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- Tuttapertura
Mateusz Piesiak - Bello e inutile?
a cura di Ioannis Schinezos e soci AFNI
In che direzione procede oggi la fotografia della natura? Alle incredibili performance di fotocamere, obiettivi e software di ottimizzazione, corrispondono immagini di qualità effettiva? - Ricerca & fotografia
di Marco Ferrari
Una conversazione con Ugo Mellone, ricercatore e fotografo con base in Spagna: progetti, modalità di lavoro sul campo, conservazione, concorsi, il suo ultimo libro dedicato al Sahara. - Dipinti sulla sabbia
di Sandro Santioli
Hanno qualcosa di surreale questi paesaggi del nord-est del Brasile, dove dune, stagni e lagune intrecciano vere e proprie tele pittoriche. - Incontro con l’autore: Heike Odermatt
di Ioannis Schinezos
Immensa passione per la natura e spiccata sensibilità estetica caratterizzano il lavoro della nostra ospite, fotografa olandese. Premiata e capace, mai sopra le righe. - Luci nordiche – Il Concorso NNPC
Nordic Nature Photo Contest è una competizione dedicata ai paesaggi e agli animali del Nord Europa.
Ecco una breve selezione, tra immagini vincitrici e segnalate, dell’ultima edizione. - AFNI commended
Anne Mäenurm - AFNI story
di Elisa Confortini - AFNI story
di Marco Bondini - Immagini e Parole
L’evoluzione della bellezza di Richard O. Prum
L’Italia è un sentiero di Natalino Russo
Hope di Catherine Lefrancq - Tuttapertura
Thomas Wester - Naturfotograferna
a cura di Ioannis Schinezos
La storia, l’organizzazione e i progetti dell’associazione che raggruppa i fotografi naturalisti svedesi, ma anche la protezione della natura in questo paese scandinavo. - Mare e deserto – Baja California Sur
di Andrea Izzotti
Una crudele battaglia tra i marlin striati e le sardine. Attorno, un paesaggio magnifico e incontaminato che fonde la vastità dell’oceano con dune e cactus. - Concorso asferico 2020
Conosciamo le spettacolari immagini vincitrici del nostro Concorso di quest’anno. Fotografie che raccontano lo scenario naturale e gli animali, sopra e sotto l’acqua. - Incontro con l’autore: Agorastos Papatsanis
di Ioannis Schinezos
Grande attenzione per ogni particolare dell’inquadratura caratterizza le composizioni del nostro ospite. Soggetti visti da prospettive nuove e spettacolari. - Luoghi dimenticati, luoghi solitari
di Andrea Pozzi
Andare in cerca di luoghi remoti, sognati fin dall’infanzia su un piccolo mappamondo. Immergersi nel paesaggio, esserne parte, respirare all’unisono con esso. In solitudine. - AFNI commended
Giovanni Maurizi - AFNI story
di Mauro La Malva - Immagini e Parole
Sul guardare di John Berger
Spillover – L’evoluzione delle pandemie di David Quammen
Otters – return to the river di Laurie Campbell & Anna Levin
Nelle zone umide
February 17th, 2021Dal 2 febbraio abbiamo iniziato un viaggio nelle zone umide italiane, attraverso le fotografie dei nostri soci e i video delle sezioni regionali dell’AFNI.
Le immagini scattate da nord a sud della Penisola, compongono un mosaico di bellezza e biodiversità: uno dei più complessi tra gli ecosistemi è così rappresentato dai fotografi.
Tutto ha inizio con la volontà di celebrare queste aree di confine, dove gli equilibri di acqua e terra generano la vita, a partire dalla giornata mondiale delle zone umide, nel 50° anno dalla sottoscrizione della Convenzione di Ramsar.
Ogni giorno pubblichiamo dieci immagini su queste pagine e sui profili facebook e instagram della nostra Associazione, nella speranza di ricordare e ricordarci il valore inestimabile della natura, per proteggerla e difenderla.
#RestoreWetlands non è solo il nostro hashtag, ma anche il nostro invito, perchè questi scrigni di biodiversità possano raggiungere in buona salute le generazioni future.
Guarda tutte le gallerie:
Data |
Autori |
Clicca qui per le foto della settimana dal 15 al 21 febbraio |
Altieri Vitantonio, Anti Francesco, Aresti Davide, Barbera Antonino, Battista Leonardo, Benazzato Oscar, Bergamini Valentina, Bianchi Giuseppino Loris, Boero Baroncelli Alessandro, Bondini Marco, Bottini Simone, Caddia Alessandro, Cairotti Marco, Camera Guido, Cappuccioni Alessandro, Carbonetti Flavia, Coco Mathia, Colleo Paolo, Cordero Federica, Crisponi Giangiorgio, Crovetto Federico, De Ronch Luca, Delli Carlo, Di Stefano Susanna, Doa Gianluca, Espis Gabriele, Falcomatà Andrea, Fazio Daniele, Ferretti Davide, Fratini Franco, Freddi Serena, Giamberini Silvia, Gioggi Maurizio, Gisel Andreas, Giuffré Ezio, Gon Marco, Gregori Giorgio, Innocenti Gianni, Lavorante Vincenzo, Leggieri Salvatore, Maniciati Armando, Maresca Paolo, Matarrese Maria Teresa, Miglio Marinella, Mocci Elisa, Monaco Antonio, Musotto Antonio, Ori Marina, Panzarino Onofrio, Paolinelli Franco, Pastore Federico, Plini Paolo, Polonioli Marco, Prisco Federico, Privitera Alberto, Puddu Bettina, Rossi Cesare, Samaritani Massimo, Santucci Bruno, Scortichini Mirko, Sedda Giuseppe, Spataro Giuseppe, Spinella Giovanni, Tiraferri Raffaele, Torre Paolo, Vinciguerra Pietro, Vincis Cristian |
Clicca qui per le foto della settimana dall’8 al 14 febbraio |
Aiello Antonio, Ambrosi Francesco, Angradi Giovanni, Annibali Cristina, Anti Francesco, Barattini Massimo, Barattini Stefano, Barbanera Paolo, Barchiesi Saverio, Bassani Francesco, Battista Leonardo, Belegni Emanuele, Bertolini Marco (Liguria), Biagioni Carla, Bianchi Giuseppino Loris, Bondini Marco, Caporale Luciano, Carbonetti Flavia, Cillo Fabrizio, Coco Mathia, Corda Marco, Daina Palermo Andrea, De Maglie Fulgenzio, De Simone Ciro, Di Fulvio Valerio, El Rhafil Faisal, Fantini Sonia, Filonzi Gianni, Furcas Gianluca, Garofalo Anna Floriana, Gioggi Maurizio, Giordano Anna, Ianiro Alfonso, Izzotti Andrea, La Spina Antonino, Lavorante Vincenzo, Loverre Pamela, Luciani Matteo, Maggesi Marco, Marchitelli Antonio, Mastracci Renzo, Mazzola Clara, Meliconi Agnese, Moratti Roberto, Nisi Giovanni, Ori Marina, Paci Francesco, Pieni Massimo, Pisani Angelo, Pizzitola Melchiorre, Potì Maura, Raffa Alessandra, Sanna Mauro, Sepe Salvatore, Severi Claudio, Simoncini Luca, Stimolo Giovanni, Stimolo Renzo, Tedesco Simona, Tosi Paolo, Trisolino Pamela, Ugo Mirko, Ugo Paolo, Vermigli Andrea, Villari Sara, Zanecchia Luciano, Zitelli Mirco |
Clicca qui per le foto della settimana dal 2 al 7 febbraio |
Altieri Vitantonio, Aresti Davide, Barbera Antonino, Barchiesi Saverio, Benazzato Oscar, Bergamini Valentina, Bertolini Marco (Emilia Romagna), Bertolini Marco (Liguria), Boero Baroncelli Alessandro, Bottini Simone, Cacopardi Saverio, Caddia Alessandro, Cairotti Marco, Camera Guido, Cordero Federica, Crisponi Giangiorgio, Crovetto Federico, De Ronch Luca, Delli Carlo, Di Stefano Susanna, Doa Gianluca, Espis Gabriele, Falcomatà Andrea, Fazio Daniele, Ferretti Davide, Fratini Franco, Freddi Serena, Gisel Andreas, Gon Marco, Innocenti Gianni, La Spina Antonino, Lambertucci Lorenzo, Leggieri Salvatore, Maresca Paolo, Matarrese Maria Teresa, Miglio Marinella, Monaco Antonio, Musotto Antonio, Panzarino Onofrio, Paolinelli Franco, Pastore Federico, Plini Paolo, Polonioli Marco, Potì Maura, Prisco Federico, Privitera Alberto, Sanna Mauro, Santucci Bruno, Sedda Giuseppe, Severi Claudio, Spataro Giuseppe, Spinella Giovanni, Tiraferri Raffaele, Torre Paolo, Ugo Mirko, Vinciguerra Pietro, Vincis Cristian |
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#PdV – Quando il tempo non esiste…di Saverio Barchiesi
February 17th, 2021Il punto di vista – #PdV
Quando il tempo non esiste
La natura vissuta in totale immersione accoglie e esalta la concentrazione, il pensiero, le sensibilità. E allora i pensieri possono correre liberi in uno spazio “senza tempo”, come quello descritto dal nostro autore, quando riesce a concedersi una giornata governata solo dai ritmi circadiani.
Ecosì è successo nuovamente: dopo il lockdown primaverile, la mia regione, le Marche, è passata dal colore giallo, all’arancio (parlo ovviamente delle aree a cui si associano i colori in base al rischio epidemico di diffusione del coronavirus), decretando un limite drastico ai movimenti delle persone.
Fortunatamente mi sono mosso in tempo e sono riuscito a fare delle uscite fotografiche per godermi la stagione più bella dell’anno per i fotografi, l’autunno, che con i suoi stupendi colori veste la natura.
I gialli gli aranci ed i rossi hanno colorato i nostri paesaggi e, come dicevo, purtroppo anche le nostre regioni per altri motivi, queste uscite mi hanno però permesso di non pensare troppo a questi tristi eventi.
I momenti che trascorro a contatto con la natura per fotografare, sono scanditi solo dalla luce: mi ritrovo a controllare l’orologio solo perché il buio prende campo e l’esposimetro è lì ad indicarlo. Per questo le giornate più proficue dal punto di vista fotografico sono quelle completamente assenti da impegni, ho creato quindi nel mese di ottobre e novembre i presupposti per godermi questa stagione.

