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#Inconversation – Il pensiero trasversale

Il pensiero trasversale
a cura di Simona Tedesco

Abbiamo incontrato Nicola Destefano, fotografo naturalista che ha saputo trasformare un interesse che coltivava fin da piccolo nella sua professione, scegliendo la fotografia di natura e affiancandole l’organizzazione di workshop, serate e viaggi fotografici. Al centro delle tante attività che svolge, Nicola ha messo la volontà di condividere le conoscenze e lo fa in modo onesto e completo, con un metodo consolidato di verifica e conferma, che corrisponde al suo stile di vita.
Conoscenza, divulgazione, capacità di mettersi in discussione, di rivedere le proprie convinzioni, sono i temi che abbiamo toccato nell’intervista, in un piacevole rincorrersi tra argomenti apparentemente diversi, ma tutti collegati da un unico e intrigante pensiero trasversale.

 

Ciao Nicola, inizio con il chiederti quando hai cominciato a occuparti di Natura e di fotografia?
Ho sempre nutrito una spiccata curiosità sull’argomento e fin da bambino sono cresciuto in un contesto molto stimolante. Gli anni ’80 erano un ambiente idilliaco da questo punto di vista. Seguivo Piero Angela in televisione e i documentari di Cousteau, Quilici, Celli, Attenborough ed ero un gran divoratore di libri e riviste del settore. Ho avuto anche la possibilità di viaggiare, una passione trasmessa anche dai miei genitori, che ha alimentato certamente il desiderio di conoscere luoghi, culture e realtà per me nuove. Ho iniziato a fare fotografia per documentare quello che vedevo, ovunque mi trovassi, sia all’estero sia in Italia. È stato naturale unire la passione della fotografia a quella dei viaggi e della natura.

 La tua è una ricerca? Ami “ricercare”?
Sì. Anche quando mi trovavo nei boschi o nel giardino di casa, passavo giornate intere a esplorare, osservare e cercare e la fotografia in questo mi ha aiutato molto. Non ho mai smesso. Con la macro riuscivo a scoprire e vedere nel dettaglio un mondo piccolissimo cui altrimenti non avrei avuto accesso, oppure con i teleobiettivi avevo la possibilità di seguire grandi animali senza avvicinarmi o creare disturbo. La fotografia è uno strumento straordinario: è un mezzo di conoscenza e anche un importante mezzo di condivisione. Mostrare ciò che hai visto consente di entrare in contatto con altre persone con cui scambiare informazioni e impressioni, oltre a diventare uno stimolo per approfondire le proprie conoscenze o iniziare a informarsi sulla biologia delle specie osservate.

Il rapporto con gli altri consente uno scambio continuo di informazioni e punti di vista ed è sempre motivo di crescita. Senti una responsabilità nel momento in cui ti trovi a trasferire le tue conoscenze?
Sì, certamente, altrimenti non lo farei. Credo che quando ci si impegna in qualcosa sia necessario essere corretti e responsabili. Se si è corretti con sé stessi, prima di comunicare qualcosa è necessario avere consapevolezza di quello che si dice e, in caso contrario o se si hanno dubbi, non esitare a prendersi del tempo per verificare le informazioni. Quindi l’approccio per me giusto è lo studio, la verifica delle fonti e una certa dose di accortezza. Questa è un’azione quotidiana che nasce dalla volontà di imparare costantemente… non possiamo sapere tutto, ma possiamo aggiornarci continuamente e anche rivedere le nostre convinzioni.

Anche questo è un approccio alla conoscenza che deriva dal metodo scientifico?
Sì, dal metodo conoscitivo condiviso in qualsiasi disciplina. Si confrontano continuamente osservazioni, conoscenze e risultati ottenuti e, grazie alla condivisione che è tipica della comunità scientifica, si è pronti a rivedere quei risultati sulla base di nuove informazioni. La conoscenza non è statica, è qualcosa che cambia e che cresce, e occorre sapersi mettere in gioco.

Quando hai iniziato a occuparti completamente di fotografia naturalistica? C’è stato un momento preciso in cui hai capito che era quello che volevi fare nella vita?
A livello professionale, ho avviato questa mia attività nel 2008. Prima ho fatto molti lavori, e gli ultimi dieci anni li ho trascorsi nella più grande azienda italiana di advertising, dove ho avuto anche modo di lavorare su alcuni progetti che vedevano coinvolti fotografi commerciali (automotive, food, etc) e grandi fotografi che si occupavano della realizzazione di campagne pubblicitarie e calendari di una nota azienda di caffè. Ad un certo punto ho capito che volevo seguire le mie passioni: la fotografia di natura, l’organizzazione di viaggi e workshop, la pubblicazione di articoli e la condivisione di tutto questo. Così mi sono deciso e ho cambiato lavoro.

