
Il punto di vista – #PdV
Obiettivi puntati al cielo
Come ha cambiato la pandemia, se lo ha fatto, il modo di scattare e di vivere la natura di un fotografo naturalista? Le limitazioni nel movimento hanno costretto i fotogrammi, ma non hanno certamente limitato la passione e le energie. Ce lo raccontano due fotografi, due fratelli.
Per due amanti della natura e della fotografia naturalistica itinerante, priva di lunghi appostamenti e/o capanni, è una vera sfida fissare il punto di ripresa.
Per di più siamo soliti cestinare tutti gli scatti contenenti elementi antropici, a meno che non si tratti di manufatti rurali.
In questa situazione che limita fortemente i nostri movimenti, realizzare scatti che non tradiscano i nostri canoni, appostati nella terrazza della nostra abitazione, circondati da una distesa di tetti e una selva di antenne, ci ha spinti a reinventarci.
In queste condizioni apprezziamo ancor più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il valore della wilderness di cui siamo continuamente alla ricerca e che spesso troviamo nel nostro girovagare, quando ancora era possibile farlo. Da questa posizione obbligata, l’unica wilderness riusciamo a trovarla nel cielo e nei suoi abitanti.
Siamo all’inizio della fase migratoria che porterà tante specie di uccelli ad affollare i nostri cieli, quindi alle immancabili taccole cornacchie gazze e passeri, cominciano ad affiancarsi tanti altri passeriformi oltre agli indiscussi attori protagonisti, i rondoni e i nostri amati grillai.
Li osserviamo volteggiare liberi nel cielo e, ad un velato rammarico per non poter essere altrettanto liberi, si associa un sentimento di gioia e di speranza.
Dalla terrazza di casa cominciamo quindi a giocare con le rondini, cercando di immortalarle mentre sfrecciano velocissime, ad osservare l’incredibile comportamento degli intelligentissimi corvidi nonché a spiare la vita dei grillai nel pieno della loro fremente attività riproduttiva.
Non riusciamo però ad includere nei nostri scatti le antenne, i cornicioni e le ringhiere, nonostante fungano da comodi posatoi per i nostri amici.
L’unico artefatto che siamo riusciti a digerire è stata la cupola di una delle chiese del centro storico della nostra città ben visibile dalla finestra.
Per il resto abbiamo cercato di ambientare i soggetti nel blu del cielo terso, tra le nuvole, durante un tramonto o sulla luna!
In quegli istanti, passati ad osservare il cielo siamo riusciti ad evadere dalla nostra abitazione, a non pensare al grande problema che stiamo vivendo nonché al futuro che ci attende.
La natura va e andrà avanti, con ritmi sempre più modificati dall’azione dell’uomo, ma adesso è, e sempre sarà, la nostra unica vera fonte di ispirazione.
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