Mi piace lasciarmi sorprendere da questi cambiamenti e da luoghi che non conosco.
Non amo programmare orari, recarmi in punti super frequentati da altri fotografi per rifare immagini già scattate a migliaia, che poi ovviamente risultano tutte uguali e spesso troppo impersonali. Mi piace credere che la mia foto sia unica, perché io sono unico (soprattutto per i miei difetti ovvio) e io decido dove, come e perché scattare.
Anche i cambiamenti in me stesso si riflettono nelle foto. Gli stessi luoghi cambiano al cambiare del mio umore, le mie esperienze di vita…i libri che leggo ad esempio, mi portano sicuramente a visioni diverse in periodi diversi della mia esistenza.
Ritornando ai luoghi, dopo aver assorbito i grandi spazi mi dedico ai particolari, l’occhio si concentra sempre più sulle porzioni più piccole del paesaggio, non per questo meno affascinanti, ma che a me colpiscono solo dopo un po’, solo dopo essermi ambientato, o forse in realtà è la natura mi si mostra solo dopo aver capito che sono lì per lei, per ammirarla, per corteggiarla e non per “uno scatto e via”.
L’appennino marchigiano offre spazi incantevoli, mi sorprendo sempre nel constatare che a pochi chilometri da casa puoi ritrovarti isolato completamente nella natura, senza traffico e persone.
Questo mi consola, penso che non abbiamo ancora distrutto tutto, nessuno può sapere cosa ci riserverà il futuro, il cambiamento può essere repentino in qualsiasi direzione, quello che stiamo vivendo in questo ne è la dimostrazione.
Non per questo dobbiamo rassegnarci pensando di essere ininfluenti nella conservazione dell’ambiente, molto di quello che vediamo intorno a noi è colpa e merito nostro, mai fermarsi nel perseguire il nostro obiettivo di fotografi naturalisti dell’AFNI: prima quello collettivo di rispetto e conservazione dell’ambiente e poi anche quello più personale di uno scatto che conservi tutte le sensazioni della nostra giornata a contatto con la natura.




