
Il punto di vista – #PdV
L’ampiezza di un luogo
Abbiamo chiesto ad Andrea De giovanni, fotografo bolognese, di raccontarci la sua quarantena e come si è trasformato il suo tempo e il suo modo di fotografare e osservare la natura.
Confinato in quello che all’inizio pensavo sarebbe stato uno spazio troppo ristretto per i miei canoni, ho scoperto quanto in realtà sia relativo il concetto di ampiezza di un luogo.
Come un insetto, ho cominciato ad esplorare il cortile della mia abitazione: ogni singolo filo d’erba, ogni foglia, ogni fiore, ogni centimetro di terra, e giorno dopo giorno ho visto ciò che mi circonda divenire sempre più grande.
È così che il tetto della casa di fronte la mia si trasforma in una sconfinata landa, teatro delle curiose scaramucce tra storni, e mentre l’edera che cresce sulla tettoia del parcheggio condominiale comincia ad assomigliare ad una lussureggiante foresta, i cui frutti sono talvolta colti da merli e capinere, tra l’inestricabile dedalo di aghi dell’abete si fa agilmente strada il codibugnolo.
La giornata è anche scandita da alcuni appuntamenti fissi: sin dalla mattina presto, per esempio, è tutto un via vai di storni impegnati nella costruzione del nido, con le loro sterpaglie tenute strette nel becco; più tardi è il momento delle ghiandaie, che si inseguono passando da un albero all’altro, percorrendo distanze che per me sono ormai siderali.
Il pomeriggio, infine, arriva il momento che forse preferisco, ovvero quello in cui due cinciarelle fanno la loro comparsa tra i rami illuminati dal sole ormai quasi basso sull’orizzonte. Non appena le scorgo svolazzare da chissà quale angolo dell’immenso universo che il quartiere in cui vivo è adesso ai miei occhi, so già che dovrò mettercela tutta per ottenere uno scatto decente di questi spiritati animaletti, che tutto faranno fuorché arrestarsi per un istante a favore di camera.
Quando la sera la giornata si conclude, vado a letto chiedendomi quali avventure mi attendono il giorno dopo.
Oppure sarà il turno della capinera intenta ad ingurgitare una bacca grande quasi quanto la sua testa?
O magari toccherà ad un animale che non ho ancora incontrato durante i trascorsi giorni di esplorazione.?
E mentre mi pongo queste domande, mi sorprendo di quanto si possa arrivare lontano semplicemente cambiando la prospettiva dalla quale si guardano le cose.
