
Il punto di vista – #PdV
L’infinito nel mio giardino
L’esperienza della quarantena di Francesco Paci, fotografo toscano, che condivide con noi le sue sensazioni, vissute attraverso gli occhi della sua piccola bambina Diana di tre anni.
Da qualche anno abito in un piccolo comune nella Valgraziosa, leggermente al di fuori del paese, proprio a ridosso dei Monti Pisani.
Il rapporto con la Natura è sempre stato abbastanza stretto e, in qualche modo, quotidiano: un torrente scorre lento dietro casa, le finestre affacciano su bosco e crinali.
Non so bene quali siano gli impatti naturali in altre zone d’Italia, ma qui piante ed animali sembrano comportarsi più o meno come in ogni primavera.
Eppure, immobile ai raggi di un sole caldo, la nuova stagione sembra nascondere qualcosa di nuovo. Un profumo diverso, suoni più squillanti.
Ma allora cosa c’è di tanto diverso nell’aria?
A titolo personale, credo che la risposta possa trovare un ragionevole fondamento non tanto nelle differenze del mondo esterno (per quanto concrete), bensì in un piano più intimo dell’equazione “tanto tempo – poco spazio” imposta dalla quarantena ai tempi dell’emergenza Covid19.
Devo molto di questa sensazione interiore a mia figlia di due anni, con la quale trascorro buona parte delle giornate in giardino.
Mi trovo spesso ad osservarla contemplare l’universo che abita i confini della siepe: ai suoi occhi quel pezzo di prato non è solo privazione o rinuncia, ma anche luogo di misteri e favolose scoperte, un’arena solcata dal passaggio di minuscoli alieni e di fiori dalle colorazioni e profumi inimmaginabili.
Poco importa se gli amati sentieri di montagna sono inaccessibili e lontani, quando un micro-mondo infinito è qui davanti a noi.
Con uno sguardo disposto a perdersi nell’infinito di un giardino, tutto questo potrà forse offrirci una lezione di umiltà e di riconciliazione con le ricchezze nascoste tra fili d’erba e riflessi di luce. O per lo meno questo è il modo in cui vorrei provare a sentire questa nuova primavera.