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#pdv – Obiettivi puntati al cielo…di Giovanni e Renzo Stimolo
February 8th, 2021Il punto di vista – #PdV
Obiettivi puntati al cielo
Come ha cambiato la pandemia, se lo ha fatto, il modo di scattare e di vivere la natura di un fotografo naturalista? Le limitazioni nel movimento hanno costretto i fotogrammi, ma non hanno certamente limitato la passione e le energie. Ce lo raccontano due fotografi, due fratelli.
Per due amanti della natura e della fotografia naturalistica itinerante, priva di lunghi appostamenti e/o capanni, è una vera sfida fissare il punto di ripresa.
Per di più siamo soliti cestinare tutti gli scatti contenenti elementi antropici, a meno che non si tratti di manufatti rurali.
In questa situazione che limita fortemente i nostri movimenti, realizzare scatti che non tradiscano i nostri canoni, appostati nella terrazza della nostra abitazione, circondati da una distesa di tetti e una selva di antenne, ci ha spinti a reinventarci.
In queste condizioni apprezziamo ancor più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il valore della wilderness di cui siamo continuamente alla ricerca e che spesso troviamo nel nostro girovagare, quando ancora era possibile farlo. Da questa posizione obbligata, l’unica wilderness riusciamo a trovarla nel cielo e nei suoi abitanti.
Siamo all’inizio della fase migratoria che porterà tante specie di uccelli ad affollare i nostri cieli, quindi alle immancabili taccole cornacchie gazze e passeri, cominciano ad affiancarsi tanti altri passeriformi oltre agli indiscussi attori protagonisti, i rondoni e i nostri amati grillai.
Li osserviamo volteggiare liberi nel cielo e, ad un velato rammarico per non poter essere altrettanto liberi, si associa un sentimento di gioia e di speranza.
Dalla terrazza di casa cominciamo quindi a giocare con le rondini, cercando di immortalarle mentre sfrecciano velocissime, ad osservare l’incredibile comportamento degli intelligentissimi corvidi nonché a spiare la vita dei grillai nel pieno della loro fremente attività riproduttiva.
Non riusciamo però ad includere nei nostri scatti le antenne, i cornicioni e le ringhiere, nonostante fungano da comodi posatoi per i nostri amici.
L’unico artefatto che siamo riusciti a digerire è stata la cupola di una delle chiese del centro storico della nostra città ben visibile dalla finestra.
Per il resto abbiamo cercato di ambientare i soggetti nel blu del cielo terso, tra le nuvole, durante un tramonto o sulla luna!
In quegli istanti, passati ad osservare il cielo siamo riusciti ad evadere dalla nostra abitazione, a non pensare al grande problema che stiamo vivendo nonché al futuro che ci attende.
La natura va e andrà avanti, con ritmi sempre più modificati dall’azione dell’uomo, ma adesso è, e sempre sarà, la nostra unica vera fonte di ispirazione.

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#pdv – L’anno bisestile … di Gigi Gallone
February 8th, 2021Il punto di vista – #PdV
L’anno bisestile
La pandemia, la clausura, hanno fatto mancare un appuntamento con la natura.
Si può pensare positivo facendo di necessità virtù e scoprire che malgrado i limiti, si possono trovare nuove energie nel quotidiano.
Eppure quell’appuntamento rimandato, è pur sempre una perdita. Leggiamo le riflessioni di un fotografo di natura.
CCredo che ogni fotografo non dimenticherà mai ciò che ci ha riservato quest’anno bisestile, già a cominciare con le prime avvisaglie di primavera.
Fremevo per l’avvicinarsi della bella stagione e già cominciavo a programmare le prossime e numerose uscite.
Da amante della natura già assaporavo il contatto con il mondo che si svegliava con i primi tepori, con le giornate sempre più lunghe. No, non era così semplice.
Non avevo fatto i conti con l’altra natura, quella che ha condizionato il mio più grande amore per il micromondo animale e vegetale, con la fauna e con la flora, con gli insetti e le farfalle: il Coronavirus.
Eppure la vera natura si svegliava, senza di me, e neppure si accorgeva di quanto soffrivo per non poterla rivivere con le immagini.
Purtroppo non avevo scelta, dovevo soffrire, non sapevo se e per quanto tempo ancora. Piano piano gli spazi si sono allargati e c’è stata la lenta riapertura che mi ha dato la nuova carica per riprendere le belle abitudini. Ma i pericoli non sono finiti con questa nuova ondata, spero per breve.
Volendo però interpretare gli avvenimenti che si sono susseguiti freneticamente, non mi sono perso d’animo e ho cercato ugualmente di viverli avvicinandomi a quel micromondo nascosto e sconosciuto al quale sono tanto affezionato.
All’inizio vicino casa e poi rinchiuso in quegli spazi angusti del giardinetto che, da fortunato, potevo permettermi di utilizzare, imparando a conoscere ogni centimetro.
Spesso soggetti insignificanti e per i quali, da macrista quale io sono, non mi ero mai soffermato ad esaminare tanto da vicino, persino le infiorescenze fra le erbe e fra i muschi hanno attratto la mia curiosità e attenzione.
Ho perso invece irrimediabilmente, per quest’anno, ciò che la natura ha vissuto inconsciamente senza di me.
Non si è fermata, a lei il Virus non importa, non lo ha mai conosciuto, non ha fatto il lockdown, si è invece salvata, almeno parzialmente, da tutti quei veleni che noi stessi utilizziamo per produrre sempre di più ciò che poi dobbiamo necessariamente consumare sulle nostre tavole.
Ho perso il suo risveglio, tantissimi fiori, tante orchidee spontanee, tanti insetti impollinatori, ma chissà quanto avrà gioito, questa meravigliosa natura, a rinascere in modo più pulito, in un silenzio assordante, in un cielo più blu.
Ricordiamocelo per gli anni a venire.
La natura non appartiene a noi e dobbiamo trattarla con educazione e rispetto, siamo i suoi ospiti. Non a caso la citazione che fra tutte preferisco è questa: “Fa che la natura non si accorga del tuo passaggio, lascia i luoghi che fotografi come li hai trovati”
Le immagini qui riportate sono tutte rigorosamente eseguite in “clausura”

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#pdv – La musica delle immagini … di Luigi Tanganelli
January 27th, 2021Il punto di vista – #PdV
La musica delle immagini
Quando due passioni fanno parte della nostra vita, si confondono e si mescolano, influenzandosi a vicenda. Succede così per Luigi Tanganelli che ha condiviso queste riflessioni tra fotografia e musica.
Sono musicista di professione e più precisamente interprete al pianoforte degli autori classici del passato.
Gran parte dei grandi compositori classici sono stati legati idealmente alle atmosfere che la natura gli ha offerto.
Dai madrigalisti con Monteverdi a Vivaldi per il periodo barocco, dal classicismo di Beethoven fino ai romantici con Schumann, da Grieg a Tchaikovsky e dagli impressionisti con Debussy e Ravel fino ai giorni nostri, tutti hanno composto, ispirati dalla natura e dalle sue atmosfere, brani con suggestioni più o meno esplicite a volte perfino intitolando inequivocabilmente le loro opere.
Da sempre ho lavorato sul pianoforte nella ricerca dell’equilibrio delle forme musicali ma soprattutto del suono e del timbro in un percorso che è sempre stato in continua evoluzione per creare visioni sonore ricche di colore, di sfumature dinamiche e di atmosfere riconducibili a quelle che solo la natura sa regalare.
Da alcuni anni la passione per la natura ha scaturito il bisogno di immortalare con la fotografia i momenti vissuti per poi riviverli e trasmetterli come immagini sonore ed esperienze nelle mie interpretazioni al pubblico.
Affascinato all’inizio da un gioco molto coinvolgente di apprendimento tecnico, proprio come nel mio strumento, poi é prevalso il bisogno di trasmettere sensazioni e di ricercare nella fotografia un coinvolgimento totale per immergere l’osservatore dentro la scena ripresa.
Vivere l’emozione del sorgere del sole dalla cima di una montagna e poter contemplare gli spazi infiniti o restare per ore ad ammirare la grandiosità di un paesaggio sempre in continua mutazione con lo scorrere delle stagioni o degli eventi atmosferici; cogliere le sfumature intime e particolari del bosco con i suoi colori, suoni e profumi. Momenti magici che lasciano il segno indelebile in ognuno di noi.

