
Il punto di vista – #PdV
Questione di particolari
Appassionarsi di fotografia macro e della conoscenza approfondita delle specie ritratte. Studiare, confrontarsi con entomologi esperti per classificare gli animali. Questo l’approccio che ci racconta, passo per passo, Marco Bondini.
Chi mi conosce sa che il mio grande amore nei confronti della natura si è da sempre e soprattutto concretizzato nello studiare e documentare fotograficamente il micromondo.
Per questo motivo ogni tanto gli amici mi interpellano e mi chiedono il nome degli insetti che hanno fotografato; non sempre però riesco a dare risposte certe, sia perchè le mie conoscenze sono limitate, sia perchè nelle foto che mi vengono presentate molto spesso non si vedono i piccoli particolari necessari all’identificazione.
Ho cominciato a pormi il problema di classificare i miei soggetti una decina di anni fa, quando con la mia prima fotocamera digitale ho potuto dire addio alla parsimonia con cui scattavo le mie foto e ho cominciato a ritrarre tutti gli animali che vedevo e che avevano sei, otto o più zampe.
Per riuscire ad avere le informazioni che mi mancavano ho frequentato vari forum naturalistici, sono entrato in contatto con entomologi professionisti e ho conosciuto delle persone molto pazienti e sempre disponibili a rispondere alle mie domande. In questo modo sono riuscito a classificare più di 20.000 foto, per un totale di quasi 2.000 specie.

Da sempre gli scienziati hanno cercato di ricostruire il cosiddetto “albero della vita”, risalendo dalle prime cellule, antenate comuni di animali e piante, per arrivare a tutte le forme di vita con cui condividiamo il pianeta. Questo immane lavoro diventa ancor più complesso quando si entra nel mondo degli invertebrati: numerose nuove specie vengono descritte ogni anno, generi vengono accorpati o divisi, sottospecie diventano specie…
Il nostro attuale sapere costituisce il risultato di secoli di studi e ricerche, ma è solo una piccola percentuale di tutto ciò che rimane da scoprire.
I fotografi naturalisti, con le loro osservazioni, possono e devono dare un contributo al lavoro dei ricercatori che, da soli, non riescono ad arrivare ovunque. Ovviamente oltre alle foto artistiche è necessario farne qualcuna molto dettagliata.
Per illustrare questa cosa con un caso specifico, voglio farvi vedere qualche immagine dove sono ritratti alcuni coleotteri appartenenti alla famiglia Malachiidae. Questi sono insetti relativamente facili da osservare, nel periodo primaverile-estivo; io li trovo sempre nei fiori o sulle graminacee. A mio parere sono anche fotogenici perchè hanno colori molto accesi. Quando ho cominciato a fotografarli mi sembravano tutti uguali, appartenenti alla stessa specie; quando però ho cominciato a postarli su un forum naturalistico mi sono accorto di quanto mi stessi sbagliando e quanto fossero importanti quei piccoli particolari che ad un primo esame non mi erano saltati all’occhio.
Apro una parentesi per ringraziare l’entomologo Gabriele Franzini che ha pazientemente analizzato tutte le mie foto e mi ha dato delle utili indicazioni su come riconoscere questi piccoli abitanti dei prati. Con mia grande sorpresa ho scoperto che i miei esemplari appartenevano addirittura a quattro specie e tre generi diversi: Malachius australis, Anthomalachius spinosus, Clanoptilus italicus e Clanoptilus spinipennis.
Senza addentrarci nell’illustrare le chiavi dicotomiche di questi insetti, vi dirò che alcuni dei particolari necessari all’identificazione sono: l’apice delle elitre, la forma dei primi articoli delle antenne, il colore di tarsi e palpi, la peluria più o meno corta… Insomma, è necessario fotografarli da più angolazioni se si vogliono identificare.
Le foto del Clanoptilus spinipennis sono quelle che mi hanno dato più soddisfazione: in Italia vivono due sottospecie: quella nominale (spinipennis) è diffusa nel settentrione e l’altra (brevispina) è diffusa nel meridione. Gli areali conosciuti delle due sottospecie arrivavano rispettivamente a Riccione e Pescara.

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