meno coloro che riescono a convogliare il proprio lavoro in un libro. La francese Catherine Lefrancq ha pubblicato questo volume sulla fauna africana, e i grandi mammiferi in particolare, con immagini in bianco e nero con una lieve tonalità rame-seppia. Lo stile di ripresa è classico, senza tante concessioni all’estetica, mentre i testi (in inglese e francese) dei vari autori focalizzano sia sulla conservazione sia sul rapporto uomo-animali con riferimento specifico al continente africano; di qui anche il titolo del lavoro, Hope ovvero speranza.
Il libro è disponibile direttamente dal sito dell’autrice (vedi sopra).
(Ioannis Schinezos)
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Recensione pubblicata in Asferico n. 65 (dicembre 2020)
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L’Italia è un sentiero – Natalino Russo
December 1st, 2020Natalino Russo
L’Italia è un sentiero
Storie di cammini e camminatori
Laterza, 2019
Pagg. 180, € 16,00
Natalino Russo è un esperto camminatore e fotografo, e di sentieri ne ha percorsi tanti, in Italia e fuori. Questo libro è una visione dell’Italia da quota zero, tra sentieri montani e tratturi in cui si mescolano descrizioni, riflessioni e sensazioni personali dell’autore. Camminare ci consente di aprire tutti i sensi verso lo scenario naturale circostante senza filtri e di esserne parte, offrire e ricevere, un passo dietro l’altro. Un’abitudine antica come il mondo ma che stiamo perdendo per una ragione o per l’altra. Completano il libro due utili capitoli: il Kit del camminatore in cui l’autore, basandosi sulla sua lunga esperienza, elenca alcuni oggetti indispensabili e analizza problematiche che prima o poi ogni escursionista viene ad affrontare, dall’abbigliamento allo zaino, dalle condizioni meteorologiche alla cartografia; e Segnavia, con molte informazioni pratiche sui principali percorsi narrati nel libro.
(Ioannis Schinezos)
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Recensione pubblicata in Asferico n. 65 (dicembre 2020)
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L’evoluzione della bellezza – Richard O. Prum
December 1st, 2020Richard O. Prum
L’evoluzione della bellezza
Traduzione di Valentina Marconi
Adelphi, 2020
Pagg. 588, € 33,25
Si potrebbe definire un libro idiosincratico. Richard Prum presenta, con dovizia di particolari, di pagine e di esempi, una sua teoria molto peculiare del perché in molte specie animali uno dei due sessi è bello, anche agli occhi dell’uomo. Prum, da bravo evoluzionista, si rifà a Darwin che, dice, è stato dimenticato. Specie nella parte che riguarda la cosiddetta evoluzione sessuale. Quella in cui, sempre secondo Prum, Darwin spiega che i maschi di molti uccelli, e di molti pesci, sono appariscenti, colorati, vistosi. In una parola, bellissimi. Perché, spiega l’autore, alle femmine piace così. Tutto il processo nasce dalle preferenze delle femmine delle specie. Poi procede secondo i principi della selezione sessuale, che amplificano ed enfatizzano proprio la scelta estetica della femmine. Interessante, ben scritto, non del tutto convincente, ma da leggere.
(Marco Ferrari)
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Recensione pubblicata in Asferico n. 65 (dicembre 2020)
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Asferico n. 65 – AFNI Story2
December 1st, 2020AFNI Story: la rubrica di due pagine dedicata a un racconto breve di un nostro socio.
In questo numero Marco Bondini (AFNI Marche) ci racconta della sua “siepe magica”, un gruppetto di arbusti in un giardino pubblico della sua città dove fa sempre incontri interessanti.
Specializzato nella macro fotografia, Marco, ci insegna come basti avere lo sguardo giusto e l’animo giusto per riuscire a trovare sempre l’occasione per fotografare.
Il suo approccio umile e sempre entusiasta, lo porta ad aprire gli occhi su un mondo che conosce molto bene, grazie a studio e documentazione continua.
Il racconto completo nell’anteprima..
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Asferico n. 65 – AFNI Story
December 1st, 2020AFNI Story: la rubrica di due pagine dedicata a un racconto breve di un nostro socio.
In “Cervi per aria”, Elisa Confortini (AFNI Toscana) ci racconta la sua esperienza con i cervi volanti (Lucanus cervus) e il suo approccio fotografico.
Il racconto completo nell’anteprima..
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Asferico n. 65 – AFNI Commended
December 1st, 2020AFNI Commended è lo scatto di un socio AFNI, una rubrica che in ogni numero ospita uno scatto in formato orizzontale pubblicato in doppia pagina.
In questo numero l’immagine di Anne Maenurm (socia del Friuli Venezia Giulia).
Il racconto completo nell’anteprima..
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Asferico n. 65 – Luci nordiche
December 1st, 2020Il servizio volge lo sguardo verso Nord, alla fotografia delle luci caratteristiche di questa parte (anche remota) dell’Europa.
Animali, paesaggi, ambienti tipici sono l’essenza del Nordic Nature Photo Contest, di cui noi abbiamo riportato le più belle fotografie dell’ultima edizione.
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