Da qui l’importanza di poter frequentare e vivere assiduamente i luoghi che sento miei, per poter imparare a cogliere e ad osservare tutti i particolari che quotidianamente si evolvono e immedesimarmi totalmente nei paesaggi che decido di raccontare.
Al termine del percorso fotografico anche la post produzione quindi diventa un momento fondamentale. Il RAW é la partitura da far rivivere all’osservatore per renderlo partecipe della esperienza vissuta e come per la musica é fondamentale il rispetto dell’interprete verso l’opera, così la fotografia pur lasciando lo spazio alla sensibilità, creatività e conoscenza, credo debba essere rispettosa della realtà vissuta per saper apprezzare e cogliere in tutte le sue sfumature la sua naturale bellezza.
Buona natura a tutti!

La Rivista di Fotografia Naturalistica ASFERICO ha pubblicato alcune immagini nelle ultime edizioni.
Recentemente é stata esposta alla Mostra di Fotografia Naturalistica a Mosca una immagine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
#pdv – La fotografia come forma di espressione artistica … di Nicoletta Muscas
January 20th, 2021Il punto di vista – #PdV
La fotografia come forma di espressione artistica
Nicoletta Muscas punta la luce sulla “risposta emotiva” del fotografo di fronte alla natura, che è soggetto sempre delle sue fotografie, e invita a riflettere sulla visione unica che ogni autore imprime nelle proprie immagini.
Illegame tra il fotografo e il territorio in cui opera è sicuramente molto importante.
Tuttavia, non sempre le fotografie che ritraggono soggetti naturali vengono concepite con il solo scopo di raffigurare in maniera oggettiva e riconoscibile il luogo nel quale sono state scattate o documentare il comportamento di una determinata specie.

L’immagine che ne risulta può suggerisce concetti non strettamente legati al luogo dal quale trae origine, alla flora o alla fauna rappresentate.
L’idea dell’immagine come metafora, benché ampiamente utilizzata in altre arti visive, è spesso una rivelazione per i fotografi.
L’atto di fotografare è di per sé semplice: qualsiasi soggetto può essere ritratto da chiunque si trovi in un dato luogo in un dato istante e sappia azionare una fotocamera.
La fotografia è molto democratica in questo. I moderni smartphone hanno reso ancora questo gesto ancora più immediato.
Attraverso le immagini creative, il fotografo ha invece la possibilità di mostrare qualcosa che prescinde dalle qualità intrinseche di un soggetto e dalle circostanze del momento.
Esse si originano dalla sua visione unica, dalla sua capacità espressiva, e sono capaci di mostrarci qualcosa che non esisterebbe se egli non l’avesse immaginata e creata.

Se un’immagine illustrativa si limiterà a ritrarre questi elementi, che potranno essere già di per sé interessanti, un’immagine creativa comunicherà qualcosa che andrà oltre le sembianze di ciò che appare visibile nel fotogramma. Cosa ci colpisce ed emoziona davanti a questo genere di fotografie è, dunque, la genialità con la quale l’artista ha reinventato il mondo mostrandoci ciò che è conosciuto in modo inaspettato.
L’arte non è lo specchio in cui riflettere il mondo, ma un martello per forgiarlo – diceva il poeta e scrittore russo Vladimir Majakovskij.
Sarebbe dunque un errore limitarsi a valutare il grado di fedeltà di queste immagini con la realtà (criterio spesso adottato anche dagli stessi fotografi) in quanto significherebbe non riconoscere i diversi generi, stili e intenti che caratterizzano questo linguaggio.
Ed è proprio questa incapacità uno dei più grossi limiti verso il pieno riconoscimento della fotografia come forma di espressione artistica a differenza di quanto avviene per alter forme d’arte come la pittura e la scrittura, dove chiunque saprebbe distinguere (e valutare di conseguenza) un dipinto astratto da un’illustrazione tecnica, una poesia da un articolo di cronaca.

#pdv – In cerca di emozioni … di Cristiano Vendramin
January 13th, 2021Il punto di vista – #PdV
In cerca di emozioni
Conoscere così bene i propri luoghi, tanto da progettare un’uscita fotografica mirata per costruire un racconto. Il bagaglio di conoscenza guida il fotografo che sa di trovare la fonte sicura di ispirazione
Quando mi è stato chiesto di partecipare alla rubrica Il Punto di vista non ho avuto esitazioni nel rivolgere il pensiero alla Foresta del Cansiglio, ambientazione di splendide giornate trascorse in natura.
Questa Foresta offre al fotografo frontiere infinite entro cui far spaziare l’immaginazione.
Al contempo ero consapevole che sarebbe stato inutile ogni tentativo di fornire, seppur sommariamente, una descrizione della grandiosità e delle peculiarità naturalistiche di questo sito.
Lo stesso ragionamento valeva anche per un breve racconto fotografico.
Penso che ognuno di noi sia consapevole di essere testimone di una frazione, infinitesimale, della storia e dell’evoluzione della natura, la quale sfugge alle dinamiche ed alle ristrettezze del tempo a nostra disposizione.
A dirla con le sagge parole di Mario Rigoni Stern, il tempo della foresta non è quello del campo, né del frutteto, nemmeno quello della vita di un uomo.
Senza dunque alcuna pretesa, tantomeno di esaustività, ho quindi deciso di scegliere una stagione (l’autunno), e di raccontare una recente uscita fotografica.
Parto la mattina, di buon’ora, da Vittorio Veneto, mia città natale sita proprio a due passi dall’altopiano.
Questa vicinanza – non lo nascondo – mi è stata di forte aiuto nel corso del 2020, anno segnato da un’emergenza sanitaria che ci ha imposto distanziamenti interpersonali e riduzioni degli spostamenti.
Torno con voglia a fotografare dopo la breve pausa estiva: in autunno cambia la luce, e si creano condizioni ideali per i fotografi naturalisti.
Non mi riferisco solamente ai colori, davvero mozzafiato, della stagione, ma anche alle nebbie che, specie in Cansiglio, grazie alla sua morfologia, possono ristagnare per giorni interi.