Oltre al tuo lavoro, ci sono altre occasioni che cerchi o crei in cui ti è possibile coltivare allo stesso modo queste tue passioni?
Alla fine, questo è il modo in cui ho impostato la mia vita e mi accorgo che tutte le scelte che faccio vanno nella stessa direzione. Penso a quando ho fondato Ibex, l’associazione di fotografia naturalistica che oggi è confluita nell’AFNI, o alle collaborazioni in ambito scientifico, come quella appena avviata per un nascente ecomuseo virtuale che vedrà presto l’online. Un altro piccolo esempio è la mia newsletter. Potrebbe essere una comunicazione di servizio agli iscritti che si limita a informare sui prossimi eventi che organizzo, mentre invece amo aggiungere notizie scientifiche e fotografie, con l’obiettivo di stimolare curiosità. Si tratta di una pubblicazione digitale mensile che costruisco con attenzione, verificando le notizie e selezionandole, sperando di interessare chi la riceve e magari avviare altre ricerche o un dibattito.

Pensi di avere uno stile comunicativo che ti caratterizza?
Cerco sempre di utilizzare un linguaggio semplice e preciso, che possa raggiungere tutte le persone. Provo a mettermi nei panni di chi mi ascolta perché il messaggio riesca ad arrivare a destinazione. Lo faccio però senza seguire le mode, senza cavalcare i sentimenti. Il mio riferimento è sempre la biologia in quanto tale e questo mi consente di raccontare la natura per com’è, senza presentare i comportamenti degli animali alla luce dei comportamenti e delle relazioni umane (i colti direbbero senza antropomorfizzazione), senza edulcorarli da caratteristiche crude che in natura esistono o viceversa cadere nel grottesco e nel sadismo, entrambe derive del momento. Credo che raccontare il mondo naturale in modo onesto sia una responsabilità e un dovere.

Negli ultimi tempi si parla molto di divulgazione scientifica e naturalistica. Secondo te c’è differenza tra le due?
Quando parliamo di scienza intendiamo “conoscenza strutturata e organizzata” e quindi come tale il termine “scienza” comprende tutte le scienze, quelle naturali così come quelle umanistiche e sociali. Quindi le scienze naturali rappresentano una branca della scienza e la divulgazione naturalistica è quella che si occupa di biologia, ecologia e scienze della Terra. Spesso viene considerata come qualcosa che ha a che fare con argomenti minori o legati all’infanzia, se la poniamo ad esempio in confronto alla divulgazione scientifica in campo medico. In realtà sono convinto, e questa è anche la tendenza del mondo scientifico moderno, che sia importante trattare questi temi con una visione sempre più ampia, che li comprenda tutti. Una visione allargata che metta in relazione e tenga in considerazione, tutto quello che ruota attorno alla scienza e alla sua divulgazione, integrando tutte le informazioni che appartengono a un sistema complesso, in un’ottica più completa.
Per esempio, a volte vengono contrapposte la cultura e la scienza, ma questa distinzione non ha alcun senso. La scienza è cultura, è un prodotto culturale e non possiamo guardare alla cultura come sola cultura umanistica. La cultura abbraccia tutte le scienze e non solo. Quindi la divulgazione crea cultura. Ma questo è un dibattito soprattutto italiano, mentre all’estero le cose vanno decisamente meglio.

Per te trasferire conoscenza è una missione, un piacere personale oppure un’esigenza?
Principalmente parlo di ciò che imparo e ho imparato, spinto da una pura curiosità personale. Comunico argomenti che mi piacciono e provo piacere nel farlo. La più grande soddisfazione arriva quando le persone con cui entro in contatto durante le serate o le altre attività, mi ringraziano per aver imparato cose nuove o tornano quando organizzo altri workshop o viaggi. Comunicare è una pratica importante della mia vita, della mia attività professionale e del modo in cui ho scelto di vivere entrambe. Comunicare, per me, è un dovere morale, da cui non potrei prescindere.

Ti faccio l’ultima domanda che sembra essere diversa da tutto quello di cui abbiamo discusso, ma che secondo me ci aiuterà a capire ancora molto di te: quando guardi una fotografia naturalistica, cosa vedi?
La prima cosa che guardo in generale, in una fotografia, è la qualità estetica oltre alla sostanza. La composizione e la distribuzione armonica degli elementi all’interno dello scatto sono ciò che mi colpisce e che a mio parere comunica più efficacemente. Una fotografia per piacermi deve quindi essere ben fatta. La fotografia naturalistica deve poi offrire la possibilità di imparare qualcosa sui soggetti e sugli ambienti. Deve avere dei contenuti. Quando mi trovo di fronte a una fotografia che mi piace, inizio a farmi un sacco di domande sul soggetto, sull’ambiente in cui è ritratto, sul suo comportamento. È un processo automatico con un andamento “a cespuglio”, se dovessi rappresentarlo graficamente. In sintesi, sono attratto dal potere comunicativo di un’immagine interessante.

 

Ti ringrazio per la tua disponibilità, per esserti messo in gioco e per averci raccontato moltissimo di te del modo in cui vivi il tuo lavoro e della filosofia che sta alla base di tutte le tue scelte. Per finire, sotto, ci hai regalato una ricca galleria di tue immagini. Nel box in biografia, ci sono i link anche al tuo sito dove ci si può iscrivere alla tua newsletter.

Grazie! 


Nicola Destefano
Destefano_squareFotografo naturalista professionista, organizza e tiene corsi, viaggi fotografici e serate divulgative-formative a tema. E’ socio AFNI e coordinatore della sezione Piemonte-Valle d’Aosta.
 
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