In circa venti minuti d’auto, poco prima dell’alba, arrivo alle pendici del Monte Pizzoc, uno dei rilievi che circondano l’altopiano del Cansiglio.
Il fenomeno, caratteristico di questi luoghi, dell’inversione termica, fa sì che vi sia una inversione anche nella presenza delle specie vegetazionali, con il faggio (Fagus sylvatica) sito a quote più alte (tra i 1100 e i 1400 mt) rispetto all’abete.
Zaino in spalla mi addentro nel bosco, sperando che la nebbia dalla conca cominci a risalire.
In appena mezz’ora il bosco cambia completamente aspetto, la nebbia non si è fatta attendere.
In un primo momento, ancora assente la luce, percorro un sentiero tenebroso; attorno a me sento la presenza di alberi vertiginosi, che assumono sembianze più che stravaganti.
I folti rami, come lunghi capelli paiono scendere dal cielo; altri formano invece archi o strutture che riconduco a immagini familiari.
In un piccolo prato un faggio, spezzato dalla forza dal vento, giace da chissà quanti anni.
Ad un certo punto, inaspettatamente, la luce del nuovo giorno riesce a farsi spazio, rendendo le cortecce dei faggi di un elegante grigio argenteo. Mi sembra di poterle toccare da quanto sono piene di vita.
L’atmosfera è proprio quella che cercavo; il bosco tutto per me, il bianco della nebbia a cancellare ogni distrazione ed elemento di disturbo, il tempo che sembra essersi fermato mentre utilizzo la mia reflex.
Quando il sole, ormai alto, scaccia la residua umidità, guardo l’orologio e noto che sto fotografando da oltre tre ore.
Ma l’incanto non è ancora del tutto svanito.
Nell’uscire dal bosco, rigenerato, noto un esile faggio che si erge – in tutta la sua fierezza – proprio al limitare del ciglio della strada; anche a lui non ho potuto che dedicare uno scatto prima di rincasare.
Ora però la luce è troppo forte, e metto via soddisfatto l’attrezzatura fotografica.

E forse, a pensarci bene, è proprio questo quello che cerco nella fotografia: vivere un’esperienza che mi stupisca e fissare quell’emozione in una immagine. Meglio ancora se questa magia avviene nei luoghi a me cari, e dall’osservazione delle cose più semplici.

Dal 2019 fonda con altri tre fotografi naturalisti italiani il gruppo Innerscape, con l’obiettivo di proporre una fotografia introspettiva, che valorizzi la visione più intima della natura.
#pdv – Carso, un mondo a colori … di Marco Feresin
January 6th, 2021Il punto di vista – #PdV
Carso, un mondo a colori
Immergersi nei colori autunnali, studiando la luce delle piante e in particolare del Sommaco. L’occhio fotografico si rinnova sempre anche quando si è davanti a un unico soggetto…merito della conoscenza, dell’osservazione e della passione.
Sono oramai da più di trent’anni un appassionato di fotografia e la scoperta di questo mondo, per me, è avvenuta per caso.
E colei che involontariamente mi fece conoscere un universo nuovo è stata mia madre che stufa di vedermi scattare fotografie durante i miei viaggi giovanili in Europa, con fotocamere di plastica presenti come gadget nei fustini del Dixan (allora per aumentare le vendite si faceva così), mi comperò la mia prima reflex, una Pentax P30n, macchina a pellicola manual focus con esposizione automatica e manuale a priorità di diaframmi, che tutt’ora ho e che funziona ancora perfettamente.
Ovviamente le foto che ne uscivano da quelle compatte di plastica erano inguardabili visto che non si poteva intervenire in nessun modo in fase di scatto e ci si doveva affidare alla classica giornata di sole…

E partendo da queste ultime considerazioni che ho pensato di scrivere alcune righe aventi per oggetto il Carso, un mondo a colori, luogo ricco di spunti interessanti che grazie alla fotografia ho imparato a scoprire.
Tutti più o meno sappiamo cos’è il Carso, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia (provincia di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. E tutti sappiamo anche cos’è il carsismo, cioè una particolare forma di modellamento superficiale e sotterraneo causata dall’azione delle acque meteoriche, sorgive e profonde su alcune rocce.
Quando si pensa al paesaggio carsico la prima cosa che viene in mente è una landa desolata ricca di arbusti spinosi e rocce spigolose dove…non c’è nulla da fotografare…e invece, c’è un mondo la fuori! Negli ultimi tempi nelle mie passeggiate, armato di zaino, macchina fotografica e treppiede, mi sono concentrato sui colori autunnali degli arbusti che popolano l’altopiano, sommaco in primis ma anche sulla flora del periodo attuale (ciclamini principalmente) nonché sulla fauna più facile da intravedere come caprioli e i camosci, quest’ultimi presenti nella zona che va dal goriziano sino al monfalconese. Va precisato che in zona vivono anche altri animali tra cui lo sciacallo dorato, ma è difficilissimo da vedere in quanto molto schivo.
I colori dicevo. Subito dopo il primo freddo d’autunno, per merito del Sommaco, ampie zone del Carso si tingono di colori che variano dal giallo oro al rosso brillante al porpora, e che paiono talvolta vere e proprie fiammate nel paesaggio della landa carsica.
E’ un caratteristico arbusto il cui nome scientifico è Cotinus coggygria Scop. o Rhus cotinus L., ma che è anche noto come scotano o con il suggestivo nome di albero di nebbia (nome dovuto alle infruttescenze, vistosamente piumate, e che paiono quasi sbuffi di fumo).
Nella landa carsica, battuta dalla Bora, la sua altezza raramente raggiunge i due metri. Se attecchisce in zone riparate, allora si sviluppa in altezza, raggiungendo anche le dimensioni di un albero. E’ una pianta eccezionalmente robusta, che si accontenta di affondare le proprie radici in pochi centimetri di terra tra le fessure della roccia.
Nelle mie immagini l’ho ritratto cercando di enfatizzarne i colori assunti in questo periodo, sia dando ampio respiro all’immagine mediante l’uso di grandangolari sia concentrandomi sui particolari quali foglie o l’intreccio dei rami. Certe volte sono proprio entrato dentro l’arbusto stimolato magari dalla luce piatta di quel particolare momento da usare come sfondo all’immagine che avevo in mente.
Ma come dicevo, non mi sono dedicato a ritrarre il solo sommaco. Camminando lungo i sentieri spesso ci si imbatte in zone dove si possono trovare i ciclamini, che con la loro colorazione contribuiscono ad arricchire la tavolozza dei colori autunnali. Hanno una delicatezza unica questi fiori, stregano per quanto belli sono. Mi sono divertito con le mie macro ambientate, mediante l’utilizzo del 300mm, a valorizzarne l’eleganza e raffinatezza sfruttando il bokeh prodotto dal tele.
Bokeh che ho sfruttato anche per fotografare l’Eringio ametistino, fiore tipico del Carso e molto spinoso, che nel periodo migliore assume un particolare colore bluastro-violetto dell’infiorescenza ma che io ho ritratto contestualizzato nei colori autunnali del sommaco. E non dimentichiamo l’abete rosso presente in molti esemplari con le sue forme sinuose, quasi a competere in bellezza con la restante vegetazione presente. Insomma, tanta roba!
Ovviamente non potevano mancare i camosci nelle mie foto, animali presenti in discreto numero sull’altipiano e abbastanza abituati alla presenza dell’uomo, per cui specie verso fine giornata vado a ritrarli in questo ambiente, diverso da quello montano ma non meno interessante. Mi piace rimanere lì con loro a guardarli mentre si inerpicano sulle rocce o mentre le madri coccolano i loro piccoli regalandomi momenti di estrema serenità e piacevolezza.

#pdv – Missione pescatore…di Luigi De Vivo
December 30th, 2020Il punto di vista – #PdV
Missione pescatore
Un incontro si può pianificare anche quando riguarda un selvatico: conoscere i luoghi, le abitudini, gli habitat, può essere fondamentale per cercare di stabilire un contatto (fotografico) con una specie ambita. Ce lo racconta Luigi De vivo, professione Biologo, fotografo appassionato che ha sfruttato le conoscenze per centrare l’obiettivo sulla sua missione: osservare il falco pescatore.
È ancora buio quando comincio a camminare, la torcia illumina i miei passi tra la salicornia sento gli stivali affondare nella melma e diventare più pesanti. Mi trovo in una zona paludosa formata da una grande ansa del mar piccolo a Taranto, la zona è circondata da una grande pineta e l’acquitrino che si forma è l’habitat ideale per moltissimi acquatici che qui svernano, nidificano o sono di passaggio. Il mio obiettivo però è incontrare il falco pescatore che in questa zona, da qualche anno trascorre un po’ di tempo prima di ripartire per i luoghi di svernamento molto più a sud; arriva a fine estate e riparte quando le temperature diventano più rigide, intorno la fine di novembre.
Dopo vari tentativi andati a vuoto ecco che un bel giorno il mio amico si fa vedere in tutta la sua bellezza regalandomi le emozioni che cerco ogni volta che parto zaino in spalla. Per me avvicinarmi alla fotografia naturalistica è stata una conseguenza del grande amore per gli animali e la natura, questa passione alberga in me sin da ragazzino, come quasi tutti coloro che sono veri amanti della natura.
Per fotografare i rapaci è meglio stare sempre nascosti, scelgo il posto, sotto un grande albero con i rami cadenti che già da soli formano un capanno naturale, io ci aggiungo anche un telo mimetico, preparo il cavalletto e la fotocamera, binocolo a portata di mano e sono pronto per l’attesa, comincia ad albeggiare e non fa freddo, anzi si preannuncia una bella giornata.
Di fronte a me l’acqua è bassa e cominciano a vedersi anche i pesci che saltano. Ora il sole è già alto, la luce è buona, all’improvviso compare il falco che si va a posare tra i pini dopo aver fatto qualche volteggio, appollaiato sul ramo scruta l’acqua antistante, sembra che voglia lanciarsi, lo spero vivamente ma invece si invola di nuovo , passa quasi sul mio nascondiglio e scompare, continuo a immaginare come sarebbe stato se avesse fatto la sua pesca proprio davanti al mio obiettivo, ma proprio mentre sono immerso nelle mie fantasticherie eccolo che appare di nuovo con la sua preda tra gli artigli, sarà andata a prenderla fuori dalla mia vista, sfila davanti a me e scompare ancora andrà a consumare il suo pasto su di un albero.

E’ socio AFNI dal 2010.
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#pdv – Il mondo dietro casa … di Valentina Cometti
December 22nd, 2020Il punto di vista – #PdV
Il mondo dietro casa
La fotografia è una fonte infinita di energia. Riesce a metterci in moto quando attraversiamo un momento difficile, o di spalancare porte su nuovi mondi…che si trovano anche dietro casa. Questo è successo a Valentina, che nel suo racconto ci confida proprio questa esperienza, in cui ha svuotato la mente per fare spazio a nuove idee.
HOavuto il piacere di poter partecipare alla rubrica “Punti di vista” e questo invito è arrivato nel momento perfetto.
Ci troviamo in un particolare periodo storico segnato da una pandemia che sta modificando la nostra quotidianità, influenzando i nostri comportamenti e lasciandoci spesso un pensiero di tristezza.
Io stessa mi sono trovata costretta a cambiare alcune priorità, accantonando momentaneamente progetti personali che mi aiutavano ad affrontare con serenità gli impegni del lavoro.

Punti di vista è arrivato come una ventata d’aria fresca, uno stimolo per ritagliarmi di nuovo uno spazio nel mondo della fotografia naturalistica, che proprio in questo momento avevo messo da parte per gestire un’attività da libero professionista che mi occupava la maggior parte dei pensieri
Ho colto l’occasione e mi sono organizzata per ritagliarmi un paio d’ore in un soleggiato pomeriggio di Martinengo, il paese in cui vivo.
Ho preso zaino, macchina fotografica con teleobiettivo, documenti, cellulare e chiavi di casa per poi uscire e lasciarmi alle spalle tutti i pensieri..
Lo stretto necessario, mente libera e serena, volevo gustarmi a pieno la possibilità di poter creare immagini il più istintive possibili. Dopo una breve passeggiata sono arrivata nel Parco del Serio di Martinengo, ho tolto la fotocamera dallo zaino e ho cominciato ad osservare.
Per un istante ho addirittura scordato il perché fossi lì, mi sono persa nell’ambiente, nei rumori, nei profumi…sono quasi sicura che questo tipo di approccio è vissuto da molti.
Finito un attimo che possiamo quasi definire mistico la mia attenzione è stata catturata da alcuni volatili, poi identificati come migliarini di palude (Emberiza schoeniclus), in quel momento ha preso vita il mio progetto.
Ho iniziato a scattare, appostandomi con cautela per non disturbarli mentre svolazzavano tra i canneti.
Meravigliosi.
Adoro assistere a queste situazioni, anche se tra le più comuni.
Tutto è avvenuto spontaneamente, guidata dalle emozioni scattavo per creare le immagini che più mi piacevano e davano entusiasmo, nel frattempo sperimentavo e mi divertivo. Non avevo dubbi che se mi fossi lasciata totalmente trasportare, la mia attenzione sarebbe finita su di loro.

Non me lo so ancora spiegare.
Il risultato di questo progetto, creato in un paio d’ore nei pressi di casa, sono nove immagini diverse tra loro ma accomunate da un senso estetico che sento mio, maturato in qualche anno di esperienza e in continua evoluzione.
Quante volte capita di non accorgersi della ricchezza che ci circonda? Fermiamoci un attimo, liberiamo la mente e osserviamo. Rendendo poi concreti questi attimi con la fotografia.

Fin da bambina ha avuto un interesse particolare nei confronti della natura che le ha permesso di sviluppare una certa sensibilità per tutto ciò di selvatico e libero. Non sono mai mancate durante l’infanzia gite in montagna o passeggiate nel Parco del Serio con i genitori, presenze che hanno senz’altro contribuito alla nascita di questa sua passione.
Parallelamente alla scoperta della natura ha coltivato l’amore per l’arte, che si è concretizzato con il diploma in scultura al liceo artistico statale di Bergamo.
Ma il punto d’incontro maggiore delle sue due grandi passioni (Arte e Natura) ha avuto luogo con l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Brescia, dipartimento di Fotografia, in particolar modo con lo sviluppo della tesi di laurea triennale. Quest’ultima sintetizza perfettamente l’empatia che la lega al mondo animale e alla fotografia: una tesi improntata sulla ricerca fotografica che la ha avviata alla fotografia naturalistica, ad oggi una delle sue più grandi gioie.”
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#pdv – La casa delle emozioni … di Antonio Aleo
December 8th, 2020Il punto di vista – #PdV
La casa delle emozioni
Percorrere sentieri conosciuti, esplorare la propria terra, cercare l’intimità del paesaggio. Antonio ci racconta come un territorio incredibilmente bello quanto poco conosciuto ai più, possa rivelarsi la casa delle emozioni per un fotografo sensibile e attento.
Hosempre ammirato i fotografi americani della vecchia scuola, apprezzandone la solitudine, il grande coraggio di sviluppare nuove visioni e ricerche personali, il loro spiccato senso artistico, nel contempo raccontando i capolavori naturali dei parchi nazionali.
Dopo ”Ansel Adams” alcuni fotografi, primo tra tutti ”Eliot Porter”, si immersero ancor di più nel profondo creando un forte legame tra sensibilità interiore e l’intimità di una natura inesplorata ed incontaminata.
Dovessi indicare luoghi ben precisi, che custodiscono al proprio interno tutte le peculiarità della mia terra Calabria, griderei a gran voce Appennino calabro, luoghi di incredibile bellezza e ricchezza storica e di biodiversità, esempi di un territorio poco conosciuto spesso anche ai calabresi stessi, dove la montagna è il luogo da cui non si fugge, ma dove il calabrese trova riparo spirituale.
Il mio approccio fotografico è sempre stato abbastanza territoriale, con i suoi pro e contro.
Questo mi ha permesso negli anni di creare una mia visione fotografica libera da ogni canone estetico e stereotipato, una fotografia introspettiva che fa uso di luoghi fotograficamente poco conosciuti, in qualsiasi momento dell’anno e condizione meteo.
In dieci anni di attività fotografica ho avuto modo di visitare e fotografare gran parte del territorio calabrese, dalle sue belle scogliere alle montagne, fino ai borghi antichi. Negli ultimi sei anni ho approfondito la mia ricerca fotografica sull’affascinante altopiano della Sila, che posso definire la mia seconda casa (sia per vicinanza del luogo, sia per emozioni).
La Sila è uno dei tre parchi nazionali calabresi, ricca di immense foreste (circa 40mila ettari) di Pino laricio, sottospecie endemica del Pino nero insidiatosi a sud durante il ritiro dei ghiacciai nelle varie ere glaciali ed evolutosi per resistere al nuovo habitat e cambiamento climatico.
In Sila esistono laghi artificiali perfettamente inseriti nel paesaggio divenendo di fatto un tutt’uno con la natura circostante, torrenti che attraversano sinuose vallate e bellissime faggete anche secolari, da cui si ergono imponenti abeti bianchi che nei secoli hanno sviluppato caratteristiche importanti per resistere alle piogge acide, per poi discendere tra gole e piccole cascate in una natura selvaggia padrona della sua immensa bellezza e dall’aria qualitativamente più pulita d’ Europa.
Ciò rende questo luogo ideale per la mia creatività ed ispirazione.
Come ho scritto qualche riga su, con lo scorrere del tempo ho acquisito esperienze, che sono servite non solo a raccontare il lato naturalistico di questi luoghi, ma principalmente a sviluppare e fare mia una visione fotografica più intima, introspettiva e metaforica (meno classica e spettacolarizzata) di questi paesaggi.
Adoro incamminarmi tra i sentieri esplorando questa natura così semplice, ma ricca di emozioni e contrariamente a molti fotografi di paesaggio, concentro gran parte della mia fotografia nelle ore centrali della giornata (e qui in molti storceranno il naso) prediligendo una luce soffusa e morbida, che dona quel tocco pastello alle immagini.

Quando si fotografa si cade in una sorta di trance dove, pur non disturbando la nostra concentrazione, i nostri sensi si amplificano aumentando la qualità dell’esperienza esteriore ed interiore, il risultato sarà impresso nelle nostre immagini. E’ per questo che adoro la mia Sila, è un vero contenitore di ricordi, emozioni e sensazioni, che mi accompagneranno per tutta la vita.

Quando si avvicinò al mondo della fotografia, fu subito attratto dai grandi maestri della fotografia di paesaggio, natura e documentaristica, tra i quali spiccano Joe Cornish, David Ward, Charles Cramer, Christopher Burkett, Art Wolfe, Antoine d’Agatà. Questi hanno contribuito a rendere alto il suo interesse principalmente verso la fotografia più sentimentale e Fine Art.
Dal 2010 fotografa il suo territorio e collabora con diverse riviste ed agenzie fotografiche di natura e paesaggio. Utilizza una fotocamera mirrorless, zoom grandangolari e teleobiettivi, filtri NDG, polarizzatori e treppiedi. Postproduce le immagini principalmente con Capture One e Photoshop. Non aggiunge mai situazioni ed elementi inesistenti, in fase di scatto, alle sue immagini.
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Libro AFNI: Boschi e Foreste d’Italia
December 5th, 2020Boschi e foreste d’Italia è il secondo volume della collana “I grandi ecosistemi italiani”, un progetto editoriale dell’AFNI.
Protagonisti del libro sono i boschi italiani e la loro straordinaria biodiversità, ripresi in tutto il Paese in ogni stagione e nelle più varie condizioni meteorologiche da chi li conosce e li ama. Protagonisti altrettanto indiscutibili sono i 106 fotografi naturalisti, soci AFNI, autori delle 240 immagini che accompagnano l’ottimo testo di Marco Ferrari, giornalista e divulgatore scientifico molto noto, direttore della rivista Asferico.
Ogni immagine è preziosa, poiché concorre ad arricchire e completare il vasto e complesso quadro degli ambienti e delle specie che più li caratterizzano.
La scelta di affidare la prefazione a Fabrizio Carbone, giornalista, scrittore, ambientalista, documentarista e pittore di natura a tutto campo, come egli stesso si definisce, la dice lunga sull’orientamento e gli scopi di questo libro. Fabrizio, col suo stile lieve e privo di fronzoli ma con straordinario vigore comunicativo, da sempre cerca di scuotere le coscienze per evitare la catastrofe.
Dettagli:
Dettagli
Ed. AFNI, 2020
Copertina rigida con sovraccoperta, pagg. 168
Testo di Marco Ferrari
Presentazione: Alessandro Magrini
Introduzione: Fabrizio Carbone, giornalista scrittore
Coordinamento, design e impaginazione: Ioannis Schinezos
Stampa: Grafiche Esposto sas – Polverigi (An)
Andretta Stefano | Filonzi Gianni | Paci Francesco |
Angradi Giovanni | Fioratti Paolo | Paolinelli Franco |
Barchiesi Saverio | Fois Gianfranco | Pasqualini Nilvana |
Belegni Emanuele | Forma Antonio | Pastore Federico |
Belegni Massimo | Fratini Franco | Petito Nello |
Belli Stefano | Freddi Serena | Piccirilli Andrea |
Benazzato Oscar | Furcas Gian Luca | Pieroni Mauro |
Bianchi Loris Giuseppino | Gardonio Roberto | Placenti Felice |
Bondini Marco | Gasparotto Massimo | Potì Maura |
Borziello Giuseppe | Giamberini Silvia | Prisco Federico |
Bottini Simone | Gianesini Marco | Privitera Alberto |
Boz Bruno | Giannini Liliana | Properzi Stefano |
Bucci Giosuè | Gioggi Maurizio | Provenzale Antonello |
Cacopardi Saverio | Ianiro Alfonso | Pugnetti Cristiano |
Cairotti Marco | Innocenzi Domenico | Quattrin Dario |
Cappuccioni Alessandro | Kobal Andrea | Renier Giacomo |
Cillo Fabrizio | Lavorante Vincenzo | Rinaldi Roberto |
Ciocchetti Stefano | Lemma Francesco | Rizzato Pierluigi |
Coco Mathia | Mäenurm Anne | Rossi Cesare |
Confortini Elisa | Maggesi Marco | Rossin Stefano |
Coti Zelati Mario | Magrini Alessandro | Schinezos Ioannis |
Crovetto Federico | Maniciati Armando | Sepe Salvatore |
Deiana Laura | Marchitelli Antonio | Spada Marco |
D’Agostino Raffaele | Marson Kevin | Stimolo Giovanni |
Delli Carlo | Matarrese Maria Teresa | Stimolo Renzo |
De Ronch Luca | Mastracci Renzo | Tambella Luca |
De Siena Luca | Mauri Daniela & Pennati Michele | Taddei Antonella |
De Simone Ciro | Mazzola Clara | Torre Paolo |
De Vivo Luigi | Menta Giacomo | Toschi Michela |
Di Marco Fiorenzo | Mezza Massimo | Ugo Mirko |
Doa Gianluca | Miglio Marinella | Ugo Paolo |
Espis Gabriele | Monaco Antonio | Urbani Marco |
Fantini Sonia | Morando Mauro | Vaccher Sergio |
Feliziani Luca | Nuti Tommaso | Zanello Leonardo |
Ferretti Davide | Ori Biancamaria | Zitelli Mirco |
Ferro Alberto |
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Asferico n. 65 – Sommario
December 1st, 2020
Clicca per vedere i contenuti del numero 65 di asferico, quadrimestrale di fotografia naturalistica
Pubblicazione: Dicembre 2020 – AFNI edizioni – Fotografia e Natura in tanti articoli e immagini da tutto il mondo.
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Asferico N. 65 – Editoriale
December 1st, 2020Clicca e leggi l’editoriale del direttore
Scorri il sommario del numero 65
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Asferico n. 64 – Sommario
August 1st, 2020
Clicca per vedere i contenuti del numero 64 di asferico, quadrimestrale di fotografia naturalistica
Pubblicazione: Agosto 2020 – AFNI edizioni – Fotografia e Natura in tanti articoli e immagini da tutto il mondo.
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#naturadacasa
March 15th, 2020Cari soci AFNI e amici fotografi di natura, facciamo di necessità virtù!
Approfittiamo di questo rallentamento delle nostre vite, volgendo lo sguardo e gli obiettivi verso i mondi naturali che ci sono vicinissimi. Riscopriamo i soggetti comuni, che a volte trascuriamo, la fantasia non ha limiti..
Facciamolo in sicurezza, rispettando le regole che questo momento ci impone (e anche il Governo).
Ben vengano i nostri giardini, gli orti, i balconi, i luoghi consentiti dove ospitiamo specie selvatiche comuni sia vegetali che animali. Buon divertimento!
(Un ringraziamento speciale a Matteo Coletta che ha realizzato il banner, sostenendo l’AFNI e l’iniziativa )
Possono partecipare all’iniziativa i soci AFNI, i fotografi naturalisti e gli appassionati.
Regolamento:
1) Le fotografie dovranno ritrarre soggetti naturali selvatici (animali e vegetali) ripresi nei pressi della propria abitazione. Rispettando le normative emanate dal Governo in materia di mobilità per l’emergenza Covid19
2) Le fotografie dovranno essere scattate dal 12 marzo 2020 al 3 maggio 2020. Per partecipare dovranno essere salvate in jpg, al massimo della risoluzione, con dimensione 1500px lato lungo, senza l’aggiunta del watermark, e inviate a segreteria@afni.org
3) Nella mail l’autore deve specificare il luogo dello scatto, la data, nome e cognome, dovrà lasciare visibili i metadati nel file (dati exif) e potrà aggiungere una breve descrizione.
4) Con l’invio delle immagini l’autore attesta che la foto è stata fatta nel rispetto delle normative emanate dal Governo riguardanti la mobilità per l’emergenza Covid 19
5) Con l’invio delle immagini l’autore autorizza l’AFNI alla divulgazione sul sito www.asferico.com e sui profili social dell’AFNI a fini NON commerciali, previa apposizione da parte di AFNI del nome dell’autore sulla fotografia prima della sua pubblicazione
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Settimana dal 4 al 9 maggio
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Settimana dal 27 aprile al 3 maggio
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Laura Sartor foto del 23/04/2020 |
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Stefano Rossin foto del 24/04/2020 |
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Clara Mazzola foto del 22/04/2020 |
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Margherita Del Piero foto del 23/04/2020 |
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Marco Maggesi foto del 11/04/2020 |
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Alessandro Caddia foto del 08/04/2020 |
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Stefania Gatti foto del 05/04/2020 |
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Chiara Bresciani foto del 10/04/2020 |
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Claudio Severi foto del 20/04/2020 |
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Antonio Massimo Marchitelli foto del 19/04/2020 |
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Giovanni Spinella foto del 23/04/2020 |
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Lara Giglio foto del 07/04/2020 |
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Silvana Boccardo foto del 14/04/2020 |
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Giuseppe Borziello foto del 04/04/2020 